domenica, dicembre 31, 2006

Fiamme libere

Questa notte ricorda quelle di tanto tempo fa, quelle notti in cui era quasi magico il solo respirare.
Notti tranquille perche' il giorno era tranquillo e il giorno era tranquillo perche' pieno di cio' che serviva, nulla di piu' e nulla di meno.
Ci sono notti in cui il giorno passato ha regalato qualcosa e forse il successivo fara' altrettanto, notti con un silenzio capace di avvolgerti e l'aria, l'aria si muove lenta e sinuosa, danza tra i rami spogli e ogni cosa vibra piano, ondeggia con grazia sotto l'egida della luna piena.
Guardarsi attorno e comprendere che queste notti non sono nell'aria ma nell'anima, in quella zona posta tra cuore e cervello, tra i pensieri e le emozioni, tra i bisogni e i desideri, a cavallo della gioia e la tranquillita', nel centro esatto dell'esistere.
Non mi domando perche' tanto rare queste notti, a che serve in fondo.
Sono gemme preziose sul fondo di un fiume pietroso e non ci si chide il perche', si raccolgono con un umile grazie.
Say goodbye on a night like this
If it's the last thing we ever do
You never looked as lost as this
Sometimes it doesn't even look like you
It goes dark
It goes darker still
Please stay
But I watch you like I'm made of stone
As you walk away

sabato, dicembre 30, 2006

Blu color vita

L'aria dopo la tempesta e' davvero diversa.
Tutto e' giusto, tutto e' corretto, tutto e' pulito, tutto risplende di vividi colori.
Un temporale e' forse la terra che si permette di dire basta, che spurga dolore e sfoga rabbia.
E' il sorprendere le piccole cose sottostanti con la potenza del rancore e della stanchezza, e' l'urlo per riappropriarsi di un equilibrio prima interiore poi elettrostatico.
La tranquillita' come la felicita', e' piu' concetto che status; ragione d'essere nell'istante in cui avviene, ambita meta in tutti gli altri.
La tranquillita' come la felicita', hanno senso nell'assenza, vivono di desiderio e speranza, di ricordi e sospiri, di passato e futuro, mai presente.
So solo che i suoni si fanno ovattati, le parole meno fluide ma piu' importanti, i pensieri si diradano aprendo cammini nuovi, nuovi posti, il blu vira nello smeraldo e c'e' un po' piu' senso, un po' piu' equilibrio.
Attendo il nuovo movimento ma intanto riprendo da qui.
Non chiedo altro...
Dragonfly out in the sun you know what I mean, don't you know
Butterflies all havin' fun you know what I mean
Sleep in peace when day is done
That's what I mean
And this old world is a new world
And a bold world
For me

venerdì, dicembre 29, 2006

Strati di foglie leggere

Amo certi film in cui l'umanita' e' la stessa solo un po' piu' strana, un po' piu' bizzarra.
Gente che non esiste ma che potrebbe essere, gente che vive in luoghi con strane dislocazioni spaziali, dove il filo del telefono e' lungo decine di metri, dove le case sono sempre linde anche se nessuno le pulisce, dove i pugni non feriscono e le parole non uccidono.
C'e' musica in sottofondo ed e' la musica giusta, c'e' sempre sole quando le cose vanno bene e c'e' pioggia a tre quarti dalla fine quando gli innamorati si lasciano per poi riunirsi nel finale.
Le auto scintillano, le donne ammaliano ma non eccitano, gli anziani non sono vecchi, i cani sono intelligenti come bambini e i bambini disquisiscono sulla vita come filosofi.
Nessuno muore e se succede si fa con gioia, perche' cosi' deve essere, perche' cosi' e' il ciclo della vita, il trascorrere delle stagioni.
Non si ride mai ma si sorride tanto e va bene cosi' perche' talvolta si e' stanchi di risate sguaiate e pianti a dirotto, certe volte e' bene immaginare un mondo senza fuliggine, un cielo senza nuvole, una notte senza incubi.
I reached inside myself today
thinking there's got to be some way
to keep my troubles distant
Touch me
how can it be
Believe me
the sun always shines on TV

giovedì, dicembre 28, 2006

Fumo sospeso

Aggrappato ai piccoli piaceri dell'ozio, scopro di sapermi arrestare talvolta.
Il gusto sta nel poter scegliere, nel sapere di ricominciare, nello scorrere dei minuti, buttandoli senza sprecarli.
Dilatare le sensazioni a conservare come menta sotto la lingua l'immobilita', mentre il resto ancora corre.
Regalarsi tempo quando lo abbiamo sperperato per pagarci ombrelli di carta e fegati dilaniati.
Illudersi di poter eliminare le cataste di libri ancora da leggere, di smaltire centinaia di ore di film in dischetti argentati, di scrivere e descrivere ogni piccolo particolare vissuto, anche se non frega a nessuno, neppure a me.
Ho decine di ricette da provare, migliaia di siti da visitare, terabyte di software da testare, programmi da scrivere, oggetti da catalogare e faro' tutto, tutto questo per domani.
Non importa che nulla sia vero, e' lo stesso che niente cambiera' ma il tempo serve anche per illudersi, dona opportunita' per ingannarsi e una volta tanto, scegliendo coscientemente di farlo.
Ora ti sembro più preciso
nel muovermi in assenza di gravità
Prima respiro più leggero
poi dimentico i ricordi che si accendono in me
di fotocopie mal riuscite e fogli vecchi ingialliti che
mi distraggono

mercoledì, dicembre 27, 2006

Lo zio Agostino

Ognuno di noi ha in famiglia uno zio Agostino.
Lo zio Agostino si fa vedere durante le feste e le grandi occasioni, sempre perche' invitato, mai per sua iniziativa.
Dispensa grandi sorrisi di circostanza e fa pesare il suo non volerci essere con ogni movimento del suo corpo.
Parla lentamente, cadenza le parole esprimendo solo concetti di base, riducendo l'interlocutore a un minorato mentale dopo pochi secondi.
Le donne di casa sono le uniche a cercare un varco nella perfidia, sforzo sempre vano ma dovuto, affinche' la natura materna abbia sfogo e compimento.
Gli uomini no, non ignorano ma parlano tra loro, con voce stentorea da farsi sentire e perche' no, sperare di coinvolgere, magari sulla propria linea di pensiero.
I bambini odiano lo zio Agostino.
Egli li ignora con la forza dell'intolleranza e loro lo sentono, lo percepiscono ma ancora peggio e' quando avviene il contatto diretto ove lo zio ti osserva con lo sguardo piu' ironico e falso che possiede, mostrando un'accondiscendenza viscida e unta, generata dal fastidio piu' totale.
La sua voce diviene sciroppo marcio che scivola nelle orecchie, blocca ogni tentativo di iterazione successiva, crea disagio che in giovane eta' muta presto in timore.
 
La vera potenza dello zio Agostino e' pero' a tavola.
Nessuno lo ha stabilito ne' deciso ma sempre suo il primo piatto, portato dalla donna piu' anziana.
Egli lo osserva fastidiato, solleva lentamente la forchetta. Il silenzio dura un istante ma il peso specifico e' altissimo. Assaggia.
Lo zio Agostino ha un suo metro di valutazione espresso in ordine inverso dai comuni mortali.
Cio' che adora viene liquidato seriamente e fastidiosamente con affermazioni perentorie del tipo "manca sale" oppure "la carne non e' buona".
All'opposto, quando non gradisce qualcosa seppur estremamente raro che avvenga, il sorriso si fa enorme e carico di pieta' come a dire "ti perdono perche' non sai quello che fai".
In mezzo milioni di sfumature di parole, gesti, sorrisi.
A questo punto si scatena il dibattito, per consolare la/le donna/e artefici della pietanza ridotte ormai a cumuli di depressione.
Grande solidarieta' dalle altre donne, capaci persino di rimbrottare verso lo zio Agostino sempre pero' con tono materno, accondiscendente e un poco sottomesso mentre gli uomini si dividono tra il pro e il contro, a maggioranza pro anche se con estrema cautela, con pacatezza e una sottile ricerca di complicita' del tipo devodareragioneallamogliemalapensocomete.
Tutti sanno che lo zio Agostino adora quei piatti, ma come un grande libro o un grande film di cui conosciamo gia' il finale, ci si fa comunque trascinare nella finzione come fosse vita vera, perche' lo zio Agostino sa condurti nel suo gioco ammaliatore e raffinato.
Lo zio Agostino non esprime mai altri giudizi, solo al commiato rilancia con tutti i denti possibili i complimenti alla cuoca ed e' qui che la confusione si fa grande, che nasce il dubbio che davvero non abbia gradito e come un getto di acqua gelata, sferza le volonta' a fare ancora meglio la volta successiva, dimenticando che il meglio e' gia' stato raggiunto.
 
Da tanto tempo lo zio Agostino non c'e' piu' e vorrei tanto prenderne il posto.
In parte riesco; i bambini mi temono, le donne tengono per me il migliore riguardo, gli uomini accondiscendono ma in cuor mio so di non possedere la giusta cattiveria, il sano cinismo, la dosata crudelta' e non per ultimo, l'essere un figlio di buona donna al punto giusto.
Con gli anni miglioro, cresco di abilita' ma lo zio Agostino e' inarrivabile, lo zio Agostino e' assurto al ruolo di leggenda, lo zio Agostino e' unico e immenso.
Ciao zio Agostino, sarai sempre il piu' grande.

Cornice del forse

E' come se fossimo partiti tutti con tempo e risorse limitati affinche' si potesse realizzare il meglio possibile, quanto fattibile, tutto lo sperabile.
Poi c'e' sempre qualcosa che mette fine alle infinite opportunita' e dove si e' si e'.
Eccoci quindi adulti e in un secondo il tavolo da gioco muta in qualcosa di inedito e diverso chiamato -fai il meglio con quanto possiedi-
Non e' peggiore del precedente, solo diverso.
Non e' vendere l'anima, e' semplicemente sostituirla con una nuova.
La nuova ricorda la vecchia e la vecchia arranca ogni tanto sulla superficie pretendendo ricordo e rispetto, tolleranza e nostalgia.
 
Succede che qualcuno non acquisisca mai la nuova anima e altri non ricordino la vecchia e cio' e' innaturale, straziante, doloroso, molto doloroso.
Tanti ne soffrono, molti non comprendono il disagio, le voci che non fanno dormire, l'incessante bisogno di qualcosa, la fame di esistere che non sazia mai, non soddisfa mai, impaludati in giorni eccessivamente intensi per non pensare, per non voler capire forse.
Andare avanti, che altro mai, cos'altro resta e consolarsi, se consola, di essere comunque vivi, solo un po' diversamente.

sabato, dicembre 23, 2006

Il Re delle mucche

Perche' continuo a farmi male trasponendo in me pensieri che non posso neppure immaginare.
Esorcizzare, estirpare quanto mi ferisce, ma cosa vuole dire sapere di non avere armi per combattere la propria battaglia, scagliarsi in braccio al divenire senza alcuna possibilita' di sopravvivere...
Non c'e' nulla da fare, quanto e' inutile ogni gesto, ogni azione e pensiero.
La vita e' un inganno e la trascorriamo come una menzogna nota, mentendo sapendo che ci stanno mentendo, che ci stiamo mentendo.
C'e' un singolo punto in cui siamo contratti e per quanto si faccia, e' quel punto a cui torniamo sempre.
Quanto ci si puo' sentire soli quando il tempo finisce, mentre il futuro si disintegra, nel momento in cui tutto il tempo perduto ti viene sbattuto in faccia con inaudita violenza?
Che maledetta forza si deve avere per guardarsi negli occhi e dirsi che non e' bastato, che non e' servito, che... che e' finita qui...
Ora che scopro che la mia musica di Natale combacia esattamente alla musica del commiato, ho persino un po' di paura...
...non rimane niente...

Infinito futuro

Non so affrontare la morte.
Non e' paura o timore, e' proprio il rifiuto del concetto d'esistenza della morte.
Forse e' la fortuna di averci avuto a che fare in giusta misura o semplicemente l'aver potuto evitare molte delle occasioni in cui mi ci sono imbattuto, ma oggi non ho modo o difesa su essa.
Magari e' il non pensare mai a chi non c'e' piu' in termini di passato.
Non credo nelle tombe, nelle lapidi, nei sepolcri, i cimiteri non mi ispirano riflessioni, ricordi o considerazioni.
I cimiteri sono luoghi concepiti dai vivi per vivi che ragionano da morti e c'e' qualcosa di insano e sbagliato in tutto questo ma forse e' solo il mio pensiero che distorce la realta'.
Invero credo in cio' che in uomo ha costruito, nelle sue opere, nei suoi lasciti, negli oggetti e nelle cose.
Credo nel suo dna, nel pensiero che ha trasmesso, nelle nozioni che ha insegnato, nell'esperienza che non ha disperso.
Credo nei momenti felici ancora negli altrui cuori, nei calici alzati, in cio' che rimane, mai in quanto smarrito.
Mi piace pensare a chi e' scomparso come pietra su cui erigere case o palazzi, monumenti o solo piccole capanne, piccolo o grande appoggio che sia, comunque vitale, fondamentale, solo utile forse ma necessario.
Il corpo e' polvere ma il pensiero e' energia, forza, carburante del divenire e cosa altro e' mai piu' importante rimanga di noi su questa terra.
Ugualmente penso a chi se n'e' andato e certo ricordo, rimpiango e mi commuovo ma solo per brevi istanti perche' e' piu' forte l'insegnamento, la forza impartita e la gioia che questi ricordi devono regalare.
Poi nelle notti in cui si pensa alla morte con troppa generosita', chi ci ha preceduto e' sempre li' a sussurrare che di tempo ne rimane, che non c'e' fretta, non c'e' bisogno e accorciare cosi' l'attesa dell'alba, rendere un po' piu' tenero il silenzio, un po' piu' caldo il giaciglio, un po' piu' pesanti le palpebre.
Certe volte il pensiero della morte aiuta a vivere meglio...

giovedì, dicembre 21, 2006

Presenze sconfitte

Il dovere di questi tempi ha un sapore quasi irresistibile.
In epoca di diritti, di permessi, di concessioni, di autorizzazioni, di immensa generosita', di anime belle e candide, muovere passi nel giardino degli obblighi diventa pressoche' irresistibile, a volte troppo.
Quanta voglia di prendersi qualcosa per se', almeno ogni tanto, istituzionalizzare l'infrangere delle regole come avviene ovunque e far propria la regola -esisto quindi pretendo-.
Voglia di dirsi che non e' debolezza ma desiderio, che non e' cedere ma esigere, non egoismo ma giustizia.
Tanta voglia ma anche tante voci, voci dentro, voci antiche e profonde, forse di eta' sbagliate ma mischiate con troppo sangue per estirparle dal pensiero, erba oggi cattiva, marcia e maleodorante, cariatidi polverose in disfacimento che ancora pretendono di dire cosa e' doveroso fare... e ci riescono benissimo.
Rispettare comunque i miei doveri, almeno fino a quando avro' bisogno di una coscienza per addormentarmi.
Solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora,
per i primi è indifferenza e disprezzo dei valori
e per gli altri è riluttanza nei confronti dei doveri.
L'ingiustizia non è il solo male che divora il mondo,
anche l'anima dell'uomo ha toccato spesso il fondo,
ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa
il nemico si fa d'ombra e s'ingarbuglia la matassa...

Sono, sono da sempre

C'e' ancora chi guarda in faccia le persone? Tensione palpabile, bocche serrate, occhi socchiusi e un disprezzo diffuso di cio' che esiste. Invece di finirla di ingoiare spazzatura, abbiamo deciso di puntare al rialzo per mangiarne ancora di piu'. Ora e' tardi, ora non se ne esce, ora non e' piu' una scelta, ora e' guerra per non subire. Non parlo di capitalismo pro e contro, non perdiamo tempo in piccoli concetti mentecatti; e' lo spirito, il pensiero, l'intenzione da curare. Ragionare sullo scegliere non rinunciare, smettere di desiderare e accontentarsi del volere, seguire il lampo di luce e ignorare il fracasso del tuono. Fermarsi, fermarsi solo per un istante, fare piccoli passi e come in un effetto da videoclip, passare rallentati tra una folla indifferente a se' stessa e almeno ogni tanto, essere cio' che si e' e non cio' che si crede.

Porca puttana, una intera generazione che pompa benzina, serve ai tavoli o schiavi coi colletti bianchi.

La pubblicita' ci fa inseguire le macchine e i vestiti.

Fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono.

Siamo i figli di mezzo della storia.

Non abbiamo ne' uno scopo ne' un posto, non abbiamo la grande guerra ne' la grande depressione.

La nostra grande guerra e' quella spirituale.

La nostra grande depressione e' la nostra vita.

Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinti che un giorno saremmo diventati miliardari, divi del cinema, rockstar ma non e' cosi' e lentamente lo stiamo imparando

e ne abbiamo veramente le palle piene

mercoledì, dicembre 20, 2006

Centro dell'est

E se fosse lo spazio da disquisire, da mettere in discussione?
Analizzare il tempo al passato quando la direzione e' nello spazio al futuro; cosi' semplice l'equazione?
Continuare a ragionare in termini di corsia di marcia e corsia di sorpasso, di orari in cui circolare, di velocita' e limitazioni quando le pieghe dello spazio risolvono piu' delle pieghe del tempo.
Ci sono strade da percorrere diverse, nascoste, strade che non vediamo perche' ragioniamo in due dimensioni, senza profondita', senza discernimento tra vista e immaginazione, continuando a confondere le nuvole con fenomeni atmosferici.
Le nuvole sono treni e i desideri binari infiniti e se il biglietto costa una vita intera allora ne vale la pena, sempre, comunque.

martedì, dicembre 19, 2006

Icaro di metallo

Ribaltare, stravolgere la prospettiva e li' cercare, trovare, capire.
L'ignoranza e' male, l'ignoranza e' il grande delitto dell'uomo ma la non conoscenza e' l'immensa difesa.
Salvezza non nel non sapere ma nel decidere cosa non conoscere, selezionare nozioni ed emozioni, allargare lo spazio senza forarlo, bolle di sapone da preservare senza che attanaglino la gola, senza che lascino senza respiro.
Se ferisce quanto perduto, la via e' non perdere mai e cosi' circondarsi di quanto sia sempre con noi, in noi, per noi.
Un sorriso non ricevuto non toglie il respiro, un bacio non avuto non tange il sonno, una carezza non sfiorata non asciuga le lacrime, una parola non sussurrata non toglie un futuro, la pioggia che cade non dice addio. 
Everything is temporary anyway
when the streets are wet the colors slip into the sky
but I don't know that means you and I are
that means you and I...

lunedì, dicembre 18, 2006

Inutili sorgenti

Iperventilazione. Ossigeno eccedente che brucia dentro, polmoni prima, lacrime poi.
Ritrovarsi in luoghi che non volevi piu' vedere e sentire, sedersi stanchi, un po' increduli, un po' rabbiosi.
Si arriva sempre soli ma mai per se stessi, si giunge ogni volta stanchi ma mai spezzati.
Il pozzo e' fondo, il cielo sempre troppo lontano, anche una stella puo' illuminare come il sole ma l'illusione non dura mai troppo a lungo.
Cosa fare, dove uscire se la trappola sei tu, se non hai altri orrori che te.
Su quella sedia continui ad attendere e il tempo scivola lento ma in fondo e' l'unico che ascolta, e' l'unico che risponde.

sabato, dicembre 16, 2006

Corsa sulla montagna di luce

C'e' quel momento in cui lei accompagna il finale urlando forte, disperatamente, dolorosamente.
Penetra dentro con altrettanta pena, con la stessa forza di un uragano.
Ricordo l'istante in cui ho vissuto l'emozione, il lampo di gioia e sofferenza.
Il sole cadeva pesante fuori la tettoia in legno, ero stanco, stanco e dolorante, stanco, dolorante e un po' appagato.
I pensieri mi stavano abbandonando, il cielo... mio Dio che cielo stupendo...
Fame, sete, voglia di riposare.
Bisogni fondamentali per uscire da ogni sfera d'esistenza ed ecco la sua voce, potente, cristallina, intensa.
Si, forse e' solo trasposizione, ma quel dolore era come fosse il mio e udirlo li', potente come un rombo di tuono e' stato come uscisse dalla mia stessa gola.
In quell'urlo confessione e espiazione, uscita e fuga, cadere esanime scevro di ogni spasimo.
Intenso, momento in cui si esiste.
Feelings are intense
Words are trivial
Pleasures remain
So does the pain
Words are meaningless
And forgettable

Passi immobili

Il sole di questa notte bruciava l'asfalto, arrostiva l'aria oramai irrespirabile e onde di calore coprivano lo spazio con fantasmi di mondi solo apparentemente lontani.
Un lupo, un falco e un orso si sono avvicinati per raccontare storie ma non volevo ascoltarli, no non volevo ascoltarli.
Un bambino si e' nascosto al mio sguardo e piangeva mentre orgoglioso non chiamava aiuto ma lo desiderava tanto.
Ho camminato, non troppo, mai abbastanza.
Ho osservato cosi' intensamente il terreno sino a dimenticarmi fosse una strada sezionando ogni singola molecola, smarrendo le curve e i rettilinei, ignorando alberi e fossi, cercando via dove gia' ero.
Poi ombra, poi acqua; non e' casa ma almeno mi fermo, almeno respiro, almeno vedo un cammino innanzi a me.

venerdì, dicembre 15, 2006

Tutto un mondo diverso

L'esistenza, L'essenza della realtà è talmente mutevole, incredibile e terrificante. Tutto vortica e ruota e ribalta e cade e vola. La morte non è nulla è il cambiamento che spaventa...

giovedì, dicembre 14, 2006

Il nuovo giorno

Certi mostri non si uccidono, li si imprigiona e basta.
Anni per catturare la bestia e poi tenerla li', nella sua fetida prigione.
Eterna ti scruta, ti guarda, osserva ogni movimento.
Ringhia spesso, tossisce e sputa, morde l'aria e si avventa sulle sbarre con ferocia spaventosa e inaudita ma perlopiu' giace nella penombra, soffiando piano, con occhi luminosi venati di rosso, socchiusi e crudeli, beffardi persino.
Non ci si libera di certi mostri perche' fanno parte di te, sono lo scorpione dentro la propria natura e lo sanno, diavolo se lo sanno.
La bestia puo' attendere una vita intera ma sa che girerai lo sguardo verso di lei, sa che sara' il tuo ultimo pensiero prima di dormire e il primo al risveglio, sa che la sfiderai ancora in questa insana gara di sopravvivenza alla quale non si sopravvive mai.
La bestia sa che devi liberarla di quando in quando, sa che le aprirai la gabbia e sulla distanza la controllerai, la scruterai e vi girerete attorno in un duello di forze assopite, in uno scontro di forze in equilibrio perche' se sa di non essere piu' forte di te allora tornera' da sola in gabbia e ancora una volta riprenderai il controllo su lei e la vita, ancora una volta ripartirai da questa vittoria per andare avanti ancora un po', per sentire di nuovo il vento sul volto e per continuare a... per continuare.
Devi considerare la possibilita' che a Dio tu non piaccia!
Che con ogni probabilita' lui ti odia!
Non e' la cosa peggiore della tua vita! Non abbiamo bisogno di lui.
Al diavolo la dannazione e la redenzione! Siamo i figli indesiderati di Dio e cosi' sia!
Devi avere coscienza, non paura. Coscienza che un giorno tu morirai.
E' dopo che abbiamo perso tutto che siamo liberi di fare qualsiasi cosa!
Congratulazioni, ora hai fatto un passo verso il fondo.

E le montagne non si muovono

La mia tolleranza agli stress ora e' bassissima.
Credo potrei esplodere da un momento all'altro, credo potrei maledire il creato con urla cosi' possenti da sbriciolare le fondamenta stesse della terra.
Concentrazione, si concentrazione.
Visualizzare l'ordine, ricombinare, ricombinare, manco di integrita' strutturale.
Il caos e' un concetto non uno stato delle cose, il caos e' solo ordine da comprendere, da catalogare, da riorganizzare.
Cio' che esiste e' energia e se e' energia allora e' riconducibile a forma d'onda e se e' forma d'onda allora e' suono.
Muoversi sul suono, fondersi col suono, librarsi col suono e' ancora possibile.
Un'immensa batteria cosmica percossa da bacchette veloci; ritmo in 4/8, battute dispari in forte evidenza, sincopatie diffuse, rullante altissimo, grancassa dilaniante e dolorosa quando colpisce lo stomaco.
Ecco emergere l'ordine sulle punte degli stick, basta seguirle, basta osservarle, basta governarle...
... basta.

martedì, dicembre 12, 2006

Armoniche radiali

Se flutti artificiali coprono sabbia artificiale, questo li rende meno desiderabili?
L'incedere del tempo confonde i bisogni e offusca le necessita'... o forse no.
Forse e' il togliere significato e valore che mescola e amalgama l'inutile con se' stesso, che purifica la mente addensando l'inutile in blocchi informi eppure organizzatissimi.
Accetto cio' che non comprendo e facile certo non e' stato giungere indenne sino a qui ma in fondo, ne e' valsa la pena.
La vastita' come opportunita', l'immensita' come foglio su cui scrivere e una curiosa nuova voglia di capire questo attorno sempre piu' piccolo, sempre meno distante, meno denso che mai.
E l'eternita'?
Quella e' un'altra faccenda che prima o dopo si dovra' affrontare e finche' ancora mi immergo nell'innocente mare dell'inconsapevolezza, il tempo e' ancora mio alleato.

You always kept a sunset behind your lonely shoulder

You never showed on photographs and you never grew much older

You flicker like a shaky shadow, moving like a thief

You never drop your facade and you never seek relief

 Because you're the man who dies everyday

lunedì, dicembre 11, 2006

Una formalita'

Cosa significa stile di vita non adeguato?
Puro conformismo, rigurgito di tradizione che nasce da chi o cosa oppure vera esigenza di anima e corpo?
Un uomo si ferma e muore o semplicemente muta?
Fuori tempo e fuori schema, come applicare il consueto laddove ancora serpentine di cemento si srotolano in anfratti mai abbandonati?
Sento il peso di qualcosa indefinito eppure volo piu' alto che mai e le altrui cime paiono mucchi di terriccio brulli e desolanti.
Quella sedia dondola sempre meno e le immagini della veranda cambiano a una velocita' inaspettatata ma ora osservo, registro e punto altre fiches sul tavolo verde mentre la pallina gira veloce.
Tra il nero e il rosso ho scelto l'alto, intanto la pallina continua a girare...
conforme a chi?
conforme a cosa?
conforme a quale strana posa?
va peggio, va meglio
non so dire non lo so
...
sei tu sei tu
sei tu chi può darti di più
 

domenica, dicembre 10, 2006

Torre del lago

Guardare troppo in se' stessi porta alla malinconia, cosi' dicevano, cosi' si dice.
Se l'abisso e' troppo profondo forse, altrimenti e' mera dialettica.
Scivolare e' sempre la risposta, aprirsi all'antro dei pensieri senza scappare, senza temere, senza paura di esplorare.
Scoprirsi per tanti versi piu' vivi, notare che certe luci una volta fioche ora risplendono come tungsteno, amare le cose di sempre con ancora piu' passione.
Bastarsi senza mai dire eccomi, canzoni amiche, libri fratelli, pellicole amanti e non serve altro per non arrendersi mai, persino quando mai e' troppo grande, troppo spaventoso, troppo raccapricciante.
 

sabato, dicembre 09, 2006

Porte chiuse male

Alla base di tutto c'e' la rinuncia e la paura.
Per quanto sia difficile ammetterlo, questa e' la verita'.
Poi domandarsi quando la resa e' divenuta strada, poi non stupirsi di occhi che si chiudono, di braccia che si contraggono, di fumo al posto di albe scintillanti.
Ma all'alba segue il tramonto e il buio fa paura, il buio cela mostri, il buio e' freddo.
Buio amico mio ma prima il grigio annullarsi nel tempo e diluire la sofferenza in una eterna stasi carica di cio' che non e' stato.
Ho sconfitto tanta paura ma ancora non basta perche' non basta mai, non finisce mai...
... proprio come la gioia, gioia che rifuggo piu' del terrore.
Stay tonight
We'll watch the full moon rising
Hold on tight
The sky is breaking
I don't ever want to be alone
With all my darkest dreaming
Hold me close
The sky is breaking

Perigeo

Insistere nello scavare tra le radici per trovare qualcosa che non so, che non si sa se c'e', che forse non e' li', che magari non esiste.
Immagini, miniature da un remoto passato ed ecco li' quella vetrina guardata dal basso, occhi sgranati di bambino, file di oggetti dall'aspetto misterioso, esoterico, braccia che trascinano via lontano.
Era inverno e tutte le primavere lontane ma ora, qui diviene l'adesso.
Non ricordo la citta' perche' non era importante, ma che suoni differenti, che differenti luci.
Volti familiari come non ricordavo da anni e l'incoscienza dell'esistere. Qualcosa manca, qualcosa strilla forte.
Davvero essere e' essere stato ma il problema e' il sarebbe che diviene sara'...

giovedì, dicembre 07, 2006

Requiem

Quali sono le nostre dipendenze? Perche' le abbiamo? Da cosa scaturiscono?
Sono innocue o ci porteranno alla tomba?
E' solo il bisogno di sentirci dire che andra' tutto bene o c'e' dell'altro?
 
E' questo che accade quando muoiono i sogni?
Un mondo claustrofobico fatto di luci al neon e sobborghi di periferia?
Menti distrutte e letti scossi dai nostri stessi tremiti?
Bagliori immaginari e frammenti di corpi in sacchi della spazzatura?
 
Qui il problema non e' arrendersi alla fine di un sogno per passare ad un altro. Qui si parla della fine del sogno che implica tutti gli altri e senza il quale non esiste piu' futuro.
Non c'e' un barlume di speranza, nessuna luce oltre il buio, nessun paradiso oltre l'inferno.
Lo stomaco capisce questo prima delle mente e non ti decidi sul continuare a guardare o chiudere gli occhi ma non ci riesci e lo sai persino quando scrutando nell'abisso, l'abisso comincia a guardare in te.
 
Non c'e' soluzione ne' espiazione. Non c'e' altro che un buio profondo e hai paura ad alzare lo sguardo perche' lassu', si lassu' c'era una speranza, una salvezza. Per un attimo l'hai sfiorata con le mani e col pensiero ma oramai e' solo una corda che ti poteva salvare e che hai toccato mentre precipiti in un vuoto senza fine ne' pace.
 
Il nulla ha il suono degli archi dei Kronos Quartet ecco qual'e' la verita'.
La verita' che non e' mai assoluta, non e' mai universale, non e' infinita.
All'opposto la verita' ha le dimensioni di una punta di spillo, il colore dell'infinitesimo e il sapore di cibo chiuso in un frigorifero.
La verita' forse e' nei sogni dei nostri padri, in un dozzinale abito da sposa, forse in una semplice giornata di sole.
Di certo la verita' e' fatta di sogni ma e' anche fatta dalla loro assenza e il passo tra l'uno e' l'altro e' molto, troppo breve.
 
Si, forse non e' saggio conoscere suoni, immagini e odori dell'abisso. Forse non e' bene sapere quando finiscono i sogni.
Forse e' giusto che la vita rimanga un fluorescente show televisivo.
In fondo un inferno vale l'altro...

martedì, dicembre 05, 2006

Lontano, proprio qui

Pensare al futuro e vedere il proprio passato. Vivere il presente e stupirsi dell'esserci da sempre.
Ruotare attorno agli assi di ogni tempo e scrutare se' stessi al centro esatto del cosmo.
Sono le stelle a girarci attorno, la terra sotto i piedi a spostarsi, l'acqua a confluire in noi e se cosi' non fosse non si spiegherebbe quel vortice sempre pronto a trascinare via che continua a sfiorare pelle e sensi.
Troppo abituati a correre, pupille dilatate, membra doloranti e tanto grigio compatto e uniforme attorno.
Isotropia dell'esistere o solo eccesso di autoconsiderazione, non importa.
Contano le occasioni in cui non esisti al centro del Tutto perche' e' li' che si ritrova l'istinto, i meccanismi innati, lo scatto e i rodati movimenti che hanno costituito cio' che siamo.
Basta un palco su cui non salire, un treno partito per un soffio, una strada deserta e ancora una volta liberi di concepirsi, liberi di crearsi, liberi di dire "io si".

lunedì, dicembre 04, 2006

Il telaio delle eventualita'

Stanotte non sono ancora convinto di scrivere...
Ho troppi pensieri, troppe considerazioni, troppo male, troppo freddo...
Si, stasera sono troppo egoista, troppo bisognoso, persino troppo arrabbiato per cio' che accade.
 
Non ho soluzioni, non ho morali o giudizi.
Non ho valutazioni, non ho consigli, non ho stratagemmi.
Ho pareri quello si, ma non sono importanti.
Ho pero' istinto, ho bisogni profondi.
Ho voglia di percorrere strade che non andrebbero percorse, ho voglia di dimenticare tutto.
 
Ho pensieri davvero inopportuni...
Non scrivo oltre...
Sono stanco, sono inquieto, sono sfasato.
Dovrei dormire o lavorare tutta notte, tanto e' uguale.
Dovrei seppellirmi sotto qualcosa fino a domani, fino a quando potro' portarmi via, fino a quando potro' annullarmi ancora.

domenica, dicembre 03, 2006

Stabilire priorita'

E' solo questione di dinamiche.
Fili interconnessi, livelli intersecati, dimensioni che nascono da altre dimensioni.
Eravamo dislocati questa e' la verita'. Invero esistono infinite realta' alcune delle quali attraversate nel corso della nostra vita e forse la cosa piu' difficile e' allineare questi strati in forme geometricamente coerenti. O forse stabili.
Stabilita', coerenza... Questa e' la chiave?
No, non almeno nel senso classico.
Riconfigurare come la mente esige, questo si. Difficile? Non lo e', non lo sarebbe almeno se in qualche modo la configurazione originale fosse stata quella giusta dall'inizio, ma difficilmente la vita e' cosi' generosa quindi bisogna riconfigurare, invece di mantenere.
Realta' come filamenti plastici di shangai, da assemblare pero', non da smontare.
Stessi pezzi, stessi colori, stesse forme, solo una nuova configurazione.
Noi siamo la nuova configurazione... Difficolta'? Nessuna o forse meno di quello che sembra.
Siamo un intero universo e come ogni universo mantieniamo integre tutte le leggi della termodinamica, la principale delle quali e' la conservazione dell'energia, il livello entropico costante e regolare e se come Einstein ha dimostrato che esiste una relazione tra massa ed energia, basta allora collocare quei segmenti di shangai in livelli energetici e tutto il quadro tornera' coerente e regolare.
 
Energia, dinamiche energetiche... ecco ancora quelle dinamiche, non e' difficile... non cosi' tanto almeno.
Per generare energia serve altra energia e sempre per la prima legge delle termodinamica ne serve una quantita' persino superiore.
Se noi siamo un universo, in noi v'e' questa forza, il livello superiore necessario per mettere in moto la dinamica necessaria.
Noi siamo la soluzione, noi non siamo il problema e non esiste altra soluzione oltre di noi, proprio perche' per definizione siamo l'insieme delle energie, delle masse, delle interconnessioni e delle dinamiche.
Capito questo allora il tutto si riduce ad equazioni sterili e noiose.

sabato, dicembre 02, 2006

Se il domani non e' qui

Riprendere coscienza, riprendere velocita', riprendere spazio.
Vecchi sintetizzatori ruotano veloci, danzano nella dimensione di un pensiero, esistono dall'inizio del cosmo.
Un sassofono si staglia oscuro controluce e dal contrasto sorge un eco lontano che risveglia un'incoscenza assopita, vecchi tramonti, brume tenebrose, alberi spogli in giardini coperti di notte.
Si, vedo tutto e c'e' sempre una finestra, c'e' sempre una citta' fuori che sussurra, un treno lontano che stride sull'acciaio, un lampione che divide la vita dal mistero.
Occhi riflessi, movimenti laterali da cui fuggire senza fretta, immagini televisive sulle quali inventare e fogli bianchi appena macchiati.
Ricordo la casa, ricordo i colori, ricordo i rumori, i profumi, le fredde manopole dai caldi suoni.
Ricordo le ansie ma anche le gioie, i rimandi a un futuro solo eventuale.
E' esistito davvero un tempo in cui lo spartito di quel sintetizzatore suonava il mio destino...
Ora rimane solo quell'eco e lo accetto; almeno posso dire di averlo visto, vissuto, sognato.
Meet beneath the autumn lake
Where only echoes penetrate
Walk through polaroids of the past
Future's fused like shattered glass, the sun's so low
Turns our silhouettes to gold

venerdì, dicembre 01, 2006

Aprire il cancello e uscire... laggiu'...

Tiersen ce la mette tutta ma non riesco a staccarmi da terra, non ce la faccio a lasciarmi indietro, a dimenticarmi per un minuscolo frammento di tempo cio' che sono.
Poi chissa' cosa sono...
Magari partire dall'anomala considerazione che non ho colpe, se non quella di valutarmi piu' del dovuto, se non l'illudermi che venga sempre compresa ogni mia azione e parola.
Fosse ignoranza la mia... e' solo stupidita'.
Odio fare la vittima, ma ancora di piu' sentirmi tale e allora preferisco pagare colpe che non sento ma almeno liberatorie, come gas compresso che fuoriesce da un tubo sempre troppo fragile.
Penso alle cose belle di oggi: quella cascata di foglie al mio passaggio come un inchino delicato, le mani sul volto mentre l'acqua bollente trascina via molto piu' che sudore e monda molto piu' a fondo dell'epidermide, vincere ancora una nuova sfida con la tecnologia, "My name is Earl"...
Quante scuse per provare a non sentirsi un fallito, per non deprimersi nel pensare al bambino che ha sognato di essere un adulto, per togliere dalla gola quella spina che soffoca. Per cercare di dormire, almeno un poco...

mercoledì, novembre 29, 2006

Ferretti Lindo Giovanni: Voce

In vita mia ho avuto tantissime fonti d'ispirazione ma sempre per pochi concetti alla volta, molte guide ma per tragitti rapidi e molto brevi, pochi insegnanti perche' rifuggo il nozionismo finalizzato a se' stesso, ma nessun Maestro o quantomeno qualcuno meritevole dell'appellativo.
Leggo "Reduce" di Ferretti e so che un Maestro l'ho avuto e conservato dentro di me per cosi' tanti anni.
Basta la prima pagina e gia' lo riconosco, mi basta per ritrovare uno stile, un verbo, un tema cognitivo, un cammino.
Servono poche frasi e ogni pezzo si colloca, ogni matassa si dipana e domande si spengono al trovare risposta.
Gia' allora e senza sbagliarmi, sapevo i comunisti intellettualmente ottusi e piccolissimi eppure ammiravo questo uomo con idee cosi' diverse dalle mie, mi riconoscevo nei sui testi, nei suoi scritti, nelle fondamenta dei suoi pensieri.
Cio' che non condividevo comunque lo rispettavo e ne ammiravo il coraggio e la coerenza.
Poi diciamocelo, come avere 18 anni nella meta' degli 80, vivere sulla via Emilia e non sentirsi sotto la pelle "Emilia paranoica", "Noia" o "Mi ami?"
20 anni dopo il libro e siamo entrambi cambiati.
La nostra Emilia e' quella in cui seduzione e' dormire, il tedio domenicale e' divenuto persino amico e abbiamo viaggiato, viaggiato dentro e fuori per ritrovarsi ad ammirare colline come se nulla al mondo fosse piu' bello e sincero.
"Reduce" parla di un viaggio iniziato secoli fa in terre lontanissime, un viaggio con Ferretti come destinazione e in fondo, tutti coloro che hanno condiviso un metodo piu' che un'idea, una scintilla piu' che un astro, un modus vivendi sulla cui base poggia onesta' a prescindere da cio' che la sostiene.
Quanto e' sembrato lontano il suo cammino, eppure quante volte si e' incrociato col mio, tante da annullare ogni distanza di tempo e spazio, tante da indurmi a ragguagliarne lo stile senza raggiungerlo, tante da sentire Ferretti un Maestro, un amico, un fratello.
Un libro per chi non ha paura di imparare, per coloro che non temono di mettersi in discussione, per chi ritiene la vita un poema mai concluso, per chi non vuole piegarsi in questa eta' di mezzo.
 
Sezionatori d'anime giocano con il bisturi
Maggioranze boriose cercano furbi e stupidi
Sobillano i malvagi aizzano i violenti
E gli invidiosi indispongono
 
Intanto Paolo VI non c'è più
E' morto Berlinguer
Qualcuno ha l'AIDS
Qualcuno il PRE
Qualcuno è POST senza essere mai stato niente
Niente!
 
Cerco le qualità che non rendono
In questa razza umana
Che adora gli orologi
E non conosce il tempo
Cerco le qualità che non valgono
In questa età di mezzo
 
Ha conati di vomito la terra
E si stravolge il cielo con le stelle
E non c'è modo di fuggire
E non c'è modo di fuggire mai
Mai!
 
Svegliami svegliami svegliami...

Filo aggrovigliato sotto il tavolo

Poco tempo fa mi hanno detto che una volta ero piu' felice.
Non ho saputo che rispondere...
Sono fermamente convinto dell'idea che se non ti chiedi se sei felice allora lo sei, quindi... non lo so, forse e' vero, forse no.
Ma del resto la gioia e' effimera e vigliacca: trascorri un giorno come nulla fosse e scopri anni dopo quanto sia stato meraviglioso.
Non e' giusto non comprendere la natura bastarda della gioia, ma e' questa sfuggevolezza che la rende cosi' ambita e magica.
Io temo la gioia perche' ha la consistenza di un filo di fumo e come tale sfugge tra le dita potendo solo trattenere il ricordo e di ricordi ne ho gia' troppi.
Temo la gioia perche' anche vivendola, termina lasciando dietro di se' uno spazio immenso difficilmente colmabile.
Non so gestire la gioia perche' e' come trovarmi in un immenso parcheggio deserto dove non sai mai dove fermarti e cosi' giri a vuoto, incredulo, smarrito, un po' spaventato.
Mi muovo lentamente tra le emozioni positive, centellinandole, filtrandole, assorbendo piano il dolce urto e implorando che il prezzo da pagare non sia troppo alto.
Il resto no, quello so gestirlo, affrontarlo. Mi sono note tutte le preghiere, i rituali, gli anatemi per scacciarlo da me e poi...
Poi e' indole, dono, forse dote o magari solo predisposizione conoscere come spalare il male che il dolore lascia e all'opposto non sapere come riempire il vuoto che la gioia regala...

lunedì, novembre 27, 2006

Fenice di ghiaccio

Come quel personaggio di telefilm vorrei anche io un ottovolante sul quale annullarmi, dimenticarmi, scordarmi, perdermi.
Scivolare su rotaie veloci sino alla cima, la piu' alta, nell'istante stesso in cui terra ed eden si sfiorano, nel momento in cui l'Io si stacca rimanendo sospeso in una dimensione di soave vuoto, nel microcosmo della coscienza quando si annulla in un unico punto, cosi piccolo da non fare piu' male.
Invece...
Invece mi ritrovo con la sua overture, in piena estate, nel retro oscuro di un parcheggio, lacrime e sudore sul volto, odore di gomma bruciata misto all'afrore di atmosfera da troppo tempo non visitata dalla pioggia.
Circondato dal non silenzio: auto vicine e circospette, ronzii, latrati distanti, porte che si aprono, voci stanche che si salutano.
Penombra cercata, luce desiderata, buio terrificante ma purtroppo assente.
Musica troppo bassa quando nessuna musica puo' appartenermi se non forse questa.
Attesa, piu' di un futuro che di una occasione.
Vivere l'incertezza quando l'incertezza mi uccide, mi spezza fianchi e volonta'.
Dolore, dolore, dolore, dolore e paura... Dio quanta paura, come mai prima eppure non una incertezza, non un tentennamento.
Mai e ancora mai cedere e non lo faccio, non un solo momento.
Paghero' quel dolore ma non li', non in quel frangente.
Ora sembra lontano, troppo lontano ma le grandi vittorie come le grandi sconfitte non si dimenticano e se le ferite subite rimarranno per sempre con noi, allora cosi' sia e che le cicatrici non si chiudano mai per ricordare sempre che siamo vivi e quanto e' costato crederci.

domenica, novembre 26, 2006

Passi sulla lunga scala a chiocciola

Se sapessi scrivere diverrei il sacerdote oscuro della poesia.
Se sapessi scrivere ucciderei tutte le parole che descrivono sentimenti perche' e' la parola che crea il concetto, e' la parola che genera il pensiero, e' la parola che glorifica e benedice.
Mistica e iridescente, suprema e cangiante ecco cio' che combatto.
Chiudi gli occhi, chiudi gli occhi, confondi i sensi, stringi le tempie e circoscrivi il dolore, ignora lo stomaco.
Avrei gia' dovuto sapere, avrei gia' dovuto arrendermi...
io dovrei bere un pò
di questo amaro calice
io dovrei berne molto
fino a toccare il fondo
TATTICA STRATEGIA ABNEGAZIONE FORZA
ho il vuoto nella testa
mi muovo poco e male

 

Sotto un cielo bianco mentre tutto cade

Qualcosa c'e', oltre noi, oltre tutto; e' innegabile, e' certo.
Qualcosa c'e' e nell'accezione greca, ama giocare con gli uomini intrappolandoli in percorsi circolari, mai uguali ma mai dissimili.
Il bordo e' li', un piede sulla balaustra, baricentro pericolosamente mobile, braccia agitate e paura persino di un minuscolo refolo di vento.
Un soffio cambia tutto eppure ci si chiede una ragione, si strappa ogni parola scritta, si cancella ogni pensiero formulato e viene voglia di arrendersi.
Il bordo e' li' e si assottiglia e si allarga e ondeggia e sussulta.
La storia, la propria storia, a momenti aiuta, altri no.
La Musica, Dio la benedica sempre, non ti spinge, ti guida.
Si, qualcosa c'e' e ci restituisce quella Musica di ieri, dell'altro ieri, di tutte le occasioni in cui sei stato su quel bordo e l'ironia e' che non l'hai cercata, non l'hai neppure pensata eppure eccola qui.
Paranoia. Uscire da me stesso.
Chiedi a 77 se non sai come si fa...

sabato, novembre 25, 2006

Il pianoforte delle infinite melodie

Vorrei raccontare il nulla, il buio, l'assenza delle cose.
La luce ha una massa, una velocita', proprieta' definibili.
L'oscurita' no.
Il buio che vediamo a miliardi di anni luce e' istantaneo, immediato, onnipresente, onnidirezionale.
Il nulla non lo devi, non lo sposti, non lo deformi ne' lo indirizzi.
La luce la puoi descrivere, regolare, rimodulare, ma chi puo' sul serio descrivere il nulla? Chi ha l'immenso potere di governarlo?
Eppure la luce ci abbandona, ci lascia soli e quando cio' avviene si trova la forza per guardarci dentro e non importa quanto si sia forti, felici, fortunati; un po' di nulla, quel nulla che sovrasta il tempo-spazio e' sempre con noi.
Forse e' il nulla la vera immagine di Dio.

giovedì, novembre 23, 2006

Bisogni, necessita', dolore

Non stavo facendo nulla di speciale quando improvvisamente piu' pensieri di quanti possa sopportare hanno preso il sopravvento sulla ragione lasciandomi interdetto e stordito.
Mentre la nausea saliva non ho potuto fare altro che uscire ma non potevo uscira da me stesso, dai miei demoni.
Non so davvero che mi sia preso, ma d'un tratto e' sembrato che ogni persona infelice che ho conosciuto in vita mia fosse li' con me, in silenzio, col proprio bagaglio di dolore, di tristezza, di malinconia, di rassegnazione.
E' facile, e' facile, e' maledettamente facile alzare bandiere a favore di gente lontana, di sofferenze lontane, di tragedie immense ancora piu' lontane... troppo facile.
E' guardare in faccia il piccolo dolore di ognuno che fa male, e' il soffermarsi davanti a cio' che non ti uccide ma ti ferisce lasciandoti senza fiato a terra che fa soffrire.
Tragedie in miniatura che non possono interessare perche' il mondo e' sempre pieno di tragedie piu' grandi, di disgrazie piu' grandi, di dolore piu' grande ed e' cosi' che si resta soli nel subirle e nel vederle.
Morte troppo leggera per essere definitiva, goccia di sangue a cui si puo' rinunciare, battiti del cuore persi e mai piu' ritrovati... a chi interessa davvero tutto questo, ma per lunghi minuti li ho vissuti e sofferti tutti e tutti insieme.
Il volto di una madre che non puo' esaudire i desideri del figlio, gli occhi di un padre che non sa quanto ancora potra' tirare avanti, un ragazzo che non riesce a costruirsi un futuro, le mani tremanti di un uomo che non riesce a tornare a casa dalla propria famiglia.
Il dolore di chi varca la soglia di una porta senza che qualcuno lo attenda, la feroce consapevolezza di aver perso i migliori anni della propria vita, la rassegnazione nel constatare che nessun sogno si e' realizzato e mai si realizzera', vedere anni di lavoro rimanere tra le dita come cenere, qualcuno a cui hai dedicato l'esistenza che ti lascia sbattendo la porta.
E non bastava e cosi' istanti di vita sepolti, quanti di tempo rimossi, immagini dimenticate, parole cancellate.
Quel racconto della madre e la buccia di mela, la storia della donna alla fermata dell'autobus, le baracche alla periferia di Torino, quella persona al mercato, la venditrice allegra, quel foglio scritto a mano per cercare un lavoro, il tizio senza un futuro, il cieco in albergo.
E non finiva ancora e la mia anima ha dovuto dire la sua e giu', giu' nel precipizio...
... e allora oblio, chiudere gli occhi e risovere problemi, far funzionare cose e finalmente ignorare persino di esistere, che gli altri esistano, che tutto esista.
Come non amare questi attacchi di depressione...
I am a dreamer and when i wake,
You can't break my spirit - it's my dreams you take.
And as you move on, remember me,
Remember us and all we used to be
I've seen you cry, I've seen you smile.
I've watched you sleeping for a while.
I'd be the father of your child.
I'd spend a lifetime with you.
I know your fears and you know mine.
We've had our doubts but now we're fine,
And I love you, I swear that's true.
I cannot live without you.

Era un mondo adulto...

Quanti paladini della satira che ridono, si scaldano, si indignano, si gloriano nell'offendere religioni sane e con la medesima enfasi protestano per le vignette sull'islam.
Accettero' morali di civilta', cultura e satira solo da coloro che prima sfottono maometto e dopo si permettono di parlare di liberta'.
Povere patetiche, inutili e mediocri creature...

Mangerei del buon gnocco ferrarese, alto, morbido, salato e piuttosto unto senza pero' essere pesante.
Lo portava a casa mio padre quando andava in quelle zone e ogni cena era una festa...
Non avro' mai piu' tutto questo e un po' mi manca...

martedì, novembre 21, 2006

E' distante ma e' come oro

Piove. Rantoli dal cielo, gorgoglii dentro e fuori mentre la luce si assottiglia, si placa e attenua.
Bagliori come segnali lontani, presenze confuse eppure vitali, veloci.
Muovere, muovere, urlare, agitare, respiri lunghi e imponenti, suoni sibilanti come anatemi, lampi avvolti da nubi che rendono cosi' dolci le colline.
Tutto si muove e rimane solo acqua che scorre senza fare male, sospesa nella realta' in attesa di cadere e scivolare nell'oblio.
C'e' di che godere, c'e' di che gioire, c'e' tanto da imparare.

Anche stasera nessun film, potrei dormire qui, ora, in questo istante, malgrado gli Ac-Dc, i Machiavel e i My Chemical Romance

Confessioni di un re

When I offer you survival,
You say it's hard enough to live,
Don't tell me that it's over,
Stand up
Poor and tired,
But more than this
Non posso neppure pensare di farcela eppure sono qui.
Dimostrare cosa, liberarmi dal male forse, dal disagio forse, dai pensieri forse, da cio' che fa male certo, si certo.
How do you know that you're right?
If you're not nervous anymore,
It's not so bad, it's not so bad
Lo stomaco tutto sulle gambe, la testa appesa alle nuvole e in mezzo un doloroso e incomprensibile nulla.
Pistoni che oscillano a vuoto, aria nelle vene e la sola voglia di finire, di terminare quella tortura senza ragione d'essere eppure e' giusto, eppure cosi' deve essere, cosi' deve funzionare.
I feel my vision slipping in and out of focus,
But I'm pushing on for that horizon,
I'm pushing on,
Now I've got the blowing wind against my face
Ma la macchina parte, la macchina resiste, la macchina non cede, anzi reagisce.
Piangerei se non provassi cotanto dolore, mi dispererei se non mi portasse ad arrendermi e non posso, non voglio farlo perche' ora non esiste altro, ora niente ha importanza, ora potrei anche morire...
So you sling rocks at the rip tide,
Am I wrong or am I right?
I hit the bottom with a "huh!"
Quite strange,
I get my glory in the desert rain,
Watch it go...
I polmoni non ce la fanno, il cuore strattona ma le gambe sono sempre li' e io con loro e poi...
... il male fugge e scosse di adrenalina disintegrano la realta' e finalmente vedo il nesso tra le cose, il senso del nulla che trova senso nel nulla e so che sto vincendo, so che ora non importa piu', ora so che ho ragione...
Higher and higher,
We're gonna take it,
Down to the wire,
We're gonna make it out,
Whoa-oh-oh Higher and higher... 
E' finita, si, si, ora scendo...
Tutto e' come prima in fondo e ricondurre la propria giornata a pochi minuti forse non e' nemmeno giusto, ma se tra inferno e paradiso scelgo ossa e sangue che male ci potra' mai essere?
Si, ho urlato di andare ancora piu' in alto e ho sfiorato la cima o forse ho solo percepito sulla punta delle dita il soffio caldo sulla superficie liscia e lucente.
Forse e' davvero tutto qui, ma e' mio e nessuno potra' mai togliermelo...

domenica, novembre 19, 2006

Filo di perle tra i rami

Vorrei essere una macchina a stati finiti, un apparecchio dotato di interruttori e alimentato a corrente.
Vorrei avere pochi bottoni ma tutti funzionanti: uno della gioia, uno della serieta', uno dell'allegria, uno della spavalderia e pochi altri ancora.
Se solo fossi un  po' piu' forte so che ce la farei ad essere sempre all'altezza delle situazioni e delle aspettative, riuscirei a scrollarmi di dosso i periodi difficili e sorridere, sorridere sempre.
Se fossi in grado di gestire meglio la mia vita e le mie energie sarei sempre un interlocutore brillante e sagace, un intrattenitore formidabile, un mattatore per tutte le occasioni.
E' da sempre che ci provo... Miglioro, si miglioro ma mai abbastanza, mai invero con la giusta efficacia e presenza.
Oggi pero' ho capito qualcosa di piu' e forse puo' aiutare.
Si, si aiutare perche' ho compreso che da solo non ce la faccio, non ce la faro' mai e sempre, sempre, sempre ho bisogno di qualcosa... di qualcuno.
Non e' facile trovare qualcuno; non e' facile perche' spavento.
Sono uno di quegli oggettini quotidiani talmente ovvi e semplici che mai ci si chiede come funzionino, da dove vengono, chi li ha resi tali e quando improvvisamente vengono a mancare, nasce la confusione, le perplessita', persino un po' di panico.
Chi si cura di questi oggetti; in qualche modo si sostituiranno...
Lo so e non ne faccio mai questioni; semmai chiedo il tempo di ascoltare qualche canzone, di leggere alcune pagine, di vedere qualche film e mi riparo, oh si che mi riparo.
Ancora una volta e' solo tempo, perche' le ferite possono non chiudersi mai ma almeno smettono di sanguinare e le lacrime alimentano l'eternita' e tutta l'arte che e' dentro di essa.
Some days it don't come easy, and some days it don't come hard
Some days it don't come at all, and these are the days that never end
Some nights you're breathing fire, and some nights you're carved in ice
Some nights you're like nothing I've ever seen before or will again

Il pianto dello specchio d'acqua

Allora e' vero, sto diventando sempre piu' vecchio.
Stento a comprendere cio' che viene venduto, gli oggetti proposti e ancora di piu' chi puo' decidere di acquistarli.
Davvero c'e' chi mangia quella roba con addosso quei vestiti, dopo essersi cosparso quelle creme e prima ancora desiderato tutto queste cose?
Io, io che vivo di tecnologia, di futuro, di mondi mai visti, non comprendo quasi piu' nulla dell'oggi e non ricordo quando e' avvenuto il distacco.
Non importa poi tanto, specie perche' il passato rimane sempre li', immutabile e luminoso, unico specchio di cio' che avverra'.

sabato, novembre 18, 2006

Interruttori sul bianco muro illuminato

Perche' ostinarsi nel parlare di consumismo, di manufatti, di materia.
Certi oggetti hanno sangue e carne come noi, parlano, raccontano soprattutto.
Piccoli pezzi di plastica sanno evocare giorni, mesi, anni di vita, sanno rendersi amici, teneri interlocutori, morbidi giacigli su cui distendere i pensieri.
Schegge di passato si insinuano nella pelle, talvolta fanno male, altre volte ci svegliano dal torpore delle consuetudini, delle abitudini, del presente che ci sovrasta e affoga.
Un po' ci si lascia andare, un po' ci si dispera, un po' di gioia e qualche rammarico ma in fondo l'esserci stato, l'aver vissuto, provare ancora emozioni non e' solo consolatorio, e' l'essenza stessa del vivere.
 

Vento di terra e di tempo

Prima di entrare in casa ho assaggiato l'aria.
Frizzante, inaspettatamente calda per il giorno e l'ora, preludio di un cambio di clima.
Volevo fermarmi a respirare ossigeno e silenzio, volevo regredire ai giorni in cui si urlava alla luna, volevo illuminarmi di oscurita'.
Volevo essere libero...
 

 
Dopo quasi 30 anni l'Hammond di "Se io lavoro" delle Orme causa furiosi brividi.
Ancora l'ascolto e coma la prima volta mi pare di udire la musica del futuro.
Dopo quasi 30 anni questo futuro e' ancora al di la' dal divenire...

giovedì, novembre 16, 2006

Continui e repentini

Il grigio si mescola nel blu e il blu nel verde e il verde nel marrone e il marrone nel grigio.
Rami al centro della visuale e poco tempo per fermarsi, per riflettere, per respirare.
Correre, evitare, schivare, rallentare ed accelerare...
... ma il grigio e il blu e il verde e il marrone sono sempre li'.
La materia, la materia ci riempie, ci ingrassa ma c'e' bisogno di elettricita' e prima ancora di aria, parole scritte e musica.
C'e' anche bisogno del tocco, del sorriso, di morbidi capelli ma alla fine si rimane nel silenzio col solo blu davanti.
No, non basta ma un po' di calore arriva, un po' di pace rimane e i pensieri sfumano...
... nel grigio, nel blu, nel verde, nel marrone...

Oscillazioni sincronizzate

Perche' sappiamo solo usare un metalinguaggio per raccontare, per descrivere, semplicemente per conversare.
Smettere di parlare solo perche' ci hanno insegnato ad avere paura delle parole ma non della quantita' di parole.
Prima ci hanno raccontato che parole come cieco, zoppo, spazzino, handicappato, negro non possono essere adoperate ma in cambio abbiamo ricevuto sms, cellulari, blog...
In cambio dell'undicesima edizione della neolingua abbiamo venduto la liberta' di esprimerci.
Non e' solo ipocrisia, non e' solo falso progresso, non e' solo mancanza di rispetto; sacrifichiamo la sincerita' per la tranquillita'.
Negli anni 80 eravamo riusciti a destrutturarci, a scrollarci di dosso le grottesche ipocrisie del decennio passato, eppure e' bastato cosi' poco per tornare nella gabbia delle parole, nella prigione delle idee, nel buio tombale dei libretti rossi e dei circoli culturali.
Tolleranza con tutti fuorche' con gli intolleranti, e' questo il nuovo comandamento, e' questa la pala da usare per seppellire le idee.
Just another grey morning
Instant coffee and shitty cornflakes
Turn on the radio
Plastic masticated emptiness
Trakking back in the evening
Feels like they're chatting my whole life away
Reach out for that tv
Picture flicker, sends me off to sleep
 
Today I turn the radio off
Today I turn the tv off
Today I'm gonna turn to rock and roll
 

martedì, novembre 14, 2006

Pratiche logiche

Giri, gira, girando.
Di una giornata non rimarra' nulla, quindi perche' non girare attorno alle piccole spirali per poi farsi avvolgere?
La vita e' una ricerca, una ricerca di piccole pepite, non di grandi giacimenti.
L'esistenza non e' una maratona ma una corsa sulla brevissima distanza.
L'essenza e' fatta di attimi non di anni, di frasi non di libri, di accordi non di sinfonie.
E' talmente inutile ambire alla perfezione quando e' il lampo che illumina la notte, il fotogramma a definire la ripresa, l'oscillazione il suono.
Percorriamo kilometri e non ci rimane niente, ci fermiamo ad osservare il piu' inutile dei centimetri e scopriamo racconti, vicessitudini, ricordi.
Spazio confuso con tempo; tutto qui.

Oh, Dio! Io potrei viver confinato

in un guscio di noce, e tuttavia

ritenermi signore d'uno spazio

sconfinato, non fossero i miei sogni.

Giorni piu' comodi di altri.

Il segreto non e' avere tutto, ma quello che serve al momento giusto.
In realta' basta ancora meno: ci deve mancare tutto e averlo solo quando se ne ha voglia o bisogno.
E' cosi' semplice la vita...
 

lunedì, novembre 13, 2006

Isole della memoria

Ricordo che c'era il mare.
C'era anche tanta gente, frastuono di motorini, musica da classifica, urla di varia natura e un fastidioso senso di attesa ma non importava allora e neppure oggi.
C'era un cielo sgombro senza alcuna nuvola, un vento secco, incessante, poderoso ma nel contempo avvolgente, rassicurante.
Il caldo sole soccombeva all'aria e sprigionava la sua energia senza bruciare, senza infastidire, semplicemente scaldando il corpo in tutte le sue parti senza preferenza alcuna.
C'era una terrazza con tavolini di plastica bianca, bottiglie vuote e tazzine di caffe'. Il muretto in pietra rossa pareva essere l'unico ostacolo per raggiungere quel mare se solo si fosse ignorata la distanza reale, ma in fondo era bello pensare che pochi mattoni mi separassero dalla meta.
C'erano cose da fare, sistemazioni da trovare, carte da firmare, soldi da spendere ma dopo, tutto dopo...
Casa lontana, scuola lontana, lontani gli oggetti e i locali. Lontani i libri e i dischi, lontani i film e i computers.
Lontana lei di cui non mi importava gia' piu' nulla, lontano il futuro cosi' maledettamente vicino e vicino quel passato che presto sarebbe divenuto irraggiungibile.
Accidenti quanto ero stanco...
In quel momento qualcosa si chiuse e qualcos'altro si riapri', in quel momento smarrii e ritrovai qualcosa di indefinibile.
Quel giorno persi cio' che non ho piu' ritrovato ma mi rimase il ricordo, il desiderio, la speranza, la voglia di riaverlo... mi rimase un sogno.

sabato, novembre 11, 2006

Alberi, infiniti alberi

La differenza del cinema italiano di oggi rispetto a quello degli anni d'oro e' che allora la gente rappresentata era vera, presente, tridimensionale.
Le storie erano fantasticamente reali, i volti avevano rughe, sorrisi, le case muri scrostati e caldi al tatto.
Pare di allungare la mano verso la lamiera delle auto e sentirne le vibrazioni, l'odore della finta pelle e delle pedanine in plastica.
Si potrebbero persino mangiare quei cibi ormai spariti perche' fanno malissimo e spegnere la sigaretta in portaceneri monocolore e sponsorizzati.
Oggi conta il messaggio, il concetto; in altri tempi la realta'.
 

 
Ho voglia di fumare... mi basterebbe magari un po' di fumo passivo.

Ruote di carta, ruote di aria

Quanto e' strana la vita a volte. Dopo una settimana tremenda, dopo la piu' lunga delle giornate, in un momento in cui l'unico sentimento che avrebbe senso provare sarebbe rancore o rabbia, ecco scaturire dal passato "The voice" dei Moody Blues. Buio, nebbia, abbaglianti e foglie morte sull'asfalto eccoli tramutati in viali alberati, caldo vento estivo, strade sconnesse, odore di miscela, olio bruciato e musica, tanta musica in quel walkman di cassette registrate alla radio da ascoltare in quei kilometri di rodaggio del Motron. Passavano i Moody Blues e passavano giorni che non dimentico, giorni in cui si era liberi dell'unica liberta' possibile: quella di avere il proprio futuro tra le mani. Ma sono davvero trascorsi questi anni? Se si allora perche' ogni singola nota e' ancora stampata nella mia mente, perche' vedo l'erba alta dei fossati scorrermi a fianco, perche' la luce del sole ancora mi acceca... ...perche' quella voglia di esserci e' sempre li'?

giovedì, novembre 09, 2006

Rapidi movimenti nel tetro divenire del cerchio

Penso quindi... dovrei essere.
Il pensiero e' solo l'astrazione di una fisicita' inesistente.
... ma che dovrebbe essere.
 

 
Certe voci hanno senso solo di notte, certe canzoni vivono nel buio.
Non importa cosa si e' vissuto, subito, sopportato o conquistato durante il giorno; all fine giunge sempre il momento in cui le luci si spengono, i rumori spariscono e l'uomo ritrova il proprio abisso fatto di fiamme a volte e di piume altre.
In questi momenti si alza una voce, una voce incisa solo per te.
E' importante questa voce, non si dorme senza, non ci si alza senza, non si vive senza.

Quando sono ancora vivo

Oggi mi hanno detto che nella mia vita c'e' qualcosa di ingiusto che non dovrei subire.
Potrebbe anche essere vero ma mi piace pensare che sia solo un prezzo da pagare per non essermi mai fermato.
C'e' un prezzo da pagare per tutto e semmai il problema e' avere qualcosa in cambio.
No, niente ingiustizie nella mia vita se ho avuto cio' che ora ho...
 

 
Gli anni 80 sono stati i piu' importanti del secolo scorso e quando questa masnada di comunisti sparira', allora tutti lo ricorderanno, tutti lo sapranno, tutti li rimpiangeranno.

martedì, novembre 07, 2006

La notte conduce all'alba dell'Io

L'etica non e' forse un nome dietro il quale nascondere la codardia delle idee?
E' possibile che pensieri troppo piccoli si ammantino con la forza della morale, lasciando orfana la verita'?
Si puo' essere onesti con tutto e tutti dimenticando se' stessi?
Non saprei, di certo e' difficile...
 

 
Ho sonno, quel sonno che conservi, che risparmi, che centellini.
Quel sonno che ti fa resistere sveglio nell'attesa di infilarsi sotto le lenzuola, momento che cerchi di rinviare il piu' possibile, per godere ogni istante dell'attesa.
In queste occasioni chiudi gli occhi e non hai paura di niente perche' niente puo' toccarti con questa stanchezza.
Gli incubi stessi si dileguano, frantumati dal peso dell'oblio e lo stesso Morfeo si inchina al calar delle palpebre mentre il sospiro pesante e' brezza nella terra del sogno.
Semmai non mi spiego perche' c'e' sempre una musica che suona piano ma non importa, e' bellissimo cosi' com'e'...

L'inizio del movimento

Ho bisogno di mare.
No, non di sole, di sabbia, di bagnanti e fritti misti; ho proprio bisogno del mare.
Sento l'esigenza del fragore o del sussurro delle onde, ho bisogno di odore salmastro che mi penetri sin dentro la piu' remota delle cellule, bramo un orizzonte dello stesso colore del cielo.
Vorrei correre come un pazzo tutto il giorno per concludere a tardo pomeriggio su una panchina fredda e ventosa, tra il canto del mare e la cacofonia del traffico.
Vorrei essere certo che qualunque cosa accada il mare sia comunque li' a indicarmi la via per andarmene o per tornare a casa.
Vorrei fosse il vento a dirmi che giorno e' piuttosto che un calendario.
Vorrei una realta' invece di un sogno, ma in fondo e' meglio di niente.
 
Lento si sveglia il primo giorno del mondo
L'unico istante perfetto, l'unico libro mai letto
E intanto guardo stupita questa promessa di vita
Questa poesia da rifare, un nuovo mondo da amare
E io mi sento stanca e più leggera

lunedì, novembre 06, 2006

Spinte verticali

Ho gia' detto che il Giappone e' la piu' grande nazione del mondo?
Lo dico ora.
Tra le tante cose che ammiro di questo popolo, la piu' rilevante e' di certo la loro capacita' di assimilare idee e concetti e ampliarli di diversi ordini.
Sanno elevare la piu' umile delle arti umane al rango di immensa ragione.
Riescono a creare la magia con i pensieri piu' banali e spingere le emozioni laddove il cuore stenta a giungere.
C'e' passione, c'e' sentimento, c'e' il sole, un sole che scalda i pensieri prima delle membra, il sole del sapere, il sole della conoscenza...
...il sole e l'acciaio.
 

Nastri srotolati

Certi films si trasformano in viaggi nel tempo, sono come bambini che dopo tanti anni ritrovi adulti.
Certi films li vivi piu' di altri e si mescolano con il sangue e i pensieri.
Cio' che e' vecchio diviene attuale e l'attuale cosi'...antico.
 
E' un gioco di specchi e non comprendi se e' il ritratto ad invecchiare al tuo posto o tu per il ritratto.
E' nebbia che copre e che si dirada, sono paesaggi che spariscono e altri che si materializzano dal nulla.
E' crescere, invecchiare. E' flusso in movimento.

venerdì, novembre 03, 2006

Dura

Forse il rock e' morto ma i suoi figli sono ancora vivi e vegeti...
 

 
Ci sono posti nei quali ancora mi rifugio.
Passano gli anni eppure rimangono inalterati certi angoli in cui respirare, chiudere gli occhi e le orecchie per riprendersi da tutto, riprendersi da se' stessi.
Esistono luoghi sicuri, con luce soffusa, bicchieri di qualcosa e chitarre che pompano il sangue nelle vene.
Spazi implosi, distese puntiformi, luci immobili e aria come cemento ma e' da li' che vieni ed e' li' che devi tornare.
Si, bisogna tornare... Tornare sempre...
... per rimanere vivi.

Vortex

"In questo albergo immenso, lussuoso, barocco, lugubre, dove corridoi senza fine succedono ad altri corridoi, silenziosi, deserti, gelidamente decorati da intarsi in legno, stucchi …
In sale silenziose in cui i passi di colui che le attraversa sono assorbiti da tappeti così pesanti, così spessi, che nessun rumore di passi arriva alle sue orecchie.
Come se persino le orecchie di chi cammina, ancora una volta, lungo questi corridoi, attraverso questi saloni, queste gallerie, in questo palazzo d'altri tempi, in questo albergo immenso, lussuoso, lugubre.
Dove corridoi senza fine succedono ad altri corridoi…"

martedì, ottobre 31, 2006

La luce sul muro

Da lei saliva afrore di coloniali che giungevano a lui come una di quelle drogherie di una volta, che tenevano la porta aperta davanti alla primavera...
Come non evocare questa strofa di Conte quando si entra in certi piccoli negozietti che ancora sopravvivono al di fuori dei centri urbani.
Come non rivedersi in quei luoghi cosi' vicini eppure cosi' lontani, nel tempo, nell'anima.
E' un lampo di odori, di colori, di forme vive, di persone che non sanno di plastica.
C'e' il legno, c'e' il cotto, c'e' la pietra, la polvere scintillante che accompagna il sole.
La mente non capisce, la mente non allinea ma la mente ricorda e fa persino un po' male.
Non e' nostalgia del passato, non e' rimpianto degli anni andati; forse e' la consapevolezza di aver venduto l'anima per potersi addormentare mezz'ora prima davanti al televisore...

lunedì, ottobre 30, 2006

Ombre, gigli, kilometri

A volte partire e' lasciare.
Credo in un piano d'esistenza in cui lo spazio sia dato dall'anima e dove ogni passo lasci dietro di noi qualcosa che ci compone, che ci sostiene, che ci rende felici.
Movimento e' dolore, movimento e' triste inizio del moto, movimento e' prima rivoluzione, poi evoluzione.
O forse involuzione...

sabato, ottobre 28, 2006

Freddo Tepore

Non so come ma questa notte mi e' tornata alla memoria una strofa di una vecchia canzone dei CCCP
"Emilia di notti tranquille, in cui seduzione è dormire"
E' forse l'eta' che mi ispira simili pensieri di venerdi', oppure e' solo il non sentirsi un servo dell'establishment?
Piu' probabile dipenda dal sonno e dalla settimana massacrante appena trascorsa.

A quest'ora il meglio del palinsesto e' espresso da "7 Gold".
La televisione e' morta.

giovedì, ottobre 26, 2006

Aria

Che aria strana tornando a casa questa sera.
Non troppa umidita' da avere foschia ma neanche troppo limpido per non godere dell'alone offuscato attorno ai lampioni.
Un bel principio di autunno...
L'autunno e' come uno di quegli animali che si allontana dal branco per morire da solo.
Tutto inizia a morire in questi giorni e l'urlo agonizzante e' un silenzio sempre piu' evidente e profondo.
C'e' molta dignita' in autunno e proprio per questo e' la stagione che amo di piu'...
 

 
Tra me e le auto sostitutive c'e' un vero e proprio amore-odio.
Sono piccole e strette, coi sedili un po' troppo sfondati, un vago odore di gomma bruciata e scarafaggio decomposto, pero' sono anche incredibilmente smollate, con le marce lunghe e dinamiche, un bel sovrasterzo e il cambio burroso.
Rompe le palle guidarle ma in fondo e' una piccola vacanza dal proprio autoveicolo.
Ci pensero' su...

mercoledì, ottobre 25, 2006

Ma si...

Sono sconvolto...
Le ultime parole che ho condiviso con michele serra, sono un pronome e un articolo indeterminativo che scrisse nel 1997.
Oggi mi trova concorde con l'articolo scritto qualche giorno fa in cui criticava tutti quei governi che grottescamente chiedono scusa a pazzi islamici assassini per ogni parola pronunciata in liberta' e democrazia
Sono preoccupato...
Uno dei due si sta rincoglionendo... oppure il potere logora davvero questa inutile sinistra, a partire dall'ultimo dei suoi schiavi...
 

 
Sono 4 settimane che attendo il fine settimana.
La prossima sara' persino peggio...
 

 
Credo che "Alec Eiffel" dei Pixies sia genio puro... 15 anni dopo mi emoziono ancora...

martedì, ottobre 24, 2006

Generazione Proteus

Visto a 14 anni questo film aveva un altro spessore, ma in fondo e' divertente per quanto superato.
Filone catastrofico anni 70, carico di pessimismo e di primi accenni di politicamente corretto e questi sono i suoi limiti.
Il tema della robotica (domotica?) impazzita non abbastanza approfondita e questo il suo pregio.
Robetta ma meglio delle Iene, questo e' certo.

Post da email

Perche' non mi decido a iniziare questo blog? E' che ne avrei da scrivere... Se nella stessa giornata ti capita di vedere "In the cut" e un imam dice che in 10 anni l'Italia sara' islamica... beh allora qualcuno ha un gran senso dell'umorismo.