sabato, febbraio 03, 2007

Ora io ho

Stanotte ho sognato di camminare ancora per le strade di casa mia, quelle strade in cui sono nato milioni di anni fa.
E' strano ripensandoci perche' quelle strade le percorro ogni giorno eppure non mi fermo, non guardo piu'.
Rallentare e forse rivedrei quel paese dei sogni, quello sospeso tra il ricordo e l'illusione, quello col sole caldissimo a precipizio e l'odore d'asfalto rovente, quello con la neve sporca ai bordi strada e profonde pozzanghere nere.
Il paese con negozi che ancora vendevano qualcosa con un senso, coi bar pieni di fumo e qualche videogioco, fermate di corriere, portici da percorrere velocemente in bici e cantieri ovunque.
Erano anni in cui ci si spostava coi mezzi disponibili e lunghi tragitti a piedi davano il senso delle crepe sull'intonaco, delle scritte sulle colonne, della vernice scrostata dalle panchine e ogni passo conduceva a quelle giovani avventure fatte di amici per la pelle e nemici acerrimi, di ragazze da guardare con aria spavalda mentre qualcosa d'indefinibile moriva dentro, di motorini e odore di miscela bruciata, di crescere piu' velocemente del mondo attorno.
Quelle strade sono oggi cosi' vicine eppure mai cosi' lontane e mi domando perche'.
Fermarsi anche solo in sogno da' tempo di chiedersi cosa ho lasciato li'.
Amici sicuro, qualcuno in meno purtroppo, scuole piene di avventure e patemi, gente che a stento ricordo eppure vivissime, emozioni a 360 gradi e sensazioni che ancora oggi straziano e curano pelle, cuore, mente.
Ragazze mai divenute donne, strade ancora poco illuminate, case sgombre da genitori indaffarati, libri vicino al letto e miriadi d'eternita' che ancora aleggiano da qualche parte.
Basterebbe cosi' poco ripercorrere quelle strade eppure non c'e' mai tempo, non c'e' mai occasione, non c'e' mai ragione...
Piu' ci penso e piu' scopro di temere cio' che potrei trovare nel mio paese, cio' che potrei perdere o forse cio' che ho perso...
So many
Bright lights, they cast a shadow
But can I speak?
Well is it hard understanding
I'm incomplete
A life that's so demanding
I get so weak
A love that's so demanding
I can't speak
I am not afraid to keep on living
I am not afraid to walk this world alone
Honey if you stay, I'll be forgiven
Nothing you can say can stop me going home

venerdì, febbraio 02, 2007

La foto sullo specchio

Sento che il corpo cede e non lo spiego, non mi piace ma comprendo, conosco i motivi.
E' che forzare ogni giorno le barriere dei propri limiti rende difficile vedere i bordi delle possibilita' raggiungibili.
Basta cosi' poco per non essere schiavi della propria determinazione, della necessita' di proseguire ad oltranza.
Essere sulla cima dell'ego e non cedere il passo, puo' essere stimoltante ma ingabbia dentro recinti d'acciaio.
Talvolta sembra da stupidi ma la determinazione e' un muro in cui ogni mattone e' fondamentale, ogni frammento regge la struttura o cosi' pare e non importa sia vero o meno ma bisogna crederci e crederci tanto perche' non si corre per meta' percorso, non si sale meta' rampa, non si scala meta' montagna, non si suona un solo atto di sinfonia.
Tanto non mi fermo anche se dovrei, ma le regole non cambiano e senza dolore non c'e' risultato.
Mai.
We're not indestructible, baby better get that straight
i think it's unbelievable how you give into the hands of fate
some things are worth fighting for some feelings never die
I'm not askin' for another chance i just wanna know why
there's no easy way out there's no shortcut
there's no easy way out givin' in can't be wrong

mercoledì, gennaio 31, 2007

Tregua momentanea

Davvero e' la confessione e non il confessore a dare l'assoluzione?
Credo di si, a questa eta' si.
Le parole volano, volano, fuggono e non rimane quasi nulla neppure nella mente o nel cuore di chi ci ama piu' profondamente perche' non e' colpa di nessuno, perche' siamo uomini, perche' ci paralizzeremmo se ricordassimo tutto, perche' impazziremmo se dovessimo ripetere ogni gesto quotidiano avendo ben presente il giorno prima e cosi' sorvoliamo, sfumiamo i ricordi, quanto dato e quanto ricevuto.
Anche le gioie vanno dimenticate perche' se tutto e' routine, la felicita' non e' da meno e avanti scordare per essere felici ancora.
Serve fermarsi quindi, raccontarsi e perdonarsi, solo un poco perche' in fondo i torti maggiori li si infligge piu' a se stessi che agli altri.
Fermarsi, raccontarsi e la scrittura e' un mezzo, prova provata non di confessione ma di perdono, testimonianza del coraggio sufficiente a dirsi "eccomi qui e ora andiamo avanti".
Trascinarsi su sentieri gia' battuti e' banale metalinguaggio quando le parole sul presente mancano o semplicemente pesano tanto da far paura, quindi perche' no, e' un mezzo come un altro.
Non c'e' nulla da temere, si scivola come sempre ma almeno con un po' di dignita' in piu' e se la vita non e' un film allora rimarra' almeno sceneggiatura.

martedì, gennaio 30, 2007

Storia divisa

Mi accorgo e certo non senza sorpresa, che ti parlo di me molto piu' oggi che in passato.
Strano a dirsi dopo cataste di frasi e parole, ma cosi' doveva essere dal principio.
Il dialogo e' sempre una mediazione, un accomodare, modellare il proprio pensiero sulla forma dell'interlocutore.
C'e' una fase di traduzione che toglie senza arricchire, filtraggio di un'idea, scrematura di un concetto.
Nella mente e' l'elettricita' a guidare il passo e come un albero di luce, cio' che pensiamo si evolve a velocita' fantastiche.
Rami su rami, foglie, fiori che generano frutti che generano semi che generano piante e ancora rami, foglie, fiori alla rapidita' di un battito di ciglia; come tradurre in suoni quando i suoni sono lenti, inadeguati, impacciati.
Per il monologo e' lo stesso ma aversi di fronte semplifica perche' rimane il solo esprimersi senza spiegare.
Forse e' piu' complicato comprendere, frasi decontestualizzate sono criptiche senza riferimenti ma il flusso deve condurre e non trascinare, l'idea assume forma anche coi gesti, non solo col corpo.
Forse e' un viaggio un po' piu' complicato e non ho idea se ne vale la pena, ma la strada e' questa, la percorro e mi piacerebbe non essere solo.
Looking out at the road rushing under my wheels
Looking back at the years gone by like so many summer fields
In sixty-five I was seventeen and running up one-on-one
I don't know where I'm running now, I'm just running on

Impronte d'ombra

Sorvolare la citta' in volo leggero e silenzioso.
Cercare tra le immagini, dei trascorsi di vite passate.
Ricordare con gratitudine la partenza, osservare con occhi appena aperti il panorama sottostante, pregustare l'acqua bollente sulla pelle e lo sprofondare quieto del rientro.
Palazzi deserti, strade deserte, auto abbandonate, fogli rabbiosi decollano in direzioni predeterminate da forze cosmiche eoni fa.
Essere li' senza ragione eppure consapevole che ogni singolo gesto, ogni minima azione ha condotto al momento, al luogo.
Scappare dove, se non si e' desiderato altro, che piaccia o non piaccia, esistere come resistere e attendere come reazione, come azione, come unica parola da pronunciare, come sola nota da emettere, come singolo passo da percorrere.
Scappare dove, quando la meta e' giusta e i sensi errati, quando il cerchio si e' chiuso, la strada e' finita, il tempo e' passato, i giorni son terminati.
Ora che ho visto, ora che so, ora che ho constatato che e' vero, posso anche credere e fermarmi.
I can turn
And walk away
Or I can fire the gun
Staring at the sky
Staring at the sun
Whichever I chose
It amounts to the same
Absolutely nothing

lunedì, gennaio 29, 2007

Interno specifico

I miei sogni stanno diventando insani.
Guerre, soldati, armi, distruzione, macerie...
Amo la luce dei mie sogni pero'.
E' sempre tramonto, ombre lunghe negli edifici, degli oggetti sui muri.
Polvere controluce, finestre che abbagliano, tante scale, tanti rottami, recinzioni, calcinacci e poi zone franche con gente spaventata, diffidente.
E' il cielo che incanta, e' il cielo algido che non spaventa, e' il cielo che comunque non mi spaventa e che mi fa desiderare di dormire ancora, sognare ancora.
Bisogna che torni in quei luoghi...