mercoledì, febbraio 27, 2008

Attraverso viaggio

Ci sono rughe come specchi, riflettono volto non tuo ma che potrebbe essere, che forse e' se solo si usassero altri occhi, nuova visione d'inconsapevole nascondersi e vedere crescere ciascuno il proprio annullarsi e' bambino che d'improvviso si fa uomo, scoperta che restringe confini, cala drappi scuri e pesanti su desideri irrealizzati, sordina su entusiasmi non del tutto recisi dall'alba rumorosa.
La rabbia, quella di ognuno, fanciullesco stadio evolutivo e' dimenticata nel gesto sicuro, esorcizzata nella pacca amichevole, nel sorriso complice, nella battuta compiacente eppure aria sa di amaro quando ricordi strisciano nei discorsi di parola in parola piu' infangati e dolorosi.
Poi non e' vero, poi non accade, c'e' cielo e cielo, nuvola e nuvola, tempesta che sa di liberazione altra di oscurita' e plumbea sfumatura di azzurro diviene arte persino, pietoso inganno che ancora funziona, per ora funziona ma dubbio stringe ricordi ed emergono frasi udite e dimenticate, altre battute, infinite occasioni.
Ogni pensiero ha la propria scatola e chiodi e martello e sudore per sigillare e nascondere ma non esistono rampe, nessun piano inclinato, banditi angoli che non siano retti perche' evoluzione e' trauma, crescere e' gradino mai moto progressivo in universo discreto in posizioni predefinite e preordinate.
Pochi passi e questo e' esistere, senza avviso si avanza, meno di un soffio nel respiro del cosmo, nessuna incognita, variabile costante se non fosse biglietto di corsa mai effettuata, qualcuno dice sfortuna, chi definisce fato, ancora codardia disprezzabile o gesto dal rango divino.
Ancora una volta m'affidero' all'istinto, sentiro' il silenzio del vento, attendero' un sogno che forse oggi non mi salvera', girero' le spalle alla virtu', cantando la stessa canzone di sempre saro' mantra, preghiera, urlo.
You may live through your life a long long time..
But you will never know from where it came,
Yet all you've seen is what you've wanted to,
You're walking forward as you look behind,
Still watching those old memories fade and die...

martedì, febbraio 26, 2008

Nascita di pleiadi liquide (parte II)

Mi sveglio e non ho alcun pensiero, assurdo silenzio al quale non sono abituato, passi confusi in immenso vuoto, potenziale tutto, reale nulla e so che nervi non capiscono, mente non realizza, shock vicino ma del ciclone ora appartengo al centro esatto e manca aria sull'arso marmo striato.
Posso mangiare, so di poterlo fare e mentre l'anta si apre davanti a me, so che quella e' l'ultima volta e d'improvviso le gambe cedono con sordo dolore da inerzia respinto, incredula constatazione che male salira' dal basso, profondo niente, inezie microscopiche come di valanghe che crescono e travolgono.
Strana fretta, quasi frenesia, andare, dove, andare, dove, andare dove e ricordo che e' pianificato, deciso, brillante e semplicissimo come aprire una porta, scendere due rampe di scale e non sentire altro rumore che non sia asfalto e correre, nuova preghiera d'epoca di deboli creature, sottofondo e silenzio in moderno concilio, espiazione il cui prezzo e' distanza, partenza senza arrivo perche' non e' mai muoversi, solo fuggire.
Pioggia, forse sole, umido si umido, gocce che non sento ma abiti pesanti sono vincolo dal quale fuggire ma rido felice, un po' di piu', un po' di meno, qualcosa strilla, richiama attenzione, cerca udienza, umile pieta' dello sconfitto ma basta non ascoltare, agitarsi, muoversi veloce, pensare piccole cose mentre conato d'orrore sale, sale velocemente ma rido, si rido, mani precise, sguardo un po' meno e il campo visivo e' un'onda chiara e confusa da evitare, da aggirare e saluto e scappo e rido e corro e non ce la faccio piu' ed esausto e' incubo, si incubo, sbagliato, sbagliato, sbagliato.
Scrivo e qualcosa esce, qualcosa guarisce, sapere che e' solo inizio ma e' inizio, collocazione temporale di universo finito e raccolto, insieme circoscritto nel quale posso contare i giorni che passano, gli incubi che fuggono e se c'e' inizio allora fine e' da qualche parte, laggiu', laggiu', forse con me, forse di me.
Restiamo ancora in questo stato di completa alienazione,
senza nome e senza una definizione
e tutto cio' che nasce senza una ragione
accuratamente allineata a un tempo di principio e fine...

lunedì, febbraio 25, 2008

Limite visibile

Io non sono cosi', no io non sono cosi', tu sei cosi' nell'inversione di ruoli e prospettive ed errore e' attribuire falsa diversita', vera anomalia, giusta differenza, aderenza a qualcosa che non so, no non so.
Rubicone senza alcunche' da trarre ma mie onde alfa lontane, sono lontane, lontane, risonanza di sordo diapason, distorta oscillazione, escono, fuggono e muoiono infrangendosi come onde che erodono ma non distruggono, non piu' esistono ma non si fermano, non hanno pace e rimbalzano, nulla assorbe, niente prosciuga.
Pulsa e resta tremore nemmeno tanto impercettibile, base di basso cadenzato e profondo piega silenzio, deforma spazio e retta e' ellisse, vetta lontana lontana e sparisco disintegrato in pulviscolo che non so raccogliere, non posso raccontare, schegge finite chissa' dove ma sul muro riflessi multicolore, abbaglianti conferme, silenziosi dinieghi, stratosfera, aria, aria lontana, troppo fredda, troppo fredda.
Io sono cosi', io non sono cosi', io dovevo essere cosi' e non importa perche' la luce e' spenta da tempo, energia conservata a perdere nell'inutile raccogliere e di cosa dovrei scusarmi, quali scelte offrire se non essere o restare, scivolare o rotolare piu' in la' dove c'e' sole ed ombra, erba e cemento, plastica e nuvole.
Qui no, qui fumo stantio che ancora respiro con troppa gioia, scritte sbiadite su muri diroccati, caratteri sbavati di preghiere ed inni, immensi concetti che presto saranno annullati e seppelliti e dimenticati e chiusi in capitoli che non meritano essere letti, due risate, leggero sospiro di memoria lontana, rievocazione giusto il tempo di sbadigliare.
Essere e sia se cuore batte ma non lo sento perche' sentire fa male, sentire e' voce di donna troppo lontana, raggio di sole da raccogliere inginocchiati, urlo di strofa arrabbiata che toglie ulteriori parole a vita troppo diversa, a vita che e' cosi', che non e' cosi', che non poteva essere altro che cosi'.
Light comes through a crack in the door
I tape up the windows once more
Tight like a cold hand of steel
Don't fear the stranger within

domenica, febbraio 24, 2008

Etiologia

Moltitudine di corpi che riconosco uno ad uno, sollevato osservo dalla distanza, luogo generico e sicuro, controllore irresponsabile e certo plano nell'oblio degli infiniti me, io ripetuto, primordiale se' evoluto come per gioco, quasi magia, stregoneria forse, sortilegio di dubbia provenienza, privilegio incerto.
Davanti, indietro, in mezzo e c'e' storia ovunque guardi, per ogni dove mi giri ma l'ordine non e' sparso dove ultimi irrealizzati momenti, innanzi illusioni di sempre protette da mura oltremodo piu' alte, in progressione piu' possenti, ogni momento piu' massicce e minacciose.
Stanco di ripercorrere medesime frasi, solite opacita' che mai diverranno trasparenze, troppe promesse all'attonita legione che stancamente non segue, non decide, non muove ma deambula attonita, arresa per sopravvenuta mancanza di concreto senso, di giusto cammino, deviate passioni, spogliate arroganze.
Per quanto infinito spiegato all'orizzonte, questa e' terra gia' calpestata e se nessuna consolazione allora e' rinnovato rammarico di parole che non escono, sorrisi abortiti su labbra sigillate, dita che non toccano e muoiono inerti su suolo gelato, occhi roteano impazziti, timorosi, in cerca di tutto perche' nulla e' cio' che serve davvero, ciechi in parvenza d'umana forza, questione di attimi lunghi come millenni, silenziosi come stagni ghiacciati, inutili strumenti di giornate piene di sole che mai hanno veduto, calore di sola astrazione ricavata da troppe parole ed immagini.
M'induci a cercarmi per ammettere cio' che si vede quando banalmente e' cio' che si e', residuo di ricordo, scarto di lontano dicembre, freddo umido di condizione non stato e da troppo tempo minaccio e non attuo discesa tra moltitudini, confondersi e mescolarsi, simile nel simile, uguale nell'infinitesima distanza delle differenze, nessuna alternativa nell'espressione suprema di combinazione dell'esistenza e nella gola riarsa far rimbalzare una sola parola: basta.
Io ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei ma non ha il diritto di chiamarmi assassino.
Ha il diritto di uccidermi, ha il diritto di far questo, ma non ha il diritto di giudicarmi.
E' impossibile trovare le parole per descrivere cio' che e' necessario a coloro che non sanno cio' che significa l'orrore.
L'orrore ha un volto e bisogna farsi amico l'orrore.
Orrore.
Terrore morale e orrore sono tuoi amici ma se non lo sono, essi sono nemici da temere, sono dei veri nemici.