mercoledì, novembre 28, 2007

Da finire

Provare a raccontare non e' cosi' facile specie nel momento in cui cerco di spremere e condensare stati d'animo oltre l'esperienza.
Quanto e' difficile far convivere il bisogno d'ognuno di sbagliare con la prevenzione del dolore, del disagio, della delusione, indurre l'imperferzione evitando irrimediabili conseguenze, traumi che restano e talvolta piegano, inspiegabile spiegato da un tempo che raramente perdona, che ancora meno concede se non cocci che solo faticosamente ricomposti definiscono immagini delle quali niente interessa piu'.
L'arroganza e' un girotondo che il solo dolore interrompe e c'e' ogni volta uno specchio con troppa luce, con troppi colori, con troppe bocche che cianciano, discutono, sillabano e cadenzano cio' che non si vuole udire.
Noi mortali abbiamo il solo privilegio dell'acciaio forgiato nel fuoco, condanna per qualcuno, per me benedizione e privilegio, magari con misura, angolo di ristoro li', li' vicino ma nessuna alternativa e' invero preferibile se non immergendosi nella decandenza, nella dissolutezza, smarrendo l'essenza stessa dell'essere uomo in quanto somigliante creatura.
Filosofia nemmeno troppo antica e non importa si urli sia sbagliata perche' natura ha ritmi propri irrinunciabili e contraddire e' figlio di benessere, vizio e perversione, magari stupidita', ignoranza di coloro che osservano perche' non sanno agire, ammantati di pavida superficialita'.
Piccola cultura da combattere e costa urla e lacrime ma ricompensa fiera consapevolezza, decisa presenza, nessuna certezza ma si sente di possedere, di conoscere e se accettazione e' chimera, almeno e' possedere laddove illusione impera.
Hai paura del tuffo nella polla del plasma!
Ha paura di essere distrutta e ricreata vero?
E scommetto che pensi di aver risvegliato tu la mia carne, ma tu della carne conosci i precisi canoni della societa', non riesci a superare antiche paure, il terrore malsano della carne...
Abbi grinta o rinuncia a toccare il cielo!

martedì, novembre 27, 2007

Va e viene

Sbadiglio mentre ritmi forsennati bruciano gli occhi e inducono a resistere oltre, un po' di piu'.
Travalico le assenze, coloro i silenzi, amplifico i ricordi, ricordi...
C'e' penombra e mistero, fiochi lampioni, caldo, stelle e sudore.
Raramente e' stato cosi' dolce sprofondare odiandosi poi, assimilando ed assorbendo, gioco poco massacrante, emotivamente tirato ma e' sale e sostanza, attesa snervante ed esplosione ancora piu' gioiosa.
E' che ho smesso di osare, il mio alloro e' secco oramai ma profumo inebria e confonde anche se rimane splendida e meravigliosa ombra, ombra di cosa, ombra di chi.
Non ricordo bene chi fossi ma so che lontano definisce pelle e giorni, vicino e' un brivido solcato da calore, dentro e' oblio e stupore.
Determinato, senza scrupoli forse, necessario tragitto quando destinazione semmai non giustifica e se qualcosa e' bruciata questa non e' anima, non tappe, forse tempi, magari voglie, antica baldanza in cambio d'inutile sapienza.
Poi in fondo cosa non sapevo, cosa mancava al quadro in moneta contante, quanti giri di campo ancora da percorrere affinche' divenissi stanco abbastanza e ora non so piu', visualizza a stento ed e' buio, sempre piu' buio, indistinto rosa e bianco e nero e caldo e freddo e non so, non so piu' bene...
Sono luci lontane, lucciole minuscole che ancora reggono il freddo che avanza, scintille di orgoglio un po' ridicolo visto da qui ma che dovrei ricordare in fondo.
L'oggi etereo non ha altre luci, volume senza materia e nel profondo c'e' qualcosa che ancora alza il mento e se fosse un po' vivere, questa e' la vita che vorrei.
Just when I think I'm winning
When I've broken every door
The ghosts of my life
Blow wilder then before
Just when I thought I could not be stopped
When my chance came to be king
The ghosts of my life
Blew wilder than the wind

domenica, novembre 25, 2007

Rendere libero

Essere isola, terra inesplorata, sabbia scossa dalle onde, palmizio al vento, pallido chiarore notturno, mare fluorescente e silenzio tutt'attorno.
Essere solo e non da solo come camminare su linea di mezzeria e stare al centro di margini sempre piu' sfumati, ogni giorno meno evidenti ma ugualmente pesanti, macigni incontrollabili, ginocchia piu' vicine al terreno.
Strada che si allarga ignorando confini e restrizioni eppure ne vengo compresso al centro come pressa che non lascia scampo e fuga, distorsione che neppure comprendo provenienza e scopo se non nella sovrastruttura di un mondo che comunque mi ha fatto suo, intrappolato in pensieri provenienti da chissa' quale racconto, da chissa' quale esistenza, da domeniche annoiate, strade piene di formiche, inutili insetti, mortali e patetiche creature la cui arroganza supera di gran lunga la mia vanita'.
Io so che in questi recinti v'e' foraggio e calda paglia ma la linea non e' ancora tracciata e non e' volonta', stanchezza o indolenza, non e' mano debole e incostante, occhio distratto o cammino nervoso, ma e' assenza di colore, strumenti, si strumenti per delimitare, dipingere, tracciare.
Piccola barriera che amplifica e non restringe, grande scorrere e soccorrere e guardare avanti e' cosi' complicato mentre sempre meno restano le armi a disposizione, sempre piu' l'intonaco macchiato e gonfio e disfatto e quella striscia puo' divenire scelta oltre che compagna, sola presenza che induce e conduce laddove c'e' sempre un domani, uno scopo, un'ambizione.
Gia' il domani, meraviglioso luogo quando non e' qui ed e' bene mantenere distanza anche quando ci si sente forti, invincibile alba che forse si confonde con rosso tramonto, notte da stelle brillanti che non sono sole.
Cometa cuci
la bocca ai profeti.
Cometa chiudi la bocca e
vattene via.
Lascia che sia io a trovare
la libertà.