giovedì, marzo 06, 2008

Gente e neon

Vedere non e' alternare di forme d'onda, frequenze delimitate e definite, spettri di realta' sempre che realta' sia cio' che si osserva, colori e forme in costante conflitto quando dovrebbero concorrere insieme in unica gara, in solo progetto, magica definizione di cio' che potrebbe non prescindere dall'esistere.
Certi giorni i volti hanno il colore dei loro pensieri e i silenzi di ognuno sono sorrisi, smorfie, occhi bassi e tristi, voglia di nuotare, desiderio di un po' d'affetto, di una carezza da troppo tempo assente e dimenticata.
Certi giorni i volti viaggiano nel tempo e i bambini divengono uomini, ragazze da occhi grandi e capelli sciolti come scintille sempre piu' fioche, tuoni progressivamente lontani, sempre piu' lontani.
Risate tese come un urlo e indifferente una pena profonda mi assale, pugno di pietra al centro esatto dello stomaco e mi sento confuso, mi sento fortunato, mi sento infelice, immagino, si immagino, certo immagino eppure non stacco i pensieri da terra, gelo nel sudore copioso che avvolge collo e spalle, fuoco nelle vene, magma che consuma giorni troppo, troppo veloci e nel male colpa d'indifferenza, egoismo di maledizione indotto, orrenda piaga scolpita sulle palpebre, sulla punta delle dita, imperdonabile voglia di non essere solo in stanze mai abbastanza grandi, mai troppo rumorose e in quello spazio, in quel rumore io vedo, ascolto, vorrei fare qualcosa, potrei realizzare qualunque desiderio non fossero pezzi di plastica colorati che tra le mani giacciono inermi, confusi, inutili.
E' la dolcezza dell'inevitabile che s'avvicina strisciando, veleno di vivere che goccia su goccia s'accumula e toglie lampi dalle nubi, raggi da stelle, trucchi di clown che ha smesso di divertire, patetica maschera colma di rancore e anni passati mentre cresce bisogno di bugia gentile, tepore da mescolare, confondere, male d'espiare, regalo da porgere, perdono per dono.
Si dice in giro farfallina che l'anima non hai
e come fai piccolina a dire si o no
non pensare che sia pazzo se sto a parlar con te
e' che son solo sorellina così troppo solo che...

mercoledì, marzo 05, 2008

Natalia

M: Vedo che stai uscendo...
S: Si vado, vado in citta', poi non so, non ho deciso. E' da tanto che voglio andarci ma tu odi la citta' e questo mi rattrista. Ricordo che un tempo venivi sempre con me e qualche volta si riusciva persino a divertirsi. C'era quel negozio con la vetrina che brillava come una grande casa felice, ricordi? No, non ricordi. Tu non ami piu' andare in citta', forse non l'hai mai amata davvero. Magari lo facevi solo per farmi contenta, ma erano altri tempi, ero giovane allora e non ci facevo caso, ma facevo caso alle vetrine, alle luci, luci di citta', luci di case felici.
M: Non e' vero, mi piaceva veramente la citta', mi piace anche ora ma mi sento stanco e non ho voglia di uscire.
S: Non c'e' bisogno, vado io, vado sola. Da bambina odiavo quelle tediose passeggiate in pieno centro con mia madre, lo ricordo ancora. Te la ricordi mia madre? Quanto le piaceva girare il centro, in lungo e in largo ma lei amava i vestiti non le luci. Io le luci e lei i vestiti, forse e' per questo che non andavo volentieri con lei, no non andavo volentieri. Poi ha cominciato a piacermi, prima da sola, poi con te ma erano altri tempi. Hai presente quella commessa nel negozio di gelati? Che faccia buffa aveva, buffa e grassa ma era buffa proprio perche' grassa, grassa e tonda, grassa, tonda e paonazza.
M: Si, la ricordo...
S: Pero' a modo suo era bella, grassa ma bella. Anche la dirimpettaia di mia madre ha quella faccia, grassa, tonda e paonazza. Forse non e' bella ma va daccordo con mia madre anche se non credo siano mai andate insieme a passeggiare in centro e se l'hanno fatto io non c'ero gia' piu'. E' da tanto che non sento mia madre. Credi dovrei chiamarla? E se poi mi chiede di andare in centro? Oddio spero di no, spero proprio di no. Non e' che verresti tu con me? Almeno avrei una scusa per dirle di no. Accidenti che complicazioni per un giretto innocente, tanto per fare, cosi' per non stare continuamente qui ad annoiarsi. Ho voglia di luci, di case e anche di un gelato. Ti andrebbe un gelato?
M: No grazie ma tu vai e se proprio vuoi di' a tua madre che vengo con te, cosi' non ti assilla.
S: Non voglio mentirle, non le telefono ma non voglio mentirle. Sto qui, qui a casa con te. Va bene?
M: Certo, va bene.
S: Va bene...

martedì, marzo 04, 2008

Accresciuta percezione delle cose

Potrebbe essere tutto sbagliato, l'idea stessa di civile evoluzione un inganno perpetrato ai danni di quella stessa umanita' che doveva essere difesa, tutelata, protetta.
Protetta da chi se non dalla fratricida guerra con la propria natura, istinto da qualcuno giudicato orrendo nemico, deleteria minaccia invero difesa non attacco, energetica propulsione contro immobilismo vera morte della specie perche' forza nasce da tumulto, arte da dolore, civilta' dal fango dei primordiali istinti mai placati, mal placati.
Unica utopia possibile e' equilibrio tra forze non annullamento, logica degli istinti non anestetica abolizione, tumultuoso esistere non patetico controllo foriero di stabile immobilismo di giorni senza vittorie, senza bisogni, senza sangue quando sangue e' essenza, non assenza di vita.
Tra dolore e silenzio nessun compromesso quindi, nessun accordo, alcuna mediazione?
Credo in difficile convivio, addendi continuamente opposti, mutevoli e viscidi di difficile controllo, presa che sfugge senza riuscire a gestire completamente ma del resto non e' forse cosi' il giorno, il contatto estraneo di voci e corpi e lingue e pensieri ed idee altrui, comuni e non comuni, fraterne nelle nemesi che circondano, avvolgono, talvolta soffocano dalle quali eppur si sopravvive, a volte si lotta e tornare a casa e' un po' vincere, forse feriti, forse esausti ma cosa saremmo senza, cosa definirebbe il muscolo che spinge quel volto a specchiarsi con occhi bene aperti, curiosi, desiderosi, silenziosi e nella penombra persino fieri.
Non conosco il domani ma nell'umano mondo, qualcosa e' andato perduto, valori ed energie rimaste impigliate nelle pieghe della follia attendono un uomo, forse un popolo, magari un'idea, una di quelle da confondersi col sogno che diviene pensiero, che diviene movimento, trionfala marcia, storia eterna.
Ricordate questo giorno uomini
perche' questo giorno e' vostro
e lo sara' per sempre

domenica, marzo 02, 2008

Caduta felice

Contemplazione di possibile risposta senza domanda, autoanalisi nel silenzio forzato, voglia di difendere, spiegare, minimizzare o ampliare, deformare senza stravolgere, definire e raccontare.
E' come muro di tastiere con troppi tasti, troppe note, accordi non sempre assonanti, poche dita, mani leggere e canzoni di difficile esecuzione, complesso tappeto sonoro, partitura che a stento riproduco tra note dimenticate, melodie scordate, riff improvvisati a volte efficaci altri banali e scontati.
Comunicare se' stessi con cuore confuso in spazio ampio ed arioso, poca intimita', bassa resistenza alle intemperie, pioggia battente, riassetto non sempre efficace, talvolta inutile, confuso ed ermetico.
Grandi nuvole scure in contrasto al marmo lucente che sotto i piedi sostiene ed avvalora, pietra dopo pietra ho costruito e un poco rinnego senza malizia, senza dolore, inevitabile sfoltimento di emozioni ed anni che accumulatisi pesano come macigni, rallentano e persino pensare pare fatica incommensurabile.
Volgo lo sguardo oltre il mare, oltre l'oceano, oltre l'esotico lontanissimo e sconosciuto, sorpreso ed incantato, estasi potrebbe darsi indotta ma quale stupendo inganno ed e' difficile spiegare, far valere proprie illusioni.
Stupido e' cercar dimora dove casa non c'e' ma dov'e' invero questo luogo sicuro ambito, desiderato se ogni mattone diligentemente posato, con violenza calcio lontano da me con disprezzo e rabbia?
Destino di girovago pragmatico, paria in societa' nella quale impero con pugno fermo, radici in antico dolore, forse solo ingannevole stratagemma per non crescere, per non mollare presa su poco, tanto, non c'e', non importa ma e', resta qui, c'e' sempre stato, desiderio bambino, unico sole e timore di perdere quel bagliore sola guida, consolazione, certezza di essere, di restare, di resistere.
I come back...come back
you see my return
my returning face is smiling
smile of a waiting man...