giovedì, febbraio 08, 2007

Luci solitarie, pallide

Sovente vado sulla spiaggia virtuale, specie quando mi sento molto stanco e un po' solo.
Attivo la mia minuscola frazione di mondo fittizio e non e' finzione la pace che provo, non e' una promessa lo spirito sospeso in un luogo cosi' ambito.
Autunno probabilmente, mattina giovane, mare calmo, cielo coperto da nuvole pesanti portate da vento leggero ma costante.
Sole velenoso, stanco molto stanco, con luce del doverci essere ma bramoso di oscurita'.
Sento gabbiani e li vedo sfrecciare alti, veloci, unica presenza viva oltre al vento, meglio brezza e la loro presenza mi conforta, sfuma il confine tra realta' e fantasia.
Sabbia compatta sotto i piedi e posso sentire affondare le suole tra lo scricchiolio del suolo che cede debolmente e mi aggiro tra rocce, alghe e legno spezzato.
Non provo la tristezza che dovrei davanti a quel mare minacciosamente tranquillo e senza vita; all'opposto ne sono affascinato e placidamente osservo, mi placo, ritrovo il gusto del viaggio, di quelle case abbarbicate sulla collina e delle vite che dovrebbero abitarle.
Niente e' vero ma se la finzione e' un gioco dei sensi, allora i sensi si specchiano davanti allo schermo, dentro allo schermo, dentro me...
I look to the sea
Reflections in the waves spark my memory
Some happy, some sad
I think of childhood friends
And the dreams we had
We lived happily forever
So the story goes
But somehow we missed out
On the pot of gold
But we'll try best that we can to carry on

Lezione di confine

Mi muovo agile e veloce e ancora mi diverte farlo.
Ancora c'e' un senso perche' ancora mi diverto, ancora mi preoccupo, ancora mi esalto ma piu' di tutto mi sorprendo.
In ogni nuova interazione posso cogliere frammenti di codice nuovi e stimolanti, forse simili tra loro ma come una neonata stella scoperta tra miliardi, infinite ipotesi e possibilita' si aprono innanzi agli occhi e i pensieri si riordinano in nuove configurazioni.
La logica e' perversa quando si schiude inavvertitamente e urla di essere intesa, decodificata, tradotta ed applicata.
Schegge da ricomporre in piani tridimensionali e il pensiero non puo' bastare se non prima riconfigurato e riadattato.
Nuova lingua in nuova sintassi, costrutti alieni eppure elementari in semplicita' di un dialogo da comprendere solo in funzione del risultato.
Si, ancora mi sorprendo ed e' tutto in un a realta' in cui la ricerca del basilare e del precostruito domina le altrui menti e mentre immagino nuove strutture sempre piu' complesse, ricombino e decostruisco cio' che ho imparato per nuovi schemi, nuove figure, nuovi e magnifici ordini di comprensione.

martedì, febbraio 06, 2007

Innocente ancora

Software in multitasking che lavora, elabora, gestisce, vortica in tutta la rete.
Io osservo, un po' impaziente, un po' stupito, molto calmo e cosciente di cio' che avviene.
In fondo ho sempre voluto questo e si e' vero, sono un privilegiato ma l'ho voluto con una intensita' forse eccessiva ma tanto vera da divenire palpabile, a volte credo persino vivente.
Troppa letteratura fantastica per non voler appartenere a questo mondo, troppo desiderio di futuro per non vivere poche schegge nel presente.
Pero' e' curioso...
Decine di programmi in funzione, sparsi in ogni dove ma assoggettati sotto le dita, eppure scrivo, racconto di qualcosa che si nutre della ripida collina delle vita, dove gli elettroni sono astrazioni matematiche e null'altro.
Essere in luoghi cosi' lontani tra loro e scivolare, scivolare tra le esistenze assottigliando sguardo e sensazioni, orientare i punti cardinali dell'egosfera su topologie costruite su dimensioni note.
Un po' mi sorprendo ancora, ma e' questo poco che da' senso al resto.
It is the night
My body's weak
I'm on the run
No time for sleep
I've got to ride
Ride like the wind
To be free again

lunedì, febbraio 05, 2007

Stella silenziosa

Raggi di luna inopportuni rammentano che questo non e' il mio posto, non a questa ora almeno.
Dolore allo stomaco per non ambire a qualcosa di meglio, forse piu' duraturo, meno fugace.
Non mi aspetta granche' oltre questa stanza ed e' pensiero che paralizza e non lascia spazio a voli distesi e prolungati.
E' che vedo al di la' della cortina del giorno e certamente c'e' qualcosa di piu'.
Forse e' vero che sono abituato a tutto questo, ma e' anche vero che non lo sono abbastanza per non sapere, non vedere, non immaginare.
Io aspetto, ti aspetto, so aspettare...