sabato, febbraio 02, 2008

Secoli opposti

Guardo avanti con l'indolenza di chi annoiato osserva l'indifferenza.
Occhi troppo impegnati a scavare, diurno saziare esigenza e passione, notte di strane luci, oriente mitizzato di mostri e bagliori sfolgoranti, paure trasfigurate in sezioni corporee, brandelli di carne tra le mani e dolorose domande mentre la gita prosegue, foto a profusione per labile memoria, incerto ricordo, futura indifferenza.
Caotica lucidita' manifesta in frasi gettate li' ma e' soltanto apparenza di pezzi stranamente ritrovati e lentamente ricomposti in quadro che solo io riconosco e non potrebbe essere diversamente, sensazione di vera appartenenza, origine o parte d'essa definita in tappeto sonoro spolverato e messo a nuovo.
Il riscatto ha suono dei tempi dispari di Soft Machine, tuffo nel plasma primordiale da lancette generato mentre altro nel nascere moriva e linguaggio da poco comprensibile e' passaggio aperto in nuove, strane stanze.
Forza del contrasto tra forze, ennesima dimostrazione di tumulto solo humus vita, crescita, per qualcuno improprio gradino inferiore, per me necessario inizio quando solo direzione caratterizza nel contesto coincidente.
Intreccio tra sociali trascorsi distanti dal presente e personale riflessione quando nelle similitudini spiego un po' l'uno con l'altro e ancora di forze universali si tratta, opposte e contrapposte che in conflitto e divergenze si risolvono.
Lucidissimo niente ma cio' che vedo non puo' essere fine o inizio o intermezzo o leggenda o storia, solo cannocchiale di immagini perdute, forse lampioni veloci sul mio capo, spoglie vetrine, balconi e finestre, vinili rossi e spaventosi pupazzi in sale chiuse.
Comprendo anche sia sublimare e un po' confondersi, felicemente fuggire, dolcemente scivolare in qualcosa finalmente caldo, eppure non e' mai inganno, semmai starsene immobili in attesa che sul serio tutto scorra innanzi in sensata direzione.
I'm very glad to hear that
We understand the sky will be visible soon
Soon soon soon you will be obliged to try
Soon soon soon to reach your moon and die

mercoledì, gennaio 30, 2008

Inseguire ed esistere

Continuo da giorni a domandarmi quale sia la mia posizione il che lascia supporre esista una gara, una classifica, dei giudici e infine dei partecipanti, ignoto l'obiettivo che non sia vincere ma vincere cosa, ignoto il premio ma premio di quale natura.
Puo' essere antica frustrazione che riemerge da inutile passato o solo espediente per ritrarsi e mirare figura intera una volta tanto immobile, senza paraventi o barriere, impegni urgenti, dialettica mal orchestrata, scarico di responsabilita' e giorni brillanti reali o presunti.
Occhi invisibili osservano e non e' vero, bocche maledette parlano e non e' vero, rigurgiti di ribellione francamente patetici m'assalgono e niente altro esiste tra edificare e distruggere, spinta evolutiva alla quale fatico a sottrarmi cosi' come difficile e' fuggire da modelli e strutture, grande abbastanza, saggio abbastanza per sapere che potere e' migliorare non ricostruire.
Forse le mie idee sono roccia ma in un mondo di sabbia esse s'ergono inutili e dannose, fastidio che turba regolare flusso di vento e polvere, squilibrio che indurisce necessaria fluidita', forse detestabile ma fondamentale corso, ciclo al quale non appartengo, non completamente almeno, fulgido merito agevolato da curiosa casualita'.
Corridore in gara senza numero, senza classifica quindi, senza sconfitte ma nessun onore alla vittoria, percorso parallelo ma vicinissimo a chi ha accettato la sfida della consuetudine, del ciclo ininterrotto delle stagioni, possessori di scettri e regni da governare con progressiva saggezza in fotografie sempre piu' a fuoco, sempre piu' colorate, sempre piu' definite e brillanti.
Le mie immagini sono riflesse, le mie parole disperse, le mie opere transitorie e se d'aria e' la mia corona, perche' di sogno non puo' essere il mio reame?
Misera ombra, vuoto riflesso dell'io
non ti serve capire la forza che mi spinge a cercare nel mondo.
Chiara essenza divina già si nasconde
in chi sta vivendo il gioco del tempo nell'attesa di un'alba diversa.

lunedì, gennaio 28, 2008

Vuoto altare

Certo che i numeri non esistono, vero che simbolo e' astrazione, formula invenzione, teorema patetico sforzo di piccola mente per giustificare l'immenso ignoto, le stelle piu' lontane, la piu' piccola goccia di mare.
Attenzione pero' a facile filosofia, domande antiche quanto il primo -perche'-, domande sorte al di la' dell'uomo, desiderio di toccare Dio capendolo, interpretandolo, osservandolo nelle manifestazioni di un creato che oltre i millenni rimane incomprensibile, forma frattale infinitamente frastagliata eppur matematicamente definita.
Esiste universo che prescinde l'uomo, indipendente dal suo contare, soffiare, sudare, urlare, geostatica di ritorno e confondere simbolo con oggetto e' astrazione, precipizio affascinante su spirale verso centro nullo ed inconcludente.
Foreste colme d'alberi che si accasciano al suolo e negare e' banale stratagemma per non vedere sole caldo tra rami ansiosi, non incamerare aria che e' respiro di natura, connubio, simbiosi, fiato tra bocche d'amanti, solitario organismo in unico materno cosmo.
Vi sono sensi che percepiscono dimensioni e forte e' la volonta' di quantificare malgrado misura non sia definizione e se un numero e' pietra allora contare e' montagna, vetta senza fine da raggiungere, spasmodico obiettivo che e' sfida della ragione, esplorazione della mente forte e vincolante quanto corpo che senza pace cerca anfratti e terre nuove.
Dimensioni note ed ignote, goccie di pioggia che scivolano sulla pelle consumandola, solcandola, tracciando percorsi come discese ripidissime quando e' proprio oltre i sensi che viviamo l'irreale, pandimensionali giocattoli di menti irrequiete incapaci di accontentarsi.
Mai credere ai numeri perche' i numeri non mentono, i numeri feriscono, oltre i simboli sanno far male e la loro inumana voce racconta di nulla ed infinito, inizio come fine indifferente e scostante, fremente terrore di universo composto da nulli punti eppure infiniti nella loro grandezza e puo' essere banale segreto, sufficiente sospiro.
Pay no attention to the writing on the wall
The words seem Empty cause there's nothing there at all
We let the wise men beat the Drums too soon
We were just children of the moon

domenica, gennaio 27, 2008

Peso specifico

Incendio bianco sporco e azzurro oltre la collina del monastero, aria di qualcosa che sta finendo, voglia di iniziare, desidero di un simile cielo dentro me.
C'e' un balcone e' c'e' curioso mistero, vento caldo da chissa' quali terre e atteggiamento di chi tutto vuol sapere senza merito ed onore, illusione che non voglio delusione.
In qualche modo e' continuo rimando a semplicita' innata e complessita' acquisita delle quali ora non ricordo e distinguo genesi, ragioni, obiettivi ed e' tramonto impossibile da dirsi finito se non a buio completo, nessuno stacco, transizione incompleta di luce che comunque non cessa mai d'esistere.
Mi piace pensare a nuove strade, timido crescendo d'ancestrali bisogni, liberarsi di innanto controllo, modestia giustificata o meno, non so ma condizionamento imposto che deve andarsene e con esso imprecazioni ed urla, capo chino al di sotto del pensabile, del gestibile, del sensato e semmai domandarsi il perche' di un recinto che a nessuno giovava.
Parole di poco vuote, grottescamente incomprensibili ma definiscono accordi di canzoni che bastava poco per ascoltare, storie che solo allungando la mano si sfiorano, si accarezzano, si possiedono ed incantevole forma e' cio' che assume il semplice solo un poco diverso, alternativa realta' spostata, neppure nascosta, medesimo raggio di luce scomposto in arcobaleno da prisma da alzare ed interporre a meta' tra voglia e coerenza..
Cosi' gioco come bambino curioso, ignaro che la realta' e' anche fatta d'ombra, di domande senza risposta, di valichi insuperabili dalla ragione e indosso gioia e scarpe sportive, fiero e spavaldo verso un mondo che mai e' stato tondo, mai irraggiungibile e come nella sapienza antica posso raggiungerne confini altrimenti lontanissimi nell'idea d'infinito sovrumano ora ad un giro di pagina nel suo piatto esistere.
Quando il giorno ritornera'
vedro' il mio volto riflesso
in frammenti di vetro
ascoltero' il suono che batte lontano
che arriva dal cuore,
il futuro nasconde il passato dentro di me.