sabato, settembre 29, 2007

Dall'inizio

I confini piu' difficili da scoprire sono quelli che ci si e' posti, forse perche' il tempo passa e i giorni che corrono sbiadiscono scritte ed intenzioni ma talvolta il quadro e' piu' confuso di quanto effettivamente appaia.
E cosi' che importa, perche' cercare sempre, sempre, sempre un significato, un senso, un desiderio da esaudire, una missione da compiere?
Che canzone di tantissimo tempo fa regredisca la mia coscienza ad epoca meno sazia, tronfia, al tempo in cui i suoni erano nuovi e i giorni sperperabili in superfluo benessere.
Canzone che porta pioggia, giro di chitarra e basso come danza propiziatrice, voce distorta che e' voce di tutti, epocale esplosione sonora di rara potenza, d'incredibile impatto, scontro frontale che fa dimenticare, che invita ad andare oltre, a scavalcare ennesimo ostacolo.
Potrebbe essere campana nel verde di collina smeraldo, domenica di sole, festivita' di primavera e quel profumo mi ferisce qui, adesso, lontano.
Casa fatta di legno, finestra su universo inesplorato, luogo che non mi appartiene ma vicino, dolcemente solidale, accostato al volto e al cuore mentre voci straniere ormai non mi toccano piu', non mi sentono piu'.
Illudersi di esserci, uscire dal manto di nubi e vento, cavalcare un soffio tra le case, tra quei volti grigi, ritrovare quanto smarrito senza chiedere aiuto e perche' no, essere quanto ci si aspetta da me, magari senza pagare troppo, senza rinunciare a troppo.
Difficile e' deludere in silenzio, senza rancore, senza accondiscendenza ma ancora piu' difficile e' non deludere affatto nel donare comunque consapevolezza, certezza, costante nell'incostanza, inenarrabile, imperscrutabile, generoso perche' io.
There might have been things I missed
But don't be unkind
It don't mean I'm blind
Perhaps there's a thing or two
I think of lying in bed
I shouldn't have said
But there it is

giovedì, settembre 27, 2007

Vapore

Gira diversamente e non solo fuori, turbini cessati, lampi sporadici, quiete imperante, solita agitazione come stagione pretende ma e' superficie ruvida, pelle squamosa che rimane sulle dita.
Poco acido, sempre quello, sempre il solito, bile che sgonfia ed uscirne non complica il giorno, pensieri rallentati perche' ora pensare non serve, esercizio per non perdere abitudine e rabbia, stile libero tra flutti incatramati seppur habitat abituale.
C'era un tempo e c'e' ancora, c'e' un ciclo e ci sara' sempre, ripetizione forse non circolare ma ellisse allungata di parvenza aliena eppura notissima, gioco d'illusione nella bruma di un mattino che tarda sovente a giungere.
C'e' chi non aspetta, chi agisce mentre passi lenti solcano il tappeto consunto, privo di ogni splendore e lucentezza, piu' certezza che necessita', indulgente superfluo, coperta in tiepide notti.
Messa in moto ma e' gia' partito, comico inseguimento perche' poco importa in fondo e aspettare non conviene, aggredire, azzannare alla gola un po' di piu'.
Se solo sapessi goderne, raccogliere un briciolo di azzurro e farne riparo ma i miei occhi non sanno guardare oltre il fitto strato di nubi e del sole ne serbano ricordo lontano, forse leggenda quando non troppe leghe mi separano da esso.
Sfiorire ma non si applica, non sovviene quando serve e in fondo non serve, inesplicabile sussurro che da' tempo fine a se' stesso, inutile propaggine, estensione atrofizzata, uccello senza ali.
Magari e' stata scelta, forse avversita', forse genesi inevitabile e' che gli spazi aperti ancora mi confondono, i colori brillanti non s'impastano in forme, scheda solitaria mai e' novella e la mia fantasia non e' piu' quella di una volta, gambe pesanti, cuore pensante e poco istinto, sporadici desideri mascotte di un divenire sempre piu' improbabile ma queste foglie a terra almeno sollevano un po', dolce volo, il piu' bello, l'ultimo, il solo.
And I am not frightened of dying, any time will do, I don't mind.
Why should I be frightened of dying?
There's no reason for it, you've gotta go sometime.

mercoledì, settembre 26, 2007

Tutto tranquillo

La memoria fa il suo sporco mestiere di mentire, mentire e proteggere, forse distorcere ma non questa volta.
No, questa volta no perche' certe notti ti spezzano qualcosa che non si aggiusta, non si aggiusta piu'.
Poi il tempo, suo degno compare, rimette insieme le cose e le copre con danze e balli, spazzatura venduta come oro zecchino, innaffia terreno con vino scadente e getta cibo in aria, giusto per non far mancare nulla.
Funziona, funziona sempre ma sotto spazzatura e calcinacci c'e' crepa profonda, c'e' peso del fallimento, dolore di aver fatto male e ancora non comprendi come.
C'e' una pellicola e c'e' un uomo che non puo' parlare, un uomo che a stento si muove, appena sussurra un perdono e quel dolore che paralizza e lascia inerme come bambino impaurito indietreggia negli anni, mai troppi anni e il solo ricordarne presenza e' terrore, e' sguardo che si abbassa, e' desiderio di espiare, di cancellare, di urlare, strapparsi il cuore dal petto per smettere di sentire, di vedere, di chiedersi dove fosse finita l'anima, la voglia di comprendere, la forza per uscire da un dolore senza fine.
Senza fine, si... senza fine...
Ora ricordo e quella grande finestra tonda era porta sull'abisso, quelle immacolate pareti bianche l'unica fortezza possibile, auto in strada amiche, piu' vicine delle stelle e quelle lacrime vere come piombo fuso sulla carne, quegli occhi arresi nella loro prima debolezza guardavano gia' in bocca al futuro, al destino deciso come asfalto impennato verso il cielo, bisettice di bene e male, verdetto di condanna con unico giudicante e giudicato, colpevole senza riserve, eterna stupidita' come pena, eterno non divenire delle cose, purgatorio e c'e' di che ringraziare in fondo.
Che canzone dovrei ascoltare ora quando non c'era musica nelle vene e le parole scivolano inutili perche' esiste linguaggio che comprendi con tremanti mani gelate, quando la strada termina in muro sporco e scrostato, quando perdono e' privilegio che non meriti ma c'e' chi superiore t'investe e illumina.
Forse canzone c'e' ma non e' mia, non appartiene a questo cosmo, non gira su queste corde ma ugualmente l'accetto e non lenisce dolore, non accompagna il sonno, non abbandona quella ruga e se il niente di oggi, di domani, di tutto e' inutile prezzo lo pago volentieri perche' senza sarei banale colpevole, piccolo uomo, indegno volume.
Forse e' poco ma e' tutto, forse e' niente ma non ho altro, davvero...
Did I disappoint you or let you down?
Should I be feeling guilty or let the judges frown?
'Cause I saw the end before we'd begun,
Yes I saw you were blinded and I knew I had won.
So I took what's mine by eternal right.

martedì, settembre 25, 2007

Unico corso

Credo nell'energia, nella potenza, nell'onda d'urto, nei bassi che sgretolano fondamenta, nel colpo secco al cuore del mondo, nella distruzione che crea, nel pensiero che si fa acciaio, nel pensiero che si fa carne, nel pensiero devastante motore del progresso.
Odo arpeggi di violini, timpani profondi e per un singolo, infinitesimo istante tocco la Verita', sfioro cio' che realmente e' lasciando a terra questo inutile florilegio di menzogne sapientemente imbastite.
Cerco ordine, simmetrie perfette in orizzonti pendenti, deviati e devianti e attonito mi ergo dritto contro storture di ogni genere e grado, inutile trascendenza certo ma ancora alzo il calice e non sarebbe possibile senza.
Io detentore dell'unica forma di elevato esistere?
Si certo e chi puo' affermare il contrario se non cercando di usurpare contestato e privilegiato ruolo?
E' una questione di metri, pochi metri alla volta da percorrersi a basso profilo ma e' lo sguardo, si lo sguardo che punta  e dirige, sono gli occhi che danno direzione e comandano il braccio, speciali lampi, porte di un pensiero che cerca di essere libero e talvolta, solo talvolta vi riesce.
Poi inseguo un metodo, scavo nel profondo del terreno e se sprofondo non importa, se cado mi rialzo e so che alla fine la chiave e' nel cuore, nella resistenza, nella volonta' di proseguire colpo dopo colpo, forse con quei timpani a cadenzare il ritmo, dita strette sulle corde, suono compresso come molla cineticamente contratta e davanti ci sono io, la direzione infinita, la voglia di abbattere ancora qualche muro e la necessita' di un ricordo che valga, una lacrima che sciolga, un sorriso che spiani le montagne, un cuscino su cui abbandonarsi.
Force yourself to use your brain,
The only way to gain,
A lot of things are just a lie.
This world we love comes down in pain
With hate and bloody games
A question-mark up in the sky.

lunedì, settembre 24, 2007

Artigli nel ghiaccio

L'uno vive in una sfera molto differente da quella dei molti, le sue regole sono diverse, talvolta paiono bislacche, altre eccentriche, spesso incomprensibili.
Deviante creatura, mutante e mutevole, sfuggevole alle catalogazioni seppur mitizzato nel comprimerlo a topos bidimensionale, astratta pantomima, ridicola maschera.
Non e' mai la sola apparenza dei fatti a definirne atteggiamento, non e' mai la filastrocca raccontata per zittire, sorprendere, stupire e raccontare la verita' per quanto in essa sia radicata oltre la maestria del lessico.
Funambolo, si mostra sicuro allo spettacolo, sorride come se il mondo fosse un luogo meraviglioso, sprezzante gestisce e comanda ma dietro ai movimenti sicuri e misurati c'e' fatica immane, quella che chiude gli occhi sprecando lacrime, c'e' poca luce, molto cielo, troppa energia, poca illusione.
L'uno non comprende la lingua dei molti ma voci lontane di paesi e terre oltre il tramonto sono familiari, stranamente vicine, calde come una coperta sotto la quale rifugiarsi quando il freddo paralizza e non lascia spazio ad alcuna forma di calore.
Voci che paiono colmare spazi siderali e alte onde del tempo, provenienti da epoca che a stento individua, piu' simili a ricordo altrui, sogno di bambino e non distante realta'.
Cio' che l'uno non sa e' che i molti non esistono, i molti sono frutto della sua incapacita' di danzare, di muovere passi bislacchi per onorare cio' che e' stato, cio' che poteva essere accettato e goduto.
I molti corrono e rapidi rispondono a chiamate che non riconosce e forse e' difesa e se anche non fosse e' bene non dire, non far capire, non distogliere lo sguardo dal dito che copre il firmamento intero.
Tell me is something eluding you, sunshine?
Is this not what you expected to see?
If you wanna find out what's behind these cold eyes
You'll just have to claw your way through this disguise.