sabato, giugno 21, 2008

Tutto cio' che sta fuori

Inaspettato, inaspettato risvolto di qualcosa che qui e' difficile trovare, individuare, concepire, ascoltare, sentire forse, almeno un poco.
E' come vedere attraverso vetri traslucidi, superfici meravigliose, in qualche modo deformanti, realta' non esattamente uguale a quanto si percepisce oltre la trasparente separazione ed e' visione e visuale alternativa, filtro che manifesta e rivela, dettagli svelati con metro sconosciuto perche' nell'incertezza tutto e' sfumato, i pensieri si riempiono di somme approssimate, giusti ordini di grandezza ma impossibili sicurezze.
Un po' e' brivido, un po' e' mistero da non svelare, attesa di tramonto che allunghi ombre, entita' che scivolano dalla luce come creature da grotte antiche e lentamente le ore del giorno perdono consistenza, rinunciano a senso compiuto per fondersi e mescolarsi col giorno precendente perche' e' sempre cio' che si cela a destare interesse, a rimanere scolpito nella memoria.
Talvolta cio' che sarebbe potuto essere sveglia qualcosa d'assopito in noi e se realta' ha peso di foglia sospinta dal vento, l'eventuale e' macigno la cui corda stringe ed attanaglia, vincolo e stazione alla quale donare pegno e soffermarsi per riflettere, canzone sorprendentemente attuale eppure conosciuta in ogni singolo accordo, note strappate dall'oblio dell'anima e rinvigorite dal fulgore delle quotidiane miserie.
Stesse domande in fondo, stessi passi su consunto pavimento, stessa illusione che come fondamenta, cio' che poteva essere e' prima pietra, molto piu' di simbolo, molto piu' di supposizione, parallela vita, compenetrante realta', virtuale eppure non di sogno, irriconoscibile volto cosparso d'ali strappate, cieli troppo grigi, sassofoni penetranti come spade nel centro esatto del petto, consapevolezza e destino d'essere stato quindi ora esistere.
Sometimes I get the feeling she's watching over me.
And other times I feel like I should go.
And through it all, the rise and fall, the bodies in the streets.
And when you're gone we want you all to know.

lunedì, giugno 16, 2008

Lunghi lati del recinto

Gioco di sguardi, scambio di posizioni, attrito nullo e scivolare e' un po' volare in cieli terreni, persino sotterranei, malcelati sentieri, inespressi percorsi come se liberta' fosse reale, come se liberta' non chiamasse nome di ennesima gabbia, funzionale via di fuga e non parola grande, piena, opulenta, enfatica.
Ho visto il cristallo impuro e attraverso esso il sole di secoli trascorsi con indicibile flemma, ho visto cemento e acciaio e in loro sono fuggito, come in grembo rifugiato, seduto ho ascoltato il boato della folla perdutamente lontana e se e' vero che poco e' infinito oltre nessuno, allora ho parlato con passi raccolti ed ovattati, ho ascoltato i limpidi pensieri dell'individuo esentato dal dovere di massa, di strato, di struttura e materia e li' mi sono dissetato e ricomposto.
Celeste e' forse colore del piede che pare non toccare mai terreno nell'infinito approssimarsi del tempo allo zero, nero pensiero di gloria e onore, esaltazione del passato nell'interminabile ed eterna gloria futura, rosso il suprematismo dell'estetica superata e capovolta, malcelato tentativo eppur riuscito di mimetizzazione ed invisibile presenza, verde l'eco delle parole dette piano, rimbalzo verso stella piu' lontana del creato, sillabe solo da Dio testimoniate perche' e' in cio' che non si ode la prova dell'uomo supremo, del figlio pari al padre, dell'istante istantaneo quando viaggio e' non muoversi affatto in un cosmo minuscolo racchiuso nel piu' profondo dei propri atomi.
Espansione, contrazione, battito che e' onda sinusoidale, gamma di frequenze continue senza intervalli, senza campioni, quantificazione infinita eppure discreta quando scala di misurazione trascende numeri e formule e intimamente riconosco ragione nell'aver torto, idea imperfetta eppure funzionale d'algebra che fa di conto senza spiegare alcunche', inutile cerchio anteposto a porta aperta e oltre la somma di ogni era e umana volonta' che osservo ed ammiro, indifferente all'assoluta verita', in un istante perfetto ancora una volta perduto eppure per sempre mio e solo mio.
Il riverbero dona al brano una qualita' eterea quasi inquietante che slitta lentamente nel tempo mentre i piani si sovrappongono, si intrecciano, si fondono e si reiterano contrapponendosi.