venerdì, gennaio 23, 2009

Otto luci asimmetriche

Ho freddo ed e' strano, spiacevole e inaspettato, aria che non dovrebbe essere qui, odore dolciastro di salsedine incomprensibilmente spaventosa, come qualcosa d'impazzito, sovvertite leggi e revocata realta'.
Potrebbe essere desiderio di cogliere un'essenza che non so definire e spingersi un po' piu' in la' e' rabbia e frustrazione, mancato ricongiungimento con un giorno che fu importante, inconsciamente indimenticabile.
Viaggio separato da caldo cristallo, penso, credo di cogliere un'essenza, vedo colori gialli e marroni, so che non arrivo e so quanto vana sia la notte alla quale non segue il giorno e immagino di aiuto bisogno, metodo, tecnica, vasca di acqua e sale o semplicemente profumo indelebile e in questo superbo.
Spasmodicamente riproduco candida luce intervallata da colonne di pietra e storia e dopo luce acqua, riflessi magici nella penombra del mattino, domenica di festa, occhi che per la prima volta vedono e le mie labbra rapaci si nutrono di cose buone, cose nuove, bianco e arancione tenue magia di colori quando asfalto era strada immensa e senza pericolo alcuno, quando aveva senso farsi proteggere, riconoscere valore presto dimenticato, mai acquisito, sconosciuto al punto da smarrire genetica e millenni in feroce ricoprirsi di passioni e desideri irrealizzabili.
Eppure piacere e' limitato, risposta non affermazione, come non voler vedere, come non voler sentire, adesso si ma dopo, arrivo, svolta sempre sbagliata, sovente dipersiva, affanno inutile, inutili lenzuola a difendere sonno turbato.
Restano frasi semplici ma disturbanti, verita' elementari ma in qualche modo sorprendenti come vicinissimo ignorato infine spiegato ma stupirsi non e' neppure gioco se moneta nel pozzo non trova fine di caduta da troppo tempo attesa, desidero ancora tutto da esprimere in tempo corto, battito levato e sospeso, antica passione sin d'ora illusoria, di sogno in sogno, di ora in ora, mescolate carte su tavolo sempre meno verde, sempre piu' freddo e inospitale, partita troppo attesa, infine da concludersi, nel silenzio, nel gelo, nell'oblio.
I'm a doorman at my Death Row, you faceless foe of heart
An accent, a drop of darkest blood on snow, white feather in the tar....
a tearstain on your frozen face...
A life - in black and white

lunedì, gennaio 19, 2009

Dedalo

Guardo avanti e sembra non vi sia piu' nulla, niente che possa bastare in un oceano di compromessi, stanchi ricordi, spasmodico bisogno d'introvabile piacere, solitario osservare sconsolato ed annoiato perche' cio' che non c'e' non torna, cio' che non torna non appartiene, non e' mai appartenuto, non sa disegnare archi colorati e nuvole, nuvole divengono unico cielo possibile, sola immagine da portare con se' anche quando luce e' bisogno.
Dipendera' forse da immateriale tempo che non posso toccare, sentire, neppure vedere, muro, muro da penetrare ad occhi chiusi, piano piano, uno sguardo alla volta, sillaba che non diviene parola perche' parola e' segmento, suono e spazio in orrendo rincorrersi e qualche perche' in troppa attenzione da prestare.
Resta cio' che gia' e' stato nel miracolo dell'infinito frazionato, incomprensibile paradosso ma innegabile verita' perche' tra plastica e labirinto giacciono specchi e colori lisergici, tonde sfumature che non oso ricordare, forme che voglio evocare e canzoni che ho imparato a gestire, concepire, udire con la capacita' di colui che ha dovuto imparare aliena e bellissima lingua, comunicare col silenzio per osservare dentro distesa ed incomprensibile landa circostante.
Immagine e' terra screziata scura dal freddo, grigio, grigio e pietre, nero non piu' erba, nebbia in eterno imbrunire, albero solitario al centro, inutile gesto di vita, offesa al silenzio, all'immobile cosmo che tale deve rimanere, nascere e cadere, crescere e morire, senza nulla oltre se' stessi, intorno troppo, dietro coloro che sono stati, davanti corpi senza cuore, occhi spenti, piccole fessure impervie da non sfiorare, sempre che sia, sempre che fosse, sempre perche' mai e' parola proibita, unico termine inventato e per questo inutile, inutile come comunicare.
Del resto presente e' piatto di cibo gia' mangiato, ricordo di sapori, olfatto appena inebriato, dolce cedimento, sostentamento ed essenza eppure piacere, mattone si mattone piccolo ed ignorato invero necessario, griglia di ricordi allineati e decadenti, scarto di cio' che humus e', e' stato, un ricordo, un presente, poco domani, tanto sempre.
Perche' in questo mio risveglio, in questa nudita'
una lacrima si perde nell'ultima realta'
e nel chiarore del tramonto comprendo che
l'Infinito e' un'illusione, l'Infinito e' in me