venerdì, gennaio 04, 2008

Completo profondo

Non sappiamo piu' vivere perche' vita e' dovere non diritto, conquista palmo a palmo di terreno, costruzione verso vette inesplorate non occupazione di altrui spazio, inutile spazio.
Assoluto esiste nella potenza numerica ma relativo e' umano dono, strumento vitale per misurare bisogni e voglie, per tarare energia e volonta'.
Bisogna uscire, uscire, uscire e fermare tutto, buttare ogni cosa e azzerarsi come aprire gli occhi al mattino e cio' che appare nuovo e' matita di quadro forse gia' dipinto ma mai troppo studiato, sentito, apprezzato.
In qualche modo e' una sfera che cresce, egocentrico rotolare in ogni direzione perche' muoversi e' sentire, e' cosmogonia dell'unico universo noto, sensato luogo, splendida risposta.
Uscire quindi ed e' energia che percepisco, che stupisce e sorprende e quale piccola cosa e' ragnatela di uomini ingordi, di creature stupide intrappolate in utopiche e multicolore celle di sprigionato tanfo d'ipocrisia e orrendo gusto di rimpianta schiavitu'.
La liberta' non e' terra selvaggia e sconfinata, la liberta' e' un immenso giardino di siepi fiorite recintato, delimitazione che non restringe ma esalta virtu' e meraviglia perche' esiste storia per ogni singolo stelo d'erba e allora correre oltre diviene calpestare di patetico essere che non sapendo creare distrugge.
Non so, non so nulla e gli anni come scirocco erodono e spianano ma c'e' del bello nello sgraziato muoversi di massa alla cui superficie appartengo, malgrado tutto e se cosi' deve essere giusto, allora c'e' misura attorno a me, c'e' susseguirsi di cielo e terra, aria uguale ma sempre diversa, cammino che faticosamente traccio ma braccia alzate chiamano, cercano, a volte sfiorano e quel caldo tocco e' spinta propulsiva e a fondo il resto quando pioggia e gelo rafforzano, fortificano, dolore che e' anche aria se ancora serve per respirare, ancora tanta aria...
Mine is the Earth and the sword in the stone
Mine is the throne for the idol
One fleeting moment and it is all gone
Crownless again
Will I fall?

domenica, dicembre 30, 2007

Come pelle

Il sole visto da un pozzo nel profondo buio della notte sembra luna piena eppure nuvola illuminata nell'oscurita' appare come sole splendente.
L'essenza non e' parvenza eppure ne definisce proprieta' e talvolta le piu' importanti si evidenziano come fari nella nebbia, un po' come guardare e non capire, coprirsi il volto con le mani ed improvvisamente nessun mistero, nessun segreto, nessun incanto, tutto noto.
Partenza senza ritorno perche' andare e non comprendere e' come non essersi mai mossi di un passo e tentare non serve, non aiuta affatto e cosi' scoprire che piu' lungo percorso e' stando immobili con quel tanto di leggero ed impercettibile tremore del collo, palpebre vibranti eppur chiuse, scrigni di occhi che vedono molto piu' da chiusi.
Vi sono porte che non trattengono un passo fermo e deciso, tantomeno lacrime e speranze in universo infinito ma non cosi' vasto da non essere percorso nel lasso di un pensiero dimenticato.
La distanza tra deserto ed eterno ghiacciaio non si esprime in passi bensi' in notti insonni, occasioni in cui ripensarsi, rivedersi, immaginarsi lontano ma non troppo, vicini ma non troppo, felici ma non troppo perche' le realta' non e' mai a portata di mano ma neppure cosi' distante da non essere raggiunta con pochi sorrisi, qualche affanno, certo rischi ma altrimenti che senso avrebbe.
Pulito ed ordinato, preordinato forse ma ci si illude che il meglio debba ancora venire e costelliamo gli spazi mancanti di flebili luci, tenui colori, illusioni fatte di parole, di immagini, di pensieri, troppi pensieri.
E' che certe notti udire il proprio sangue solitario scorrere nelle vene da' adito a piccole recriminazioni, leggere insofferenze, ampie e disilluse aspettative, voglie mai troppo represse, mai troppo ambite, generiche speranze, grandi e possenti corse nel silenzio che talvolta non e' abbraccio.
What shall we use
To fill the empty spaces
Where we used to talk?
How shall I fill
The final places?
How can I complete the wall