mercoledì, dicembre 19, 2007

Fatto per sentire

Se fosse storia, introduzione descriverebbe rocce vulcaniche appuntite e nervose cosparse di licheni ammuffiti sotto un cielo grigio e noncurante che vomita pioggia sottile e pungente.
Musica di ottoni pesanti e timpani ad incessanti colpi percorrono lungo strapiombo in mare color morte e schiuma che come brodo primordiale genera incubi e veleno.
Aspettarsi un cambio di tonalita', viaggio tra mezzitoni come crepe che impreziosiscono immensa cattedrale, ruga che rende vero e difendersi e' ripensare a video assolato con gente che balla, magliette colorate, pompe di benzina e nella confusione qualche nota passa e pare pioggia che scava montagne furiose.
Mi invento tra schermo e fredde coperte, paralisi, stretti respiri, non coordino, non coordino bene e lettere sbagliate precipitano su giuste parole, funambolo resto in equilibrio tra infiniti strapiombi e se fossi folle potrei persino divertirmi, anfibio affogare che e' limbo di un esistere indefinito e in fondo, poco interessante.
Osservo punto centrale che equidistante si sposta con me mentre sfondo scivola laddove e' sfiorare di dita ma irraggiungibile da corpo progressivamente consapevole d'inutile sforzo ma la vera morte e' altra ed e' pregna di lustrini e lucette, bacetti rosa e freddi, sorrisi sguiaiati, umido, umido ovunque su appiccicoso abitare.
Labbra piegano disprezzo e non freno disgusto, nemico dell'ultima ora giusto per non fermarsi mai, per non illudersi neppure un minuto che bianco marmo puo' essere arredamento al pari di intonaco crepato e scrostato perche' potrei persino progettare, strutturare, riarredare, elaborare e sarebbe luogo immacolato, pura struttura, calcolo invariabile eppure non potrei rinunciare a caos che potenziale sfonda pareti di flaccida tranquillita' rigettandomi tra rocce e licheni perche' se mia e' terra di confine allora guardiano consento e permetto, osando per vincere, osando per perdere, immortale per esserci.
And i find it kind of funny
i find it kind of sad
the dreams in which i'm dying
are the best i've ever had
i find it hard to tell you
'cause i find it hard to take
when people run in circles
it's a very very
 
mad world

martedì, dicembre 18, 2007

Frontale

Ho frugato tra le altrui vite, insinuato come fredda ombra tra le trame di un piccolo e grande ricordo, ingombrante ma non invadente ho voluto guardare dentro, dentro il profondo quasi dimenticato.
Annoiato e poco sorpreso, forse un poco ma niente varia nella sostanza e non dovrebbe spiazzarmi ne' allontanare da quanto m'aspettassi.
Quindi e' forse questo l'eden promesso?
Il grande inganno ci ha forse divorati e digeriti e cio' che resta sono piccole e inutili briciole?
Potevo sapere e gia' sapevo, moltitudini conoscono e milioni d'altre conosceranno come infinite gia' hanno saputo ed e' piu' sensazione, indotta sorpresa per apparire piu' innocenti che stupidi, baratto di stupore con incoscienza e malgrado tutto, il cambio puo' essere favorevole.
Perche' ragionare su semplice banalita' quindi, privilegio o condanna di un luogo che assomiglia a nulla e che nulla spartisce con ricordi fatti carne di altra realta' appartenente.
E' forse il confronto cio' che cerco, piu' facilmente conferma e nessuno osi vedere insicurezza quando algebra del tempo che passa richiede, esige riscontri e somme, totali e parziali e solo arroganza arrocca su certezze inesistenti.
Poi le somme sono giochi piccini, labili desideri o incubi, fluttuanti energie impossibili da cogliere, solo distribuire tra urla e silenzi, compensione e disagio, figlie del giorno diverso da quell'altro, sensazione intangibile che solo talvolta diviene volonta', sovente disillusa.
Nessun risultato infine, pregevole diversita' magari e di questi tempi e' gia' vanto ma senza conoscere reciproci giardini cio' che resta e' ipotesi col mio solo vantaggio di una scelta che non possiedo ma che posso ancora vantare.
And it's a strange thing
Cause now it don't really matter
More of the same thing
Don't even hurt, it's a part of the pattern
Until I'm through with this blue situation
Pass me the wine, it's just a minor variation

domenica, dicembre 16, 2007

Altro piano

Ho camminato senza muovermi, ascoltato senza comprendere e viaggiato laddove una volta ero di casa che oggi a stento riconosco se non nella memoria, in cio' che fu, in cio' che fui.
Se ho creduto di essere stato troppo lontano dall'esterno allora ragione e' giunta all'attracco delle convinzioni e ho rinunciato affrontando con serenita' e distacco cio' che oramai mio piu' non e'.
Giungere laddove la terra finisce e scoprire l'inganno che nuovi orizzonti non esistono, nessun passaggio di consegne al confine della vita, no gestioni rinnovate, infinito nulla in stanza del potere, desolante vuoto in spazio giochi eppure cosi' caro e' stato il pedaggio, tanti inutili respiri per arrivare innanzi al nulla piu' inutile concepibile, spazio vuoto pieno di sola delusione e chiusa speranza.
Poi idealizzo, forse discendendo nella valle di erba e passaggi infiniti sorprendendo un minimo di illusione, un protrarsi dilatato, dilaniato, forse disturbante ma innocuo, loop involontario nell'illusione ferma e persistente di libero pensiero, libero ricordo, libero raccogliere.
I luoghi invecchiano rinnovandosi, decadono mutando in altro e luce, luce non indica ma copre, distoglie e perseguita chi in fondo ne cerca limitata curva d'onda, un po' di calore, qualche sfumatura, colore che non sia forma ma piacevole, piacevole ed estraneo suppellettile.
Mi sono nascosto quindi, lento e guardingo ho cercato certezze e amici nell'alieno che ignorandomi mi ha condotto a casa, nelle pieghe dello spazio ho incuneato energie e ricordi, posseduto un alito di quell'aria che stagnante mi e' parsa attendermi pazientemente e diligentemente.
Ancora ogni luogo e' mio luogo e invero possiedo senza volere seppur trono di re assente e che non sia ragione, ragione vera per cui resto, per cui torno, per cui resisto.
I want to run, I want to hide
I want to break down the walls that hold me inside
I want to reach out and touch the flame
Where the streets have no name