venerdì, novembre 28, 2008

Convenienza

Giaceva nella rovente penombra del tardo pomeriggio l'estate cosi' poco attesa, poco desiderata, per la prima volta subita in un senso d'insana crescita, d'inevitabile destino al quale opporsi chissa' con quale risultato, con quale miracoloso responso non fosse per stupida e benedetta certezza d'eternita' di giorni in cui dovere era desiderarla.
Tanti pensieri, non quelli giusti nel ruolo mal ritagliato di chi doveva vivere di potenzialita' ma c'era da esprimere un bisogno, tracciare un segno, distruggere barriere e col sorriso accettare imminente sconvolgimento.
Autunno lontano, inverno lontanissimo, l'estate successiva da inventare, solo spettri, solo mostri, solo echi nel caldo, nella verde luce, nel sincronizzato ruotare e poteva essere comune ascoltare, atteso giorno inaspettatamente epico, silenziosamente roboante d'eterne parole, di nuovo cosmo, inedita tesi impossibile da non seguire.
Giallo puo' essere oro in giusta luce, nell'anima di chi osserva senza interesse, senza giudizio questionante inezie in sole morente, in rientri annoiati, inerzia altrove meritata, furbescamente evitata.
Sudore risponde ad agitata simbiosi climatica eppure tremo incredulo, mi siedo, non unisco secondi che controllo come supremo essere a cui niente puo' essere negato e posso solo pensare che nulla e' da svelare se stringere tra le mani l'assoluto e' solo gioco di bambino stanco di giocare, ansioso eppure annoiato, eccitato ma spaventato, triste di felicita' immeritata e grottesca e cosa e' mai strapparsi il futuro di dosso come pelle di viscido serpente nel futuro quando rimpianto non si e' divorato meglio dell'anima sfiorandone confini e bordi gia' corrosi.
Voglia di uscire, desiderio d'amplificare voce trovata e meno paura, piu' incertezza e avventura, gioia d'arte, tutto finito, tutto iniziato, tutto inventato, porta chiusa con violenza alle proprie spalle ma che importa se smarrirsi significa pagare salato conto dopo banchetto ancora da gustare e la' sedia, la' tavola imbandita, accomodarsi che per la cassa c'e' ancora tempo.
I don't like Ibiza
I don't like house music
I don't like house music
I don't like house music
On the road...

mercoledì, novembre 26, 2008

Orfico

Cammino instabile e non vedo fine alla superficie ghiacciata sulla quale mi trovo.
Come bambino scivolo e corro, cado e mi rialzo, un po' di dolore, tagli qua e la', molto freddo, molto caldo fintanto che sudo e m'agito e sole pare tramontare nel superbo blu di cielo figliato da malinconico Dio e non so che ore siano, ho perso il tempo, ho perso orientamento, ho perso bisogno di bisogni e non importa fintanto notte lontana, gelo immagine di film e camino acceso, solitudine incubo di bambino che smarrendo la madre comprende essenza del mondo.
Silenzio ed e' il proprio, respiro disegna arabeschi innanzi e non vola e non precipita e non ha forma ma so a che assomiglia, vento saluta senza farsi sentire e stormi fiabeschi inseguono nuvole troppo stanche per fuggire in un momento epico, nella mistica mai perduta se solo non vi fosse umanita' destinata a stelle lontane o abissi di terra in fiamme e in fondo che importa, nulla muta davvero se si sa guardare cosmo coi giusti occhi, coi giusti ritmi.
Di questa terra non conosco storia, non vedo altra geografia oltre bianco compatto, aria gelata, inamovibili giorni, stasi di unico ed eterno accordo curvato e ripiegato, talvolta confuso con altri suoni eppure mai smarrito, rimasta guida, bussola di solo nord perche' unica e' la meta per quanto celata e mai narrata perche' e' esattamente questo il nodo, punto oltre il quale le logiche divengono fili d'oro ben tesi e lucenti, normali giochi di vita, epici cavalieri al fianco quotidiano per non sbagliare, per non smarrirsi, per non sentirsi troppo unici e troppo soli.
Fermarsi, correre a perdifiato, salti d'impronte profonde, occhi chiusi o aperti, illusione, illusioni e non in questa terra senza anima, senza spiritualita', solo invenzioni, sole inventato, anarchica energia eppure in trappola, eppure debole nell'apparente forza, nella consumata voglia di fuggire, nella preghiera senza incenso, nello sguardo che fatica ad alzarsi, nella mano che non sa accarezzare, non piu' e tenebra e ombra e ginocchia a terra resto, resto qui perche' questo e' inizio del momento, inizio del silenzio.
Loco! Loco! Loco!
Cuando anochezca en tu portena soledad,
por la ribera de tu sabana vendre'
con un poema y un trombon
a desvelarte el corazón.