venerdì, maggio 16, 2008

Pendolo

Se cessasse il rombo di tutti i timpani del mondo allora nessun cuore avrebbe piu' senso nel battere, mestiere di vivere e raccontare storie per chi solo vuol ascoltare noiose storie vissute e stropicciate, cadenti e decadenti, statiche quanto basta per rifugiarsi in forme e colori, inerti eppure molto molto espressive.
E' che si giunge sempre al momento in cui formule si bloccano all'altezza del cuore e nemmeno sangue pare trovare pertugio in cui passare e inizia a mancare qualcosa e quel vuoto fa male, quel vuoto toglie vita e forze, fiume asciutto verso il mare, verso un nulla, parvenza di un ricordo, di un bisogno antico, di illusione che e' stata aria e ramo slanciato in un cielo azzurrissimo, vento incapace di fermarsi, di sussurrare se non urlare forte e maestoso e furioso e osceno.
E' che si dubita, si dubita di tutto nella spasmodica ricerca di variabili a cui attribuire valore, significato e con esso senso e compiutezza, trasposizione d'oggetto, di soggetto, di locazione in uno spazio mobile, anima statica e solitaria perche' qualcosa deve muoversi e senza riferimenti puo' essere sogno, puo' essere visione di qualcosa che e' rimasto dietro, sorpassato ma non dimenticato, solo nell'oggi, solo nella notte, solo nel freddo come impronta in fresca neve con sguardo verso luce fioca ma presente, un piede avanti all'altro dentro alla consuetudine quando non e' tale, in mezzo al fuoco che non e' mai eterno eppure incapaci altrimenti non si vivrebbe diversamente.
Ho preso dodici chitarre e le ho suonate al ritmo di quei timpani, tamburi miei, solo miei, solo miei, solo miei quando non  posso scordare, mentre qualcosa si spezza, altro si riempie, forse comprende e brucia la gola mentre penso potrebbe persino bastare, forse finire, magari uscire imprecando contro foto impolverate ed appiccicose, vetri poco spessi, pozzi molto profondi, neve che non doveva sciogliersi cancellando cosi' passi infine troppo lontani, strada smarrita, strada perduta, rimpianto, furore esausto, mano immobile, piu', mai piu'.
io e' un altro
lo zero non esiste
niente e' nulla
tutto e' mio