sabato, novembre 18, 2006

Interruttori sul bianco muro illuminato

Perche' ostinarsi nel parlare di consumismo, di manufatti, di materia.
Certi oggetti hanno sangue e carne come noi, parlano, raccontano soprattutto.
Piccoli pezzi di plastica sanno evocare giorni, mesi, anni di vita, sanno rendersi amici, teneri interlocutori, morbidi giacigli su cui distendere i pensieri.
Schegge di passato si insinuano nella pelle, talvolta fanno male, altre volte ci svegliano dal torpore delle consuetudini, delle abitudini, del presente che ci sovrasta e affoga.
Un po' ci si lascia andare, un po' ci si dispera, un po' di gioia e qualche rammarico ma in fondo l'esserci stato, l'aver vissuto, provare ancora emozioni non e' solo consolatorio, e' l'essenza stessa del vivere.
 

Vento di terra e di tempo

Prima di entrare in casa ho assaggiato l'aria.
Frizzante, inaspettatamente calda per il giorno e l'ora, preludio di un cambio di clima.
Volevo fermarmi a respirare ossigeno e silenzio, volevo regredire ai giorni in cui si urlava alla luna, volevo illuminarmi di oscurita'.
Volevo essere libero...
 

 
Dopo quasi 30 anni l'Hammond di "Se io lavoro" delle Orme causa furiosi brividi.
Ancora l'ascolto e coma la prima volta mi pare di udire la musica del futuro.
Dopo quasi 30 anni questo futuro e' ancora al di la' dal divenire...

giovedì, novembre 16, 2006

Continui e repentini

Il grigio si mescola nel blu e il blu nel verde e il verde nel marrone e il marrone nel grigio.
Rami al centro della visuale e poco tempo per fermarsi, per riflettere, per respirare.
Correre, evitare, schivare, rallentare ed accelerare...
... ma il grigio e il blu e il verde e il marrone sono sempre li'.
La materia, la materia ci riempie, ci ingrassa ma c'e' bisogno di elettricita' e prima ancora di aria, parole scritte e musica.
C'e' anche bisogno del tocco, del sorriso, di morbidi capelli ma alla fine si rimane nel silenzio col solo blu davanti.
No, non basta ma un po' di calore arriva, un po' di pace rimane e i pensieri sfumano...
... nel grigio, nel blu, nel verde, nel marrone...

Oscillazioni sincronizzate

Perche' sappiamo solo usare un metalinguaggio per raccontare, per descrivere, semplicemente per conversare.
Smettere di parlare solo perche' ci hanno insegnato ad avere paura delle parole ma non della quantita' di parole.
Prima ci hanno raccontato che parole come cieco, zoppo, spazzino, handicappato, negro non possono essere adoperate ma in cambio abbiamo ricevuto sms, cellulari, blog...
In cambio dell'undicesima edizione della neolingua abbiamo venduto la liberta' di esprimerci.
Non e' solo ipocrisia, non e' solo falso progresso, non e' solo mancanza di rispetto; sacrifichiamo la sincerita' per la tranquillita'.
Negli anni 80 eravamo riusciti a destrutturarci, a scrollarci di dosso le grottesche ipocrisie del decennio passato, eppure e' bastato cosi' poco per tornare nella gabbia delle parole, nella prigione delle idee, nel buio tombale dei libretti rossi e dei circoli culturali.
Tolleranza con tutti fuorche' con gli intolleranti, e' questo il nuovo comandamento, e' questa la pala da usare per seppellire le idee.
Just another grey morning
Instant coffee and shitty cornflakes
Turn on the radio
Plastic masticated emptiness
Trakking back in the evening
Feels like they're chatting my whole life away
Reach out for that tv
Picture flicker, sends me off to sleep
 
Today I turn the radio off
Today I turn the tv off
Today I'm gonna turn to rock and roll
 

martedì, novembre 14, 2006

Pratiche logiche

Giri, gira, girando.
Di una giornata non rimarra' nulla, quindi perche' non girare attorno alle piccole spirali per poi farsi avvolgere?
La vita e' una ricerca, una ricerca di piccole pepite, non di grandi giacimenti.
L'esistenza non e' una maratona ma una corsa sulla brevissima distanza.
L'essenza e' fatta di attimi non di anni, di frasi non di libri, di accordi non di sinfonie.
E' talmente inutile ambire alla perfezione quando e' il lampo che illumina la notte, il fotogramma a definire la ripresa, l'oscillazione il suono.
Percorriamo kilometri e non ci rimane niente, ci fermiamo ad osservare il piu' inutile dei centimetri e scopriamo racconti, vicessitudini, ricordi.
Spazio confuso con tempo; tutto qui.

Oh, Dio! Io potrei viver confinato

in un guscio di noce, e tuttavia

ritenermi signore d'uno spazio

sconfinato, non fossero i miei sogni.

Giorni piu' comodi di altri.

Il segreto non e' avere tutto, ma quello che serve al momento giusto.
In realta' basta ancora meno: ci deve mancare tutto e averlo solo quando se ne ha voglia o bisogno.
E' cosi' semplice la vita...
 

lunedì, novembre 13, 2006

Isole della memoria

Ricordo che c'era il mare.
C'era anche tanta gente, frastuono di motorini, musica da classifica, urla di varia natura e un fastidioso senso di attesa ma non importava allora e neppure oggi.
C'era un cielo sgombro senza alcuna nuvola, un vento secco, incessante, poderoso ma nel contempo avvolgente, rassicurante.
Il caldo sole soccombeva all'aria e sprigionava la sua energia senza bruciare, senza infastidire, semplicemente scaldando il corpo in tutte le sue parti senza preferenza alcuna.
C'era una terrazza con tavolini di plastica bianca, bottiglie vuote e tazzine di caffe'. Il muretto in pietra rossa pareva essere l'unico ostacolo per raggiungere quel mare se solo si fosse ignorata la distanza reale, ma in fondo era bello pensare che pochi mattoni mi separassero dalla meta.
C'erano cose da fare, sistemazioni da trovare, carte da firmare, soldi da spendere ma dopo, tutto dopo...
Casa lontana, scuola lontana, lontani gli oggetti e i locali. Lontani i libri e i dischi, lontani i film e i computers.
Lontana lei di cui non mi importava gia' piu' nulla, lontano il futuro cosi' maledettamente vicino e vicino quel passato che presto sarebbe divenuto irraggiungibile.
Accidenti quanto ero stanco...
In quel momento qualcosa si chiuse e qualcos'altro si riapri', in quel momento smarrii e ritrovai qualcosa di indefinibile.
Quel giorno persi cio' che non ho piu' ritrovato ma mi rimase il ricordo, il desiderio, la speranza, la voglia di riaverlo... mi rimase un sogno.