sabato, aprile 21, 2007

Colonna riflessa in acqua immobile

Cos'e', ho il cuore duro forse? Deludo, faccio rimpiangere favolosi tempi passati?
Che devo dire, ancora accetto, ancora sopporto.
Se solo, se solo, se solo potessi uccidere il cinismo che mi avvelena il sangue e rendere il cuore immarcescibile pietra allora sarei libero, dopo potrei andare al largo e muovermi verso il fondo, mia unica meta possibile, senza alcuno sforzo.
Mare...
In certi momenti mi rifugio nel pensiero del mare, chissa' perche'.
Magari e' solo un luogo lontano, chimera del diverso, desiderio piu' relativo che assoluto, dislivello di terre ed emozioni ma la realta' e che non importa davvero dietro quale dito si nasconda la ragione.
E' quell'onda bassa e leggera che si antepone tra sabbia e dita che non riesco a togliermi dalla vista, e' sole caldo ma non rovente e vento, tanto, tanto, tanto, vento.
La verita'?
Le gambe non mi reggono ed ogni passo e' agonia ed e' cosi' difficile aggrapparsi a qualcosa...
... o forse non so piu' che significa dipendere dagli altri e completare cosi' la disfatta in patetica resa e' passaggio piu' banale che scontato.
Comunque sia, se il pavimento e' solido e se le ginocchia reggono posso anche aspettare qui che le forze tornino e al diavolo tutto il resto.
When the singer's gone
Let the song go on
It's a fine line between the darkness
And the dawn
They say in the darkest night
There's a light beyond

giovedì, aprile 19, 2007

Luna immobile

Esigo solo essenziali presenze.
E' come se ogni pietanza oltre il pane divenisse indigesto boccone, mefitico intruglio da evitare per avere vita salva.
Cosa aspetto, il fine settimana forse, la fine di qualcosa, l'inizio di altro, non so, non so davvero.
Servirebbe un boato di timpani tra un esercito di archi per suscitare emozione e voglia, crescendo in crescendo, turbamento di ore incoerenti nella contemplazione di cio' che non merita ma ora immenso come un unico dio.
Potrebbe essere attesa, potrebbe essere sana tensione emotiva, potrebbe essere un cuore libero.
Potrebbe manifestarsi pero' in qualcosa che brucia, qualcosa che non dovrebbe, qualcosa che si agita nell'ombra, maledizione senza luce, reietto fantasma tra stanze deserte e abbandonate.
Si, potrebbe ma posso dimenticare, posso stogliere lo sguardo e immaginare un luogo immerso in questo solo vento tiepido che porta con se' aroma di limoni, di erba fresca, di natura che riposa senza dormire.
E' che non ho altro rimedio al desiderio di un po' di requie laddove non una singola parola viene compresa, non un gesto correttamente interpretato, dove scientemente si desidera colpire per noia, per frustrazione, per strana forma di rivalsa.
Poi non comprendo, difficilmente mi adeguo tantomeno mi interrogo, forse mi dico che sono inezie e me ne convinco perche' e' la verita', poi basta un po' di aria calda e profumata affinche' ne valga ancora la pena.
We move in circles
Balanced all the while
On a gleaming razor's edge
A perfect sphere
Colliding with our fate
This story ends where it began

mercoledì, aprile 18, 2007

Istinto dal timbro metallico

Un tempo ero piu' diplomatico.
Non e' vero neppure questo, forse un tempo ero meno compresso e meglio dosavo le emotivita' negative per rilasciarle con grado e moderazione.
Oggi comprimo, oggi conservo, sfogo quando e come posso e altresi' sbotto pericolosamente.
Talvolta mi ammanto di finta comprensione, falsa sopportazione che inevitabilmente sfocia in ingiustificata escandescenza.
Strana dote la diplomazia, certo ci si nasce, forse la si impara, sicuro la si perde.
Da giovani forse e' difficile coltivarla nell'irruenza ormonale ed emozionale, oggi c'e' ancora troppa corsa nelle gambe per rallentare e mediare, troppo sangue nelle vene che scorre impetuoso con la forza di colui che ha sempre meno da perdere e tutto da guadagnare.
Invero me ne frego della diplomazia ed e' missione averne sempre meno bisogno.
E' guerra alle metafore, ai giri di parole, ai sotterfugi, agli eufemismi; brutalmente sincero ricerco chi comprenda, chi arrivi a disprezzarmi dandomi pero' credito di coerenza ed onesta'.
Posso permettermi di sfidare il mondo e le persone che ci sono dentro?
No, no di certo e saro' perdente per averci provato, ma se avro' l'onore delle armi seppure inutile, sara' vittoria.
Andare a piedi fino a dove non senti dolore
solo per capire se sai ancora camminare.
Il mondo è un corpo coperto di lividi,
i miei pensieri sempre più vividi.

martedì, aprile 17, 2007

Inatteso lucido

A volte guardi un telefilm, uno di quelli nuovi e luccicanti e in esso ritrovi un oggetto, messo li' per poco, per niente ed ecco infinite ore che tornano come amici da un viaggio lungo e lontano.
Non ho resistito e ho dovuto resuscitare il vecchio Apple II dal sepolcro di polvere e ragnatele.
Non funzionava e verrebbe da dire ovviamente e aprirlo e' viaggio in un futuro anteriore, sogno steam-punk di un'epoca lontana piu' vicina ai romanzi che alla realta' e in fondo non diversa da oggi se il fiato e' rimasto in gola per lunghi secondi dopo lo schiudersi del pesante coperchio in lamiera.
A differenza di allora oggi ho sorriso, questo si, ma senza ironia, niente da sbeffeggiare o deridere.
Un sorriso all'innocenza, foto ritrovata di bambino e di luoghi accantonati.
Toccare quelle schede, sistemarle in slot dalle piedinature imbrunite, arrotolare filamenti di rame, ancora uno sguardo curioso, alimentazione e accensione.
Il suono del bootstrap non l'ho mai scordato ed e' saluto affettuoso, pochi secondi e il cursore lampeggia fedele, rassicurante, invitante.
E' quasi emozione scrivere e ogni tasto e' un rintocco, ritmico rilascio plastico di molle, automatismi acquisiti divenuti innati, riflessi non piu' nozioni, conoscenza non piu' sapere.
Il mio software, innocente quanto inutile eppure cosi' grande, importante, immenso.
Leggo ancora la magia in quelle righe, trovo dedizione e capacita', fondamenta di grezzo cemento armato, registrazione in altra forma, in altra lingua, in altra disciplina di giorni importanti, unici.
Capisco sembri patetica nostalgia ma ogni avventura ha bisogno di un mezzo per essere vissuta e se come scrissi in passato, certi oggetti hanno un'anima, altri l'anima sanno donarla.
Chi e' maestro nell'arte di vivere distingue poco fra il suo lavoro e il suo tempo libero.
Persegue semplicemente la sua visione dell'eccellenza in qualunque cosa egli faccia,
lasciando agli altri decidere se sta lavorando o giocando…

lunedì, aprile 16, 2007

Canzone della terra

Frasi strappate tra un volteggiare di archi e l'altro.
Non so perche' e da dove venga questa voglia di Sakamoto, forse anch'egli a cavallo di due differenti luoghi o solo desiderio di quell'anima immensa racchiusa in uno scrigno di malinconia.
Devo solo superare questo momento a sua volta sospeso, appeso sopra il conflitto estenuante tra dovrei e saro'.
Vincera' quello che non doveva, la strada meno probabile sara' imboccata, ora lo so, ora lo vedo.
Non mi dispiace nemmeno piu' di tanto solo un poco; non doveva proprio andare cosi' ma e' la cosa giusta, ora lo so.
So anche di essere molto, molto lontano ora.
Distratto e se la presenza fosse sbagliata, ma non sono proprio qui, mi dispiace ho bisogno di fare mio l'essenza nuova e la nuova assenza.
Forse mi giudichi diverso ma non sono mai stato tanto vero.
Forse mi reputi incoerente ma se osservi a fondo vedrai collimare pensieri, gesti e parole con rara precisione.
E' che ho sopportato tanto, ho affrontato le paure piu' orrende, ho demolito e ricomposto il tempo trovando una risposta per ogni domanda.
Mi sono smembrato e persino umiliato, giocato a scacchi con me stesso vincendo senza perdere e in quella casa orrendamente vuota e impolverata si sono affacciati fiori e colori, fragranze mai sentite, canzoni stupende.
Cosa ho dato in cambio?
Risate nervose e lacrime copiose ecco cosa.
No, non posso reggere oltre; io mi fermo qui e non e' cattiveria, solo debolezza.
Infine sconfitto.
Evil turns to statues - and masses form a line
But I know which way I'd run to if the choice was mine;
The past is knowledge - the present our mistake
And the future we always leave too late;
I wish we'd come to our senses and see there is no truth
In those who promote the confusion for this ever changing mood.

domenica, aprile 15, 2007

Posti in cui andare

Tornando a casa guardavo il cielo, lo faccio sempre del resto.
E' un momento banale ma e' un momento mio e in questa epoca di immense emozioni e gesti eclatanti, qualcosa di cosi' piccolo e' faro in buio profondissimo.
Gia' banale, mortalmente banale...
Banale il cielo grigio solcato da profonde striature azzurre, banali le cime degli alberi leggermente piegate da un vento dolce ma persistente che sapeva di buono e come non definire altrettanto banale il bagliore malato ma ancora potente a ovest di un sole stanco ma con tanta voglia di esserci.
Quanto puo' essere banale specchiarcisi dentro, proprio li', proprio ora che si avvicina la mia di tempesta.
Sono nella fase del vento, quello crescente, nuvoloni grigi, veloci e luce che lentamente e' destinata ad eclissarsi.
Ormai lo so, ormai sono pronto, ormai controllo la rabbia e la paura, ormai e' quasi diversivo, quasi amico.
In fondo e' divenuta una delle cose che so fare meglio, persino il mio orgoglio a ben guardare ne gioisce ma non cambia l'essere come nuvole sempre nere, sole sempre piu' spento, vento sempre piu' impetuoso.
Mi chiedi come sto...
Sono un sole che non scalda, una nuvola che copre senza bagnare, brezza che aspira a tempesta.
Sono solo molto stanco, sono molto debole e sto terminando i sogni a mia disposizione...
Well I'm feeling nervous
And I find myself alone
The simple life's no longer there
Once I was so sure
Now the doubt inside my mind
Comes and goes but leads nowhere
Just when I think I'm winning
When I've broken every door
The ghosts of my life
Blow wilder then before
Just when I thought I could not be stopped
When my chance came to be king
The ghosts of my life
Blew wilder than the wind