sabato, febbraio 17, 2007

Nero semplificato

Mi merito di piu'.
No davvero, dico sul serio, mi merito di piu'.
Si, va bene, faccio i miei sbagli, ho le mie colpe, certo pago azzardi e genuino entusiasmo, ma merito comunque di piu'.
Giusta l'accondiscendenza, attutire, sfumare ed ammorbidire ma c'e' un limite, un limite a tutto.
Non vale neppure la pena prendersela e girare attorno e' solo un mezzo per non cadere nel mezzo, per non girandolare come carta straccia nel deserto.
E' che non si tratta di calmarsi, non bisogna fermarsi; semmai l'opposto e ritrovare voglia di liberarsi dall'apatia che nasce dal senso dell'inutile, dello sfogo dal ridicolo, dallo schifo dell'ingratitudine.
Sono talmente calmo che mi godo l'inutile fuori che in senso antiorario precipita nell'imbuto del nulla nella smaltata conca della notte.
Sono talmente calmo che persino i demoni fuggono inseguiti da un demone piu' potente di loro, i fiumi si seccano e i mari si prosciugano.
Pesa pero' che chi mi sta vicino, venga trascinato nell'intorno che cade e questo si, si che mi fa stare male ma ora non posso permettermi di preoccuparmene.
Fottuto stupido mondo...
I've got word of thanks,
thanks that I'd like to say,
for the rage that I feel,
the rage that I feel today.
Gotta stack, gotta stack, stack of chips on my shoulder,
in everything I do 'cause I made, I made,
I made the mistake of trusting you.
People like you just fuel my fire.

giovedì, febbraio 15, 2007

Non necessario

Giuro, volevo raccontare con lunghe iperboli lisce e lucenti.
Volevo inventare parafrasi innovative e degne di carta stampata, volevo fotografare l'animo umano con figurazioni originali ed innovative, ellissi sottintese ma grandiose nel rivelare cio' che e' nascosto per essere rivelato.
Volevo, si volevo, giuro che volevo e da ore ci pensavo e mi aiutava farlo perche' la rabbia, quella vera, quella che ti cresce dentro come gas mefitico e incandescente, aveva sfogo e controllo, almeno in parte, solo cosi'.
La rabbia espande la materia, la realta', lasciando aria, lasciando vuoto e lacrime secche e... fa male, cosi' male.
Infiniti veli solo per attutire giuro poi...
...poi chi se ne frega.
Davvero, chi se ne frega di iperboli, ellissi e veli.
Chi se ne frega di raccontarsi, di spiegarsi, di citarsi.
Chi se ne frega, tanto alla fine torno sempre qui e il mondo gira comunque, la musica gira comunque, quel cane idiota la' in fondo abbaia comunque e niente, niente, niente cambia mai comprese queste mura, questi vetri, l'algido suono del silenzio e la rabbia, la mia, sempre quella, solo quella.
Words like violence
Break the silence
Come crashing in
into my little world
Painful to me
Pierce right through me
Can't you understand
Oh my little girl

Treno oltre le colline

Ore 13,15 circa e il sovraccarico.
Mi piace quando avviene, il sovraccarico intendo.
In certi momenti e' troppo, decisamente troppo e come per Atlantide, il fardello diviene insostenibile e allora che rimane?
Soccombere?
Puo' funzionare, servire a volte, spesso inevitabile, a momenti auspicabile, utile quanto basta.
Come una bastonata in pieno viso, un'esplosione di dolore e inconsciente totale riposo.
Forse artificiale ma a chi importa; a noi la perfezione fa schifo...
Combattere?
Tremenda, fatica tremenda, rimandare l'inevitabile per uscirne piu' a pezzi di prima, bagnarsi nella poltiglia di un misero autocompiacimento che dura il tempo di raccogliersi dalla fredda terra e niente piu'.
Poi diciamocelo, gli eroi oggi sono ottuse macchiette giuste per la seconda serata televisiva.
Adattarsi al sovraccarico questo si.
Non e' facile per niente ma quando riesce e' sempre eccitante e misterioso.
Le luci si abbassano per un momento, come al passaggio di un portale e l'ambiente circostante non e' piu' lui malgrado le apparenze.
Strizzare gli occhi per difendersi da bagliori che non esistono e isolare quel suono ad alta frequenza che penetra nel cervello come una freccia di diamante e a quel punto, solo a quel punto in cui ogni sguardo poggia su un consueto alieno, quando si smette di riconoscere il quotidiano, allora i pensieri si sfaldano, si sciolgono come bitume a ferragosto e tutto si adatta, l'immenso peso poggia dolcemente al suolo sul morbido ego duttile e malleabile.
Poi il buio, reset totale del sistema, azzeramento sinaptico.
Tacciono i muri, i volti, tutti i ieri e i domani a quando verranno.
Meraviglia del non esserci mai stato e stupore del giungere ancora e tutto e' nuovo, tutto diverso, vergine mondo da esplorare col desiderio.
Nuova partenza e se in breve macigni di poco prima tornano attuali, aiutano nuovi occhi e nuove orecchie, nuove energie, vecchio spazio ripulito e lucidato, non piu' largo, non piu' capiente, non piu' accogliente.
Riorganizzato, rinfrescato questo si, aria nuova in ambiente stantio e se nulla cambia, forse tutto cambia, forse i nuovi sensi danno una nuova visione del se' ed e' sempre una partenza, un'ottima partenza.

martedì, febbraio 13, 2007

Carta ingiallita troppo in fretta

E' forse il viaggio piu' importante della meta?
Perche' no, potrebbe anche essere in fondo.
Certamente e' da discutere quale sia la meta o forse ancora piu' importante, se questa meta esiste e se ha senso raggiungerla.
Ammetto che gli arrivi mi lasciano perplesso perche' qualcosa finisce, finisce sempre e se inizia e' a scapito di altro.
E' che si e' perso il gusto del viaggio, questa e' la verita' e nella opulenta corsa quotidiana, nessuno ci ha insegnato a guardare da cio' che ci contiene.
Non mi si parli di tempo, di circostanze, di opportunita'; e' educazione che manca, illogica conseguenza di ingranaggi sbagliati nella giusta macchina che se ne dica.
Poi non seguo nei fatti i miei pensieri e me ne pento, ma sovente e' lampo che manca e arriva, si arriva qualche volta.
Cosa mi trattiene questa sera dal respirare aria calda in compagnia di auto lontane, gatti randagi e rami agitati?
Forse scrivere, forse la voglia di dormire, il desiderio di leggere ma piu' di tutto l'insano vincolo di chi ancora non sa dare valore al proprio tempo, di chi non ha idea che il tempo e' quanto di piu' prezioso abbiamo.
Are you such a dreamer?
To put the world to rights?
I'll stay home forever
Where two & two always
makes up five
I'll lay down the tracks
Sandbag & hide
January has April's showers
And two & two always
makes up five

lunedì, febbraio 12, 2007

Stagioni bambine

Ricordo tante notti simili e non mi dispiace farlo una volta tanto.
E' che ci sarebbe troppo davanti, dietro, dentro che richiede attenzione, studio, pianificazione, preparazione, concentrazione e potrebbero persino bastare le energie ma no, non e' giusto, oggi proprio non e' giusto.
Dipendera' forse da una giornata che a conti fatti, si regge sullo stentato equilibrio del bene e male, ore in bilico tra cio' che e' stato fatto e quanto e' da farsi, occasioni vinte equivalenti alle perse.
Troppe, troppe prove, troppi interrogativi, troppi esami, troppi ostacoli e va bene cosi', sempre va bene cosi' perche' l'ho scelto, perche' non sono mai fermo, perche' nessuna pietanza e' mai insipida ma oggi forse il limite e' stato superato e finche' ho forza per farlo, decido di fermarmi.
Trovo dentro quella capacita' perduta di scivolare come fiume nell'alveo e mi prendo un minuto o forse due.
Prima pero' lascio queste parole perche' malgrado tutto, oggi sara' solo un giorno come tanti ma quando mi sentiro' sconfitto e' bene sapere che in frangenti simili posso vincere e quando esultero' e' bene ricordare che si puo' sempre cadere.
I know I can never return
To the time of hope when I was born
Let the strength of peace run through my hand
When we walk away from the stormy shore
Then I will be afraid no more
And now I'm sure of where I stand
Let the strength of peace run through this land

domenica, febbraio 11, 2007

Sguardo senza fuga

I ricordi possono essere in bianco e nero?
E la musica? La musica puo' esserlo?
I sogni sono a colori, il passato non lo e', non sempre.
Come nelle pellicole di Soderbergh e' il luogo e' il tempo a virare le immagini, e' la consistenza, e' l'espressione del contenuto che trasluce o stinge.
Consueto, normale in fondo ma la musica, gli odori, i movimenti sempre un po' a scatti, traslazione di quadri con effetto morphing, non so, e' strano.
Mi rendo conto che vale la sensazione, il lampo espresso nella frazione del percepire e la forma sfuma appiattendosi sullo sfondo livellando contorni e particolari e nel marasma emerge solo colore e solo il colore marca la valenza e la consistenza del ricordo stesso.
A volte e' come osservare in controluce attraverso immensi finestroni affacciati sul fuori, abbagliante sensazione di intuire senza capire, rilassante immergersi nell'incertezza dei ricordi.
Rimangono i pulsanti premuti, premuti dentro e diramazioni a miliardi collegano altre diramazioni e se osservo bene, osservo abbastanza allora capiro', certo che capiro'...

Petali grigi

Ripenso al Nosferatu di Herzog e lo trovo dolorosamente perfetto.
Si, scorro le immagini e le sovrappongo alle mie erigendo un ponte lontanissimo, da percorrere e scoprire, talmente importante da spaziare nei desideri arditi.
Cercare l'assenza di colore nell'opposto dell'abbondanza e' un approccio piu' emotivo che pratico, e' riprodurre il complesso di suoni, fotografia e scienza di un movimento col singolo scatto.
Come, come, come, qualcuno mi insegni come rendere quadro il Sanctus, elevare a universo l'orrenda e terribile natura, talmente orrenda e terribile da rendersi archetipo di ogni bellezza al divenire.
Wagner, tra i piu' grandi se stupidi uomini fossero onesti con la ragione, pare nato per quei monti, quelle acque, quei macigni, licheni.
Mai veduta morte piu' viva, vita piu' morta.
Nubi e pioggia, sole che e' luce ma non calore, non colore.
Poi quella terra spazzata dal vento, sabbia dura come tundra destinata a conservare quelle impronte cosi' come si sedimentano nella memoria dei momenti memorabili, palpito senza tempo come la figura sempre piu' lontana, come brina tagliente a fil di suolo.
Incantato e stupito ed ammaliato da immagini che il tempo non sa invecchiare anzi rafforza nei giudizi, immortale e grandioso, osservo e ringrazio estasiato, umile, felice del solo esserci e desiderare.
Il tempo e' un abisso
profondo come lunghe e infinite notti.
I secoli vengono e vanno
non avere la capacita' di invecchiare e' terribile...
La morte non e' il peggio,
ci sono cose molte piu' orribili della morte.
Riesce a immaginarlo?
Durare attraverso i secoli
sperimentando ogni giorno le stesse futili cose...