domenica, dicembre 30, 2007

Come pelle

Il sole visto da un pozzo nel profondo buio della notte sembra luna piena eppure nuvola illuminata nell'oscurita' appare come sole splendente.
L'essenza non e' parvenza eppure ne definisce proprieta' e talvolta le piu' importanti si evidenziano come fari nella nebbia, un po' come guardare e non capire, coprirsi il volto con le mani ed improvvisamente nessun mistero, nessun segreto, nessun incanto, tutto noto.
Partenza senza ritorno perche' andare e non comprendere e' come non essersi mai mossi di un passo e tentare non serve, non aiuta affatto e cosi' scoprire che piu' lungo percorso e' stando immobili con quel tanto di leggero ed impercettibile tremore del collo, palpebre vibranti eppur chiuse, scrigni di occhi che vedono molto piu' da chiusi.
Vi sono porte che non trattengono un passo fermo e deciso, tantomeno lacrime e speranze in universo infinito ma non cosi' vasto da non essere percorso nel lasso di un pensiero dimenticato.
La distanza tra deserto ed eterno ghiacciaio non si esprime in passi bensi' in notti insonni, occasioni in cui ripensarsi, rivedersi, immaginarsi lontano ma non troppo, vicini ma non troppo, felici ma non troppo perche' le realta' non e' mai a portata di mano ma neppure cosi' distante da non essere raggiunta con pochi sorrisi, qualche affanno, certo rischi ma altrimenti che senso avrebbe.
Pulito ed ordinato, preordinato forse ma ci si illude che il meglio debba ancora venire e costelliamo gli spazi mancanti di flebili luci, tenui colori, illusioni fatte di parole, di immagini, di pensieri, troppi pensieri.
E' che certe notti udire il proprio sangue solitario scorrere nelle vene da' adito a piccole recriminazioni, leggere insofferenze, ampie e disilluse aspettative, voglie mai troppo represse, mai troppo ambite, generiche speranze, grandi e possenti corse nel silenzio che talvolta non e' abbraccio.
What shall we use
To fill the empty spaces
Where we used to talk?
How shall I fill
The final places?
How can I complete the wall

giovedì, dicembre 27, 2007

Ovunque ci sia domani

Sorrido teneramente da luogo a cui non appartengo, rialzo invero limitato dal quale posso comunque vedere distanze maggiorate, aria un poco piu' fresca, terre di poco sconosciute.
Come io sia giunto qui neppure lo ricordo sebbene strada sia stata fatta e ovunque fosse la mente, nella destinazione puntava lasciando poco spazio a margini, ai pensieri laterali, agli straordinari senza obbiettivi.
Non sono poi tanti i volumi che ognuno di noi colma col tempo che passa e se portata rimane distintiva, i veri picchi capaci di coprire eppure innalzare sono infinitesimi di piatto totale.
Vedo piccole colline, promontori livellati di massima, forme diverse e' certo e cio' che manca in una prospettiva, altra ne guadagna eppure nulla svetta nella topologia dell'eternita' e nella desolazione v'e' l'immensa umana capacita' di evolversi, di crescere e cio' avviene non nella massa, non nel collettivo, non nell'insieme se non come somma di singole e diverse unita' ed e' quell'unita' rapportata a nessun'altra che migliore e' delle altre e nel mancato raffronto si realizza e compie.
Se il dialogo quindi e' sulle proprie abitudini, sulle conoscenze individuali, padronanza di cio' che si e' in un luogo popolato da cio' che si ha, allora non e' emergere, non serve elevarsi, ingrandirsi, espandersi bensi' esprimersi quando una pietra puo' essere pianeta, foglia citta', pozzanghera oceano.
Non sono capace di girare banale concetto senza ergerlo a campione, eppure incapace di accettarlo contraddico per evidenziare, ancora e sempre convinto che peso sia un'invenzione di questa terra mentre massa appartenga all'universo e allora non peso, non peso piu', non misuro, non misuro piu' e m'affido all'umano senso dell'esistere perche' se bilancia c'e' forse davvero gli ultimi saranno i primi.
Sonno, tu che porti via i bambini
portami via anche questo
te l'ho consegnato piccolo piccolo
riportamelo grande
grande come una montagna
slanciato come un cipresso
che domini da est a ovest

domenica, dicembre 23, 2007

Illogico impercettibile

Piccole magie scorrono come acqua di torrente, elettrico fluido, tensione superficiale che come onda irreferenabile non controllo movimento.
C'e' la ciclicita' di corpo con funzioni controllate, la perfezione obbligata di chi cammina su un filo quando tremore coincide con eccessiva sicurezza.
Non so fermarmi, non posso fermarmi, non so sorridere, non posso sorridere ed e' reazione opposta ad ogni occasione e motivi sufficienti sono rari e preziosi, cosi' irreali nel solo ripensarci e desiderio si vuole tale, senza ambizioni perche' ambizioni si pagano in infinite rotazioni di inconcludente stasi.
Nascondo la testa scoprendola ancora sperando nel bianco e nero, quello che ricordo da bambino, informazioni diverse non carenti, compensazione con contrasto perche' e' nella luce che le ombre si stagliano e le pieghe della vita, come ferite d'asfalto nel deserto segnano una direzione nel segno di continuita' oggettivamente infinita.
Di che sarei fiero, quale dote incorporo ed esplicito, alimentare ego non sempre stabile, viaggio sviluppato in verticale piano o sconnesso secondo alterna prospettiva e accettare sarebbe straordinario quando visione muta situazione e considerazione con movimento di camera di fine regista.
E' che certi giorni cerco suono piu' che melodia ritrovandola dentro milioni di nuove canzoni seppur arrangiamento alternativo potrebbe risolvere egregiamente, apparenza facile di scivolo esistenziale.
Godersi il viaggio nei momenti di terreno meno aspro non e' fuga, semmai normale gestione di ore altrimenti dannate, condanna immeritata ed autoinflitta, sentirsi vicini, piu' vicini alla quotidiana linea da superare che per una volta sia sfida di forza, umana crescita, balzo per raggiungere cielo e non evasione da immonda fossa e se da qualche parte c'e' un canto soave che dono intanto che cerco, mio sia quel confine, mio il passo per lasciarlo a ieri.
Tutto quello che vorrei
sta nei miei pensieri
che proteggo dentro me
forse prigionieri.
E' inutile far finta che
li' fuori sia più semplice.
Le pareti intorno a me
come le mie mani
non permettono che poi
possa entrare freddo.
In apparenza facile
come rendersi invisibile

mercoledì, dicembre 19, 2007

Fatto per sentire

Se fosse storia, introduzione descriverebbe rocce vulcaniche appuntite e nervose cosparse di licheni ammuffiti sotto un cielo grigio e noncurante che vomita pioggia sottile e pungente.
Musica di ottoni pesanti e timpani ad incessanti colpi percorrono lungo strapiombo in mare color morte e schiuma che come brodo primordiale genera incubi e veleno.
Aspettarsi un cambio di tonalita', viaggio tra mezzitoni come crepe che impreziosiscono immensa cattedrale, ruga che rende vero e difendersi e' ripensare a video assolato con gente che balla, magliette colorate, pompe di benzina e nella confusione qualche nota passa e pare pioggia che scava montagne furiose.
Mi invento tra schermo e fredde coperte, paralisi, stretti respiri, non coordino, non coordino bene e lettere sbagliate precipitano su giuste parole, funambolo resto in equilibrio tra infiniti strapiombi e se fossi folle potrei persino divertirmi, anfibio affogare che e' limbo di un esistere indefinito e in fondo, poco interessante.
Osservo punto centrale che equidistante si sposta con me mentre sfondo scivola laddove e' sfiorare di dita ma irraggiungibile da corpo progressivamente consapevole d'inutile sforzo ma la vera morte e' altra ed e' pregna di lustrini e lucette, bacetti rosa e freddi, sorrisi sguiaiati, umido, umido ovunque su appiccicoso abitare.
Labbra piegano disprezzo e non freno disgusto, nemico dell'ultima ora giusto per non fermarsi mai, per non illudersi neppure un minuto che bianco marmo puo' essere arredamento al pari di intonaco crepato e scrostato perche' potrei persino progettare, strutturare, riarredare, elaborare e sarebbe luogo immacolato, pura struttura, calcolo invariabile eppure non potrei rinunciare a caos che potenziale sfonda pareti di flaccida tranquillita' rigettandomi tra rocce e licheni perche' se mia e' terra di confine allora guardiano consento e permetto, osando per vincere, osando per perdere, immortale per esserci.
And i find it kind of funny
i find it kind of sad
the dreams in which i'm dying
are the best i've ever had
i find it hard to tell you
'cause i find it hard to take
when people run in circles
it's a very very
 
mad world

martedì, dicembre 18, 2007

Frontale

Ho frugato tra le altrui vite, insinuato come fredda ombra tra le trame di un piccolo e grande ricordo, ingombrante ma non invadente ho voluto guardare dentro, dentro il profondo quasi dimenticato.
Annoiato e poco sorpreso, forse un poco ma niente varia nella sostanza e non dovrebbe spiazzarmi ne' allontanare da quanto m'aspettassi.
Quindi e' forse questo l'eden promesso?
Il grande inganno ci ha forse divorati e digeriti e cio' che resta sono piccole e inutili briciole?
Potevo sapere e gia' sapevo, moltitudini conoscono e milioni d'altre conosceranno come infinite gia' hanno saputo ed e' piu' sensazione, indotta sorpresa per apparire piu' innocenti che stupidi, baratto di stupore con incoscienza e malgrado tutto, il cambio puo' essere favorevole.
Perche' ragionare su semplice banalita' quindi, privilegio o condanna di un luogo che assomiglia a nulla e che nulla spartisce con ricordi fatti carne di altra realta' appartenente.
E' forse il confronto cio' che cerco, piu' facilmente conferma e nessuno osi vedere insicurezza quando algebra del tempo che passa richiede, esige riscontri e somme, totali e parziali e solo arroganza arrocca su certezze inesistenti.
Poi le somme sono giochi piccini, labili desideri o incubi, fluttuanti energie impossibili da cogliere, solo distribuire tra urla e silenzi, compensione e disagio, figlie del giorno diverso da quell'altro, sensazione intangibile che solo talvolta diviene volonta', sovente disillusa.
Nessun risultato infine, pregevole diversita' magari e di questi tempi e' gia' vanto ma senza conoscere reciproci giardini cio' che resta e' ipotesi col mio solo vantaggio di una scelta che non possiedo ma che posso ancora vantare.
And it's a strange thing
Cause now it don't really matter
More of the same thing
Don't even hurt, it's a part of the pattern
Until I'm through with this blue situation
Pass me the wine, it's just a minor variation

domenica, dicembre 16, 2007

Altro piano

Ho camminato senza muovermi, ascoltato senza comprendere e viaggiato laddove una volta ero di casa che oggi a stento riconosco se non nella memoria, in cio' che fu, in cio' che fui.
Se ho creduto di essere stato troppo lontano dall'esterno allora ragione e' giunta all'attracco delle convinzioni e ho rinunciato affrontando con serenita' e distacco cio' che oramai mio piu' non e'.
Giungere laddove la terra finisce e scoprire l'inganno che nuovi orizzonti non esistono, nessun passaggio di consegne al confine della vita, no gestioni rinnovate, infinito nulla in stanza del potere, desolante vuoto in spazio giochi eppure cosi' caro e' stato il pedaggio, tanti inutili respiri per arrivare innanzi al nulla piu' inutile concepibile, spazio vuoto pieno di sola delusione e chiusa speranza.
Poi idealizzo, forse discendendo nella valle di erba e passaggi infiniti sorprendendo un minimo di illusione, un protrarsi dilatato, dilaniato, forse disturbante ma innocuo, loop involontario nell'illusione ferma e persistente di libero pensiero, libero ricordo, libero raccogliere.
I luoghi invecchiano rinnovandosi, decadono mutando in altro e luce, luce non indica ma copre, distoglie e perseguita chi in fondo ne cerca limitata curva d'onda, un po' di calore, qualche sfumatura, colore che non sia forma ma piacevole, piacevole ed estraneo suppellettile.
Mi sono nascosto quindi, lento e guardingo ho cercato certezze e amici nell'alieno che ignorandomi mi ha condotto a casa, nelle pieghe dello spazio ho incuneato energie e ricordi, posseduto un alito di quell'aria che stagnante mi e' parsa attendermi pazientemente e diligentemente.
Ancora ogni luogo e' mio luogo e invero possiedo senza volere seppur trono di re assente e che non sia ragione, ragione vera per cui resto, per cui torno, per cui resisto.
I want to run, I want to hide
I want to break down the walls that hold me inside
I want to reach out and touch the flame
Where the streets have no name

giovedì, dicembre 13, 2007

Specchi frontali

Mi domando se consapevolezza sia accettazione e seppur vero sia confessione che assolve e non confessore, intermediario necessario per frapporsi tra ego rassegnato e completa realizzazione.
Forse un viaggio come altri, solchi ripercorsi come impronte seriali di stupido animale ed eccessiva sicurezza, solita routine, abbandono degli strati superiori di pensiero questa volta potrebbero aver dischiuso inequivocabile ragione.
Letteratura, letteratura, unica porta oltre la quale la vita non brutalizza, semmai amplifica sensi e ragioni, difende e protegge, avvolge calda e ponendo mani su petto e fronte conduce laddove il buio della ragione ignora e teme.
Ascolto parole e comprendo tempo, strana equazione la cui soluzione e' stata mia a lungo, informazione slegata da contesto e come numero vergato su bianca carta nulla e' valso sino al congiungimento con la naturale operazione che lo giustifica.
Puo' essere facile, dolorosamente semplice, persino troppo ma se rivivere cio' che ha spezzato e' frutto di altrui emozioni cosi' simili, cosi' intercambiabili, cosi' vissute da confondere identita' con incubo allora ricordo trascende senso e interpretazione, sintesi del gettare per non ricostruire, non riformare, fine di ogni rivoluzione quando evoluzione e' bloccata, implosa, castrata, morente.
Se fossi nobile questa sarebbe oramai un'ode, un canto pregno di speranza quando tutto puo' essere perduto, libero osanna a firmamento tutto perche' non ascoltare non significa non sentire eppure no, non sono pronto ad accettare, a perdonare, ad essere perfetto generato da imperfezione, rumoroso silenzio nel boato, nello stridore, nel lacerante constatare che abbastanza non appartiene a questi occhi, a questo petto, a questo agitarsi in bolla soffocante che chiamo essenza.
I covered my face with my hand and broke into the hottest tears I had ever shed.
I felt them winding through my fingers and down my chin, and burning me,
and my nose got clogged, and I could not stop, and then she touched my wrist.

mercoledì, dicembre 12, 2007

Piccolo prezzo

Minuscoli indizi suggeriscono che qualcosa non e' cresciuto dentro me e ha reazioni inconsulte, talvolta incomprensibili, curiose, divertenti persino se non destassero dubbi, domande, perplessita' nella maledetta ricerca d'inutili sensi e spiegazioni che invero no, non interessano piu'.
Improvviso rallentare e mi conosco perche' e' difesa, istinto, puro istinto di conservazione al quale cerco comunque di sottrarmi, forse non fuga, mantenere la distanza e porsi in privilegiata osservazione, costante visione da non perdersi mai, pena debolezza, eccesso di silenzio, sonno, sonno che fa male.
Mi chiedo se esistere sia increspare superfici liscie, ingabbiare fiamme libere, offuscare diamanti, selezionare nella quantita', rimescolare perfezione.
Esistono infinite varianti e la condanna e' scartare non scegliere, altrimenti facile gioco in serio ed impettito contesto creatosi chissa' quando, chissa' come.
Intanto onde adiacenti a onde passate rinfrescano ancora il candido pagina e c'e' uno stacco netto e preciso che so riconoscere in mezzo al frastuono e non mi e' dispiaciuto essere nel riflesso di un evento minore ma importante per il solo fatto di essere poi ricordato, poi incantanto, un po' rimpianto, un po' orgoglio.
Magari e' indefinibilmente strano quanto altezze e pesi delle memorie si rivelino cosi' diverse da quanto prospettato e cio' che ci si lascia alle spalle e' vento che spazza e pulisce oppure copre e insudicia.
Comunque e' patina che impreziosisce immergendo visuale distorta in dorato liquido facendone arte e meraviglia, forse ingigantendo, immeritatamente esaltando ma trofeo non e' materia, massa non significativa in contesto morale, simbolo, l'idea sulla concreta realta' e chissa' che accadrebbe a trasformare realta' in idea...
I can see the glow of a distant sun
I can feel it inside
Maybe this day could be the one
I can hear the roar of a distant crowd
They are waiting for me
Calling my name
Shouting out loud

lunedì, dicembre 10, 2007

Restare dove sei

Posso ridere, credo di si, far finta di nulla, battere dita e mani e piedi e terra e lamiera sagomata forgiata da menti stupide ed irrequiete ed alla fine e' un contatore che ruota in cilindro infinito, percentuali, lente percentuali, forse unica percezione del fluire del tempo.
Come in gioco infantile mi giro cercando di sorprendermi ma sono sempre piu' avanti dei miei desideri, delle mie voglie, del girotondo incessante ed e' strana coperta fatta di rovi, di spine, di odori andati a male eppure bisogno calore trascende dolore e sensazione di sconfitta.
Mi domando ragioni, mi affermano dinieghi, scrivo chi sono e descrivo un'altra persona, un'altra cosa, oggetto curioso che non so maneggiare quanto dovrei, nella misura in cui c'e' un sentiero oltre il tuono, una luce oltre il lampo, vento caldo che mi fermi, che mi plachi, che mi faccia sentire parte di qualcosa, sensazione sempre piu' preziosa, sempre piu' ambita, desiderio, elegante conclusione di giorni pervasi da sguardi amari, navigazione a vista in acqua nera e fangosa.
Gioco ironica carta ma l'oggetto di scherno sono io, io che continuo a domandarmi quando e' giusto rispondere a domande un po' piu' alte, risolvere sistemi piu' complessi ma certo piu' consoni, piu' esaltanti, piu' miei e cio' basti.
Neppure e' questione di certezze ma le certezze non esistono, anch'esse incognite secondo collocazione, posizionamento, relative coordinate in sistema mobile ed indefinito poi si, manca quel minimo d'assoluto che calcifica la notte stracolma di strani sogni a giorni aridi in cui trovare fonte fresca e' continuo rimandare, attesa perenne, chimera del silenzio, chimera della luce.
Intanto l'attesa si prolunga, il contatore pare immobile, scorre cio' che e' stato, termina il dovere, si avvicina l'oblio, a ventaglio si schiudono innumerevoli scelte, tutte sbagliate e reazione e' guardare senza toccare perche' qualcuno capira, qualcosa restera'.
Into this night I wander,
it's morning that I dread,
Another day of knowing of
the path I fear to tread,
Oh into the sea of waking dreams
I follow without pride,
Nothing stands between us here
and I won't be denied

sabato, dicembre 08, 2007

Bordo strada

Ero altrove, non saprei come altro definirmi.
Quelle strade erano piu' pazze di me, quel volante, quel cruscotto, luci basse, lampi, scintille negli occhi, accecanti presenze, grigio e verde, mescolanza, caos, caos, caos...
Illudersi di essere liberi dalla schivitu' di se' stessi solo per un gesto, un simbolo, inutile prova di coraggio che coraggio non e' quando e' la disperazione a guidare i pensieri e le azioni.
Quanta enfasi, che misurato degrado, quale funambolico simbolismo e gretto calcolo ma cio' non confonda perche' se appare confine invero fu ultimo baluardo di realta', contatto con un mondo non piu' mio, mai piu' mio mentre forza di follia e dolore mi trascinava in alto lassu', verso l'ultimo degli inferni e con un dito, un singolo dito contatto con pavimento, mura, casa, futuro, tutto quel futuro che m'illuse di essere giunto e lo fui davvero se solo non avessi scelto differente fine, alternativa esistenza.
Chiaro e luminoso come quella notte bagnata, fu sapere che nulla avrei trovato ma quando l'ultima possibilita' rimanente e' cercare allora la corsa non puo' cessare, nulla si puo' fermare perche' la fine e' nel dire basta, e' nel momento in cui accettare e' ammettere di essere solo un uomo, un infinitesimo di un insieme sensato nel complesso, inutile nel frammento ma quando si e' quel frammento, quandi non si accetta un ruolo, un destino, una battaglia seppur vinta allora lasciare e' perdersi e perdersi e' un urlo che risuona nel cervello mentre resti paralizzato su una sedia illuminata da spot e talk-show, cene grigie e finestre chiuse.
Nulla trovai ma cercare basto', sufficiente e superfluo raggiunsi risultato di perdermi e cosi' alzare ancora una volta gli occhi, sopravvivenza evocata, arcaiche forze, riflessi minimi e comunque bastanti.
Quante altre eventualita' mancate, infinito perdono da invocare, spartiti di canzoni che non potro' mai piu' ascoltare eppure raccontare un po' aiuta, esserci per farlo qualcosa in fondo significa.
Tu affogando per respirare...
Tu il mio orgoglio che può aspettare
E anche quando c'è più dolore
Non trovo un rimpianto
Non riesco ad arrendermi
A tutti i miei sbagli

giovedì, dicembre 06, 2007

Cattedrali

Sento freddo e non e' da me, non e' cosi' che mi muovo nel giorno, nel colore delle ore, nel respiro che scorre tra le mie dita mai troppo veloci, sempre un passo avanti ma con progressiva fatica, salita inarrestabile di cima che non so fino a che punto vale la pena scalare.
Nel vortice ruoto e che altro potrei fare, come uscirne, perche' uscirne quando e' sufficiente distendere le braccia per torri di pietra come isole sospese nel cielo, punte d'ineguagliabile altezza e maestosita'.
Forse solo ora posso permettermi il gelo quando sembrano secoli e non ore che ghermito dalla confusione ho persino pensato di trasformarmi in automa inarrestabile, acciaio immarcescibile e colonna portante dell'intero mondo, cancellare forma umana e racchiudere le mie ceneri in meteora, forse cometa, si cometa.
Minuscoli pensieri distratti da voce mai udita, parole complesse che comprendo come mie, mie lettere, mia energia ed e' come attraversare spirito che da un eterno divenire mi accompagna nei duri momenti in cui volere e' piu' difficile di possedere.
Le mani tardano a scaldarsi e traggo sostegno da canzoni che hanno fatto di me cio' che vivo, musica di ceramica bianca e cerchi dentro cerchi, vetro azzurro e quella scatola nera di monolite sostanza, culla d'uomo, trampolino in stupendo vuoto, vuoto di tutto e non nulla, aria di piume, morbide nell'urto, dolore nel stazionare soddisfatti.
Ora sorrido ma c'e' stato altro tempo confuso con altro luogo, con nessun luogo ed orizzonte degli eventi conserva immutata l'immagine di cio' che non puo' svanire, non riesce a sfumare perche' quello e' il punto in cui materia e' energia, collasso di tempo, convergenza, convergenza...
Questo freddo e' da allora che e' dentro me e quella voce non e' abbastanza per sentirlo uscire dalle ossa come sole riflesso sul ghiaccio ma posso accontentarmi, so farla bastare perche' anche sola scintilla sa creare un cosmo, un cosmo che gia' esiste pensandolo, volendolo, desiderandolo.
In a matter of a moment
Lost till the end of time
It's the evening of another day
And the end of mine
Now the starlight which has found me
Lost for a million years
Tries to linger as it fills my eyes
Till it disappears
Could it be that somebody else is
Looking into my mind

mercoledì, dicembre 05, 2007

Che mi butta via

Certe notti mi perseguitano, la notte successiva e' ombra della precedente e il giorno veste di fantasma velo che non permette visione mirata ed e' vagare con eccesso di lentezza e fiacca circospezione.
Il coro e' meraviglioso contrappunto che non mi stanco d'ascoltare e fuggendo s'avvicina in ellittico movimento che riconosco familiare e ambito.
Vorrei inserirmi in quel coro ma non c'e' spazio per parole che non ho scritto, che non so pronunciare, tantomeno cantare ed eccomi fuori luogo, fuori contesto, spaesato, triste inutile scudo di delusioni e promesse disattese.
Voce sorridente sentenzia che non sono dove dovrei essere e vorrei tanto che quel sorriso non divenga beffardo ma non posso farci nulla, trascende la volonta' sopportando imprecazione incastrata nello stomaco, acida, inutile, cattiva polemica, sterile come reazione ad evento distante milioni di parsec, altra galassia, altro spazio, altre canzoni, altri pensieri.
E cosi' staziono sullo stretto marciapiede delle notti che vivo, lunghissima striscia quasi a togliere un grado di movimento ma posso cadere girandomi, ignorando piroetto ma e' posa nemmeno divertente, sottilmente necessaria perche' andare sta divenendo facile anche senza un motivo.
Rispondo allora con ghigno selvatico, tanto che importa se avanti e indietro e' baratro, destra e sinistra solo noia, basso noiosa salvezza ma in alto ancora potrebbe esserci qualcosa non molto distante da un balzo che invero non compio senza neppure un perche' preciso e definito.
Ora no, ora inesplicabile tristezza mi ancora vicino e lontano, vicino al cemento, lontano dalla tautologica essenza dell'esistere che da qualche parte ancora si nasconde, forse laddove giuro e spergiuro di aver gia' guardato, di aver gia' parlato, di aver gia' osato.
Una parola detta piano basta gia'
ed io non vedo più la realta'
non vedo piu' a che punto sta
la netta differenza fra il più cieco amore
e la più stupida pazienza

martedì, dicembre 04, 2007

Misura silente

Uscendo nell'aria ho respirato aria ed e' stato come fosse la prima volta.
Ora di grugniti davanti telequiz, ora di lamenti e mugugni, ora di maledizioni cosi', giusto per non perdere ritmo e cadenza.
Odore dolciastro e caldo e stranamente non fastidioso, poche auto ed e' ulteriore anomalia ma la citta' sembra stranamente rilassata, impropriamente silenziosa, placidamente adagiata sulle propria ossa, rigurgiti rimandati a un domani sempre troppo vicino.
Guardo verso l'alto, incontro un cielo anch'esso stanco, indifferente, bravo mestierante nel carico di stelle annoiate e poco ispirate, luna opaca forse un poco infreddolita, senso dell'inutile che talvolta e' benessere.
In tutto questo respiro ancora e apro gli occhi, occhi a fessura da tutto il giorno, occhi che non hanno voluto vedere forme solo macchie, qualche colore, sfumature giusto per distinguere, per non cadere, per non sdraiarsi arreso e perduto.
Un quanto di tempo per non sentirsi solo, non tranquillo perche' tranquillita' e' fermarsi, tranquillita' e' per chi e' giunto senza arrivare e per coloro che oltre ogni aspettativa hanno superato un traguardo inimmaginabile.
Io no, io ho scelto e voluto, io ho la mia stella troppo lontana, la' laggiu' da quella parte, fuori portata dalla vista, piu' vicina al cuore che al calore, singolo violino di un'orchestra che da tempo si e' allontanata dietro le quinte, voce che in solitudine suona con ardore per una sala vuota sapendo eppure che qualcosa rimane sul pregiato damasco dei sedili impolverati.
Ho respirato e non per vivere, non per non morire, non per sottrarre ossigeno alla terra, non per dovere e banale incondizionato riflesso.
Ho respirato per me, perche' ogni tanto me lo merito, perche' e' quanto di meglio possa dare, avere, sussurrare e se un respiro puo' essere tempesta allora io sono quel respiro, io sono quella tempesta.
At night
I hear the darkness breathe
I sense the quiet despair
Listen to the silence
At night
Someone has to be there
Someone must be there

Cicli dei progetti

Vi sono luoghi che non conosco e che neppure immagino ma l'astrazione d'essi e' destinazione che quotidianamente raggiungo ed esploro per kilometri e kilometri, tessuto materiale di strana consistenza tra fredda realta' ed astratta concezione d'irrealizzato bisogno.
La storia e' un gioco della mente e girarsi di lato, distrarsi il tempo di un racconto ed ecco che i ricordi si deformano sotto il peso e la spinta di menzogna calcolata e studiata da chi di menzogna vive.
Non importa, non e' importante dal momento che metodo ed obbiettivo sono limpidi e stampati a fuoco nelle mie braccia e innanzi gli occhi si stagliano come percorsi infuocati che nulla lasciano al caso.
Estirpare i simboli non e' operazione semplice, puro simbolo talvolta se un concetto sta alla base delle azioni conseguenti, se l'idea e' sangue di un corpo che altrimenti non vive, non prospera, non ha ragione d'esistere e respirare allora il rischio c'e', esiste ragione e motivo d'imprescindibile compatezza e d'impossibile separazione.
Nuove fondamenta allora, decostruire e ricomporre riempiendo volumi con spazio vuoto che non e' aria bensi' nulla che sostiene eppure satura ed e' oggetto al pari di fango e cemento, luce nella luce, buio nel buio, sostituto non immateriale perche' di tutta la materia e' composto.
Cio' che rimane e' stato visto mille volte ma un milione di finestre sono li' pronte per mostrare panorami inediti, scorci di grandezza umana nell'unica grandezza che l'umanita' puo' partorire.
Quando le strade sono serpenti bigi ed inutili pensieri li percorrono prima delle gambe allora non c'e' cielo invernale che rattristi questo nuovo mondo, non puo' cadere abbastanza neve per coprire i segni di un trionfo tramutatosi in sconfitta, radioso futuro ora monumento a cio' che mai avrebbe potuto essere.
Voglio odorare
il sapore celeste del ferro
voglio vedere
il profumo sanguigno del fuoco
esiste lo so

domenica, dicembre 02, 2007

Immagine caduta nella stanza

Come eco da caverna profondissima, ascolto smarrendo senso del tempo ritrovandomi incapace di capire, solo udire, solo sentire e sono brividi meravigliosi quelli che rinuncio a gestire.
E' notte col silenzio che ognuno merita nella vita ma da qualche parte e' calda mattina di settembre, afa leggera ma persistente, asfalto mischiato a sete e fame, scarico d'automobili come jungla e tempo di correre, di viaggiare, di buttarmi ancora un po' via, via nel mio mondo.
Ricerca frenetica, delizia dell'inaspettato, fremito del non ottenere quanto si cerca e poi palpebre che come in film si chiudono e riaprono a dimezzata velocita', respiro sospeso nel petto, distorsione di realta' che dura spazio di un sorriso e quel senso di pace misto a eccitazione di chi sente di avere un magnifico presente e un futuro dal sapore di luminosa alba.
Il resto e' viaggio controllato, incantato, perso, meraviglioso oggetto, sfiorare per non toccare, reliquia la cui arte celata e' piu' dell'impronta divina, profano che nulla ha da apprendere dal sacro, semmai reciproco riflesso di comune origine, tacito accordo e pletora d'intenzioni, potenziali movimenti, diramazioni multidimensionali che si dipanano innanzi ai finestrini piu' veloci dello sguardo ma non della voglia di vivere.
Dopo ricordo mano tremante di diamante su vinile, vibrante crescere, non consapevole ma ora certo di quel piccolo spingersi avanti verso nuovo limite, scaglie di pelle gettate altrove con la felice rabbia di chi sa di muoversi nella giusta direzione, incognito come premio e non punizione e se comprendere appieno e' privilegio di cio' che e' stato, inconsapevole e' condizione privilegiata, spazio interiore che inizia a raccontarsi, esso stesso luce nell'imposta tenebra dell'altrui concepire e come nuova carne rinascere e alfine riconoscersi.
Native these words seem to me
All speech directed to me
I've heard them once before
I know that feeling
Stranger emotions in mind
Changing the contours I find
I've seen them once before
Someone cries to me

mercoledì, novembre 28, 2007

Da finire

Provare a raccontare non e' cosi' facile specie nel momento in cui cerco di spremere e condensare stati d'animo oltre l'esperienza.
Quanto e' difficile far convivere il bisogno d'ognuno di sbagliare con la prevenzione del dolore, del disagio, della delusione, indurre l'imperferzione evitando irrimediabili conseguenze, traumi che restano e talvolta piegano, inspiegabile spiegato da un tempo che raramente perdona, che ancora meno concede se non cocci che solo faticosamente ricomposti definiscono immagini delle quali niente interessa piu'.
L'arroganza e' un girotondo che il solo dolore interrompe e c'e' ogni volta uno specchio con troppa luce, con troppi colori, con troppe bocche che cianciano, discutono, sillabano e cadenzano cio' che non si vuole udire.
Noi mortali abbiamo il solo privilegio dell'acciaio forgiato nel fuoco, condanna per qualcuno, per me benedizione e privilegio, magari con misura, angolo di ristoro li', li' vicino ma nessuna alternativa e' invero preferibile se non immergendosi nella decandenza, nella dissolutezza, smarrendo l'essenza stessa dell'essere uomo in quanto somigliante creatura.
Filosofia nemmeno troppo antica e non importa si urli sia sbagliata perche' natura ha ritmi propri irrinunciabili e contraddire e' figlio di benessere, vizio e perversione, magari stupidita', ignoranza di coloro che osservano perche' non sanno agire, ammantati di pavida superficialita'.
Piccola cultura da combattere e costa urla e lacrime ma ricompensa fiera consapevolezza, decisa presenza, nessuna certezza ma si sente di possedere, di conoscere e se accettazione e' chimera, almeno e' possedere laddove illusione impera.
Hai paura del tuffo nella polla del plasma!
Ha paura di essere distrutta e ricreata vero?
E scommetto che pensi di aver risvegliato tu la mia carne, ma tu della carne conosci i precisi canoni della societa', non riesci a superare antiche paure, il terrore malsano della carne...
Abbi grinta o rinuncia a toccare il cielo!

martedì, novembre 27, 2007

Va e viene

Sbadiglio mentre ritmi forsennati bruciano gli occhi e inducono a resistere oltre, un po' di piu'.
Travalico le assenze, coloro i silenzi, amplifico i ricordi, ricordi...
C'e' penombra e mistero, fiochi lampioni, caldo, stelle e sudore.
Raramente e' stato cosi' dolce sprofondare odiandosi poi, assimilando ed assorbendo, gioco poco massacrante, emotivamente tirato ma e' sale e sostanza, attesa snervante ed esplosione ancora piu' gioiosa.
E' che ho smesso di osare, il mio alloro e' secco oramai ma profumo inebria e confonde anche se rimane splendida e meravigliosa ombra, ombra di cosa, ombra di chi.
Non ricordo bene chi fossi ma so che lontano definisce pelle e giorni, vicino e' un brivido solcato da calore, dentro e' oblio e stupore.
Determinato, senza scrupoli forse, necessario tragitto quando destinazione semmai non giustifica e se qualcosa e' bruciata questa non e' anima, non tappe, forse tempi, magari voglie, antica baldanza in cambio d'inutile sapienza.
Poi in fondo cosa non sapevo, cosa mancava al quadro in moneta contante, quanti giri di campo ancora da percorrere affinche' divenissi stanco abbastanza e ora non so piu', visualizza a stento ed e' buio, sempre piu' buio, indistinto rosa e bianco e nero e caldo e freddo e non so, non so piu' bene...
Sono luci lontane, lucciole minuscole che ancora reggono il freddo che avanza, scintille di orgoglio un po' ridicolo visto da qui ma che dovrei ricordare in fondo.
L'oggi etereo non ha altre luci, volume senza materia e nel profondo c'e' qualcosa che ancora alza il mento e se fosse un po' vivere, questa e' la vita che vorrei.
Just when I think I'm winning
When I've broken every door
The ghosts of my life
Blow wilder then before
Just when I thought I could not be stopped
When my chance came to be king
The ghosts of my life
Blew wilder than the wind

domenica, novembre 25, 2007

Rendere libero

Essere isola, terra inesplorata, sabbia scossa dalle onde, palmizio al vento, pallido chiarore notturno, mare fluorescente e silenzio tutt'attorno.
Essere solo e non da solo come camminare su linea di mezzeria e stare al centro di margini sempre piu' sfumati, ogni giorno meno evidenti ma ugualmente pesanti, macigni incontrollabili, ginocchia piu' vicine al terreno.
Strada che si allarga ignorando confini e restrizioni eppure ne vengo compresso al centro come pressa che non lascia scampo e fuga, distorsione che neppure comprendo provenienza e scopo se non nella sovrastruttura di un mondo che comunque mi ha fatto suo, intrappolato in pensieri provenienti da chissa' quale racconto, da chissa' quale esistenza, da domeniche annoiate, strade piene di formiche, inutili insetti, mortali e patetiche creature la cui arroganza supera di gran lunga la mia vanita'.
Io so che in questi recinti v'e' foraggio e calda paglia ma la linea non e' ancora tracciata e non e' volonta', stanchezza o indolenza, non e' mano debole e incostante, occhio distratto o cammino nervoso, ma e' assenza di colore, strumenti, si strumenti per delimitare, dipingere, tracciare.
Piccola barriera che amplifica e non restringe, grande scorrere e soccorrere e guardare avanti e' cosi' complicato mentre sempre meno restano le armi a disposizione, sempre piu' l'intonaco macchiato e gonfio e disfatto e quella striscia puo' divenire scelta oltre che compagna, sola presenza che induce e conduce laddove c'e' sempre un domani, uno scopo, un'ambizione.
Gia' il domani, meraviglioso luogo quando non e' qui ed e' bene mantenere distanza anche quando ci si sente forti, invincibile alba che forse si confonde con rosso tramonto, notte da stelle brillanti che non sono sole.
Cometa cuci
la bocca ai profeti.
Cometa chiudi la bocca e
vattene via.
Lascia che sia io a trovare
la libertà.

mercoledì, novembre 21, 2007

Freddo monocromo

Inutile girare attorno a banali considerazioni quando potrei anche avere ragione, ragione da vendere.
Mi esalto e mi approvo poi scuoto il capo in diniego perche' tempo e' miglior amico, tempo e' peggior nemico, sorride viscido, sussurra parole che si vogliono udire e canta con soave melodia cancellando ogni canzone udita prima.
Gradirei luci azzurre ed intense, spegnere il sole e riflettermi su asfalto bagnato, unico specchio, vero riflesso di corpi che nulla hanno di senso se non nell'illuminazione indiretta, affacciarsi su fondo oscuro ed esistere in funzione di neon e sporadici lampi.
Serve pazienza, dose abbonadante di resistenza e non e' il colpo al mento che fa male e atterra, non e' altresi' scossa d'adrenalina che innalza a rango d'eroe ma passo lento conduce e guida, separa e discerne e cerca un gioco lontano da riportare a se' quando resta poco, quando non rimane altro.
Chi decide cosa resta, quanto tenere, dove conservare ed e' lenta progressione a fornire risposte e benevoli buffetti su volto grigio e stanco, forse lontano, proiezione, proiettato, comunque non qui, non ora, non cosi'.
Se proteggo non attacco e allora avanti col petto, innanzi la fronte, sensi acuminati da splendido slancio e coraggiosa indole e del resto e' tutto vivere, e' poca certezza, duraturo e gioioso persistere, resistere fieramente e magari sorridere, forse salutare, complimento sottopelle, desiderio che e' bene stia visibile ma inespresso, lama accecante tra stipite e porta che turba sonni e accelera risvegli il tempo di allungare la mano e uscire da umida alcova, immersione in realta' che non sempre soddisfa ma almeno c'e' e qualche volta e' persino amica.
Strani profumi, sottili sfumature, parole che non escono, concetti che non salgono, parcheggio nel quale sostare, spoglia colonna, stridente strisciare e domani, si domani tutto accadra' perche' ogni cosa e' gia' accaduta.
I can see the world in a different light
Now it's easy to say
Where I went wrong
What I did right
I can hear the beat of a different drum
Take it all in my stride
Hold my head high
Second to none

martedì, novembre 20, 2007

Integrale

Le forze mi abbandonano ed e' energia che come acqua lenta defluisce seguendo percorsi tracciati da cicatrici e gravita', silente saluto, amichevole lasciarsi mentre mani si muovono lente, sempre piu' lente, occhi dominati da fissita' e opaco divenire di sguardo e movimenti.
Non si crea l'energia, non si distrugge l'energia, muta semmai in pioggia, in onde del mare nascoste dalla notte, in ingranaggi ben oliati che con un soffio ribaltano la realta', disegnano spazi in nuovi territori questi si' sconfinati e meravigliosi.
Ogni giorno e' un piccolo viaggio, partenze lenta, sempre piu' lenta poi sommita' di parabola, cima dalla quale osservare e stupirsi di verita' elementari e stupefacenti, discesa alfine ma non importa, troppo veloce, troppo ripido, sfumato paesaggio, incomprensibile panorama, interpolata destinazione, semplice arrivo.
Questa e' potenza che regalo al mondo, batteria e carica perche' so sedimentarsi, raccogliersi in grandi bacini luminosi, nucleo plasmatico che ruota ed equilibra cio' che vive ed incanta.
Impercettibili movimenti di gambe che domandano quieto fermarsi, fine dell'umiliante trascinarsi ma c'e' ancora un po' di strada da percorrere e giungere laddove fiume luminoso sfocia ed immergersi e' sogno ultimo o forse primo nel lineare partire senza giungere, nel giungere senza ben conoscere quando si e' partiti, quanto camminare sia funzione della meta o dell'avvio ma e' il tempo ha direzione solo per coloro che non ricordano, che non sognano, che non hanno meta e desiderio.
E' tardi per cio' che e' stato, ma per quanto accadra' ho fogli bianchi a non finire, atomi polarizzati, penne biro mai usate e quella cima, quella cima dalla quale donare la mia discesa, la mia corsa, la mia essenza.
Now I'm a target, I'm hot and frozen,
stormy rain I'm stuck in an elevator
wet from the muddy water,
breathing hot air, winds convey me...

giovedì, novembre 15, 2007

Bellissima mente

Sono cambiato? Non lo so.
La mia musica e' sempre la stessa? Si, forse piu' arrabbiata.
Sono invecchiato? Laddove non si potrebbe credere.
Troppi cavi nella mia vita, raccordi in matasse non sempre districate ma mi diverto cosi' e non so che farci.
Distanza che accomuna, sincronia d'intenti lontanissimi e paradosso non e' casa, forse stile, magari abitudine, non rassegnazione, piccolo stratagemma.
Antefatto ed epilogo, eoni tra loro e il tempo e' scivolato senza rendersene conto, misterioso fluire ed e' come prisma asimmetrico che riflette realta' sempre diverse su facce sempre diverse in rotazioni sempre diverse.
Spazio, tempo, tutto mutato eppure come sempre, le mie mani sono piene di canzoni, le parole, quelle giuste, latitano lasciando a loro i soli spazi che oramai so concedere.
E' che mai ho saputo parlare, tantomeno narrare e quelle storie meravigliose non sono uscite dalla pelle, dalle mani, forse gli occhi, si gli occhi mai hanno mentito ma troppo flebile voce, sottile grido e come sorriso soffocato qualcosa si e' perso, smarrito in labirinto dal quale non so fuggire.
Fratture rivelate, lividi mai guariti, silenzi che sanno di resa ma il mio sogno appartiene a qualcuno che a stento riconosco in me.
Perche' sia ancora qui non so o almeno mi inganno dicendo di non comprenderlo perche' una chitarra elettrica e' ancora energia che genera pensieri, emozioni vere o che almeno percepisco tali e so non sbagliarmi, non cosi' tanto.
Li' fuori ci sono strade che non dovevo percorrere e non mi lamento, non saro' infelice per questo perche' quei cammini appartengono ad altre gambe, altre storie, altri futuri, altri universi eventuali, altri presenti reali e cio' mi basta quando le somme della vita restituiscono risultato positivo.
Comunque ora proseguo nella corsa e non mi fermo perche' non doveva accadere, dico ciao e agito arrivederci, il traguardo e' troppo avanti per fermarmi, la strada e' lunga, l'orizzonte pare stanco e talvolta impervio terreno, ostacola e spaventa ma quando arrivero' saro' qui, qui dove sono sempre stato, dove dovevo essere, da dove mai me ne sono andato.
Il mio sogno e' un mare acido
E dimmi se non e' reale
Il giorno traveste di luce ogni cosa vivente,
Ma non toglie la paura dei fantasmi.
Voglio idee per sopravvivere
E mille, mille, mille non bastano.
E quel sogno, sai,
Continua a chiamarmi nella profondita' del mare
Una caduta dentro i vortici d'acqua
Le mie mani, che non si fermano piu'...

mercoledì, novembre 14, 2007

Ricordo di sistema

A volte sono in sintonia con qualcosa, mai con me.
Rari ma esaltanti momenti in cui piccola ma importante fetta della vita si incastra magicamente in quadro piu' ampio ed universale.
Ruota traslucida, spazio mai creato eppure e' piu' vero del vero ed essere tutt'uno nei colori, nelle forme, nei suoni, nei concetti, nelle parole si, nelle parole finalmente comprensibili e non piu' dittonghi sconnessi spesi ad uso e consumo di chi ascolta senza sentire.
E' massa fluida dai movimenti prevedibili, plasma le cui azioni e reazioni mi sono note, mistero che nasce da sorpresa non fantasia, oscillazione geometricamente definita, solo tracciata, solo percorsa ma tra due punti infinite curve s'intersecano e danzano e conosco quei passi e ballo a mia volta, leggero, leggero come non mai, come non potrei altrimenti essere.
Forse perche' nulla posseggo m'inebrio nel controllo, interfaccia costata tanto ma che importa adesso, ora che sono esattamente nel punto in cui ho sempre voluto essere.
Come adrenalina fluisce e defluisce, lampo, scossa di nervi, tremore di energia che sfoga la propria essenza sfondando carne e presente, poi fiato corto, poi forme che ritornano, poi percepire il sangue, il motore che non si ferma, non si ferma mai e infine verde e asfalto tutt'attorno.
Non so esattamente se puo' bastare ma faccio finta di si e tiro dritto perche', perche' potrebbe essere vero, potrebbe essere piccolo eden dei giusti, maschera blu indossata senza inganni, senza compromessi, puro come ero, come sono sempre stato.
We stand in a different light
That's cast upon this gigolo and gigolette
We stand with a different frame around us now
But when we talk we talk in time
We shine with profiles so strong and so clear
And when we move we move in time
Won't fade like pictures that come back again

lunedì, novembre 12, 2007

Fiamma scivolosa

Ammetto che tanto sarebbe da farsi, ancora di piu' da dirsi.
Stoico guerriero, fiero di muscoli e pensiero, indomito senza tempo ne' macchia, parole misurate, morbide come rosso tramonto eppure stagliate contro l'infinito, definitive e meravigliose.
Capace di abbattere montagne, spostare nubi con un sospiro, correre come nemmeno Mercurio potrebbe, io ho distrutto i pilastri della Terra e nessun peso mi ha schiacciato, demolito, azzoppato.
Perche'...
Per un angolo di letto scomposto nell'immobile penombra? Per continuare con altro silenzio, ancora silenzio, sempre silenzio, temuto silenzio.
Forse sapro' sorprendermi e tirando a terra polverose tende riportero' luce ed aria, volume, volume come distesa illimitata in pianura senza dolore ed asperita', forse singolo violino puo' essere orchestra della piu' grande sinfonia mai eseguita o forse questo riverbero continuera' a martoriare ogni logico pensiero, ogni sbalzo d'umore, ogni desiderio inespresso.
Intanto sogno neve, sigarette rubate all'abitudine, fumo che non annebbia solo polmoni, confusione, tanta confusione e nell'opaco delirio scopro realta' piu' congeniale, piu' vera magari o solo meno soffocante realta', tappeto rosso su precipizio dorato e almeno c'e' stile, arte, plasticita'.
Qui fa freddo ma non so il caldo che sia quindi non comprendo, fatico a consolare, pensare e le invenzioni sono chimere di qualcuno che si e' illuso di poter essere me.
Io creo si, ma non distruggo, forse demordo e potessi librarmi sulle paure lo farei, sapessi liberarmi dal giogo del passato lo farei, riuscissi ad essere puro e consolabile allora il mondo sarebbe mio e io sarei del mondo...
Needed to be strong, yet I was always too weak
So I can only blame myself for this state we are in
I will take what you have for me now, if it's not too late
Did you change? I did too. Love can grow from the last grain

sabato, novembre 10, 2007

Guardare su

Talvolta la verita' e' cadere a pochi metri dal traguardo e ginocchia sanguinanti non dolgono quanto cuore nel petto.
Non essere soluzione e' normale accettazione, rassegnazione ponderata e decisa ma non rientrare neppure nell'equazione e' ironia condita di rabbia.
Non vincere la guerra da sempre nota amarezza, scelta dovuta, scelta voluta ma se il conto delle battaglie non supera lo spazio di una notte, battito di ciglia, mano tesa sull'ignoto allora poco, molto poco ha senso e luce.
Poi nemmeno questo importa, il peso, il peso si sente, si tocca, si maledice ma il niente no, il niente sovrasta perche' nessun luogo e' ogni luogo, nessuna consistenza e' fardello insostenibile.
Non pensare a domani, nascondersi dietro tutto il tempo del mondo, sapendo che il mondo non ha tempo se non il proprio, rincorrere musica, melodie eterne e sulla loro carrozza ammantarmi d'indiretto infinito mentendo sapendo di farlo e come giocare contro se stessi dimenticare di perdere e osannare il solo vincitore.
Ho smisurato inutile necessario con cui dilettarmi e trascorrere ore liete, ironica trasformazione in ridicolo nemico e se fosse oltremodo sbagliato non posso pormi ancora ed ancora nelle medesime stanze che troppo hanno veduto di me, dei pugni contro le pareti, di anni sprecati nell'illusione di crescita e stupore e allora che pioggia mi bagni, che intemperie pieghino corpo e mente esulti, insicurezza forza guerriera e smettere di arginare, contenere, controllare, gestire continuamente.
Niente deve cambiare perche' tutto cambi ed e' infilare braccio nel cilindro, estrarre un qualunque coniglio e vedere che succede perche' c'e' sempre qualcosa che succede, c'e' sempre un orrore o un miracolo e se debolezza e' scegliere, indifferenza sia energia, movimento, liberta'.
Come with me underwater
And drown to despise me no more
Unholy, unworthy
My night is a dream for free
All you love is a lie
You one-night butterfly
Hurt me, be the one
Whoever brings the night

giovedì, novembre 08, 2007

Rumore animale

Misura, come quantificare, come qualificare, come definire, quali processi attuare.
Prima dire cosa, poi come, infine a che serve, a chi serve, dove serve, quando distendere e non arrotolare, arrotondare spigoli e storture.
Un filo ecco di che mi parlano, vedrai, vedrai, accorgersi e' scoprire, amaro risveglio e non riesco a non considerarlo augurio, sorpreso forse di non sentirmi sorpreso, divertito e non indignato.
Carenza d'attenzione con concentrazione a livelli altissimi, forse troppo se i piedi non toccano il suolo e stranamente fuggire e' correre verso, avvicinarsi e come fumo oltrepassare ostacoli e parole, deviata concezione di rapporti definiti da secoli, uomini, sangue e logica.
Chi dovrebbe capire non capisce, chi sa non c'e' mai stato ed e' un sorriso verso il cielo, occhi serrati al suolo, pugni stretti e doloranti e tremore diffuso, impercettibile scuotimento, soffio di vita potenziale ed inespressa.
Afferro e avvolgo in sacco dorato e laddove il passo si fa gomma e motore, striscia di mondo in movimento, parvenza di evoluzione che e' statico dimenticarsi, sicuro e' dimenare, scordare, soffrire.
Egoismo meglio egotismo, ma un cielo stellato puo' essere insopportabile alla luce del sole, lirica per uno, convinzione contraria e insisto col ritenere misero metro distanza di una vita e se forse piu' semplice, fantasia e' guida e veicolo, conducente improbabile, alla mia eta' ridicolo e impronunciabile sobbalzo, fraseggio inopportuno di altri anni, di certi momenti, oramai dimenticato gaudio.
Eppure e' di ieri quella fatica, piccolo senso di grottesco, teste cariche di diniego ma non dimentico l'orgoglio, quel sapore salato e il gusto di essere nel giusto, di fare storia, la mia storia, unica storia mai creata.
I never really got there
I just pretended that I had
What's the point of instruments
Words are a sawed off shotgun

mercoledì, novembre 07, 2007

Cadenza

Chi fa ritorno, niente fa ritorno, non importa che vi sia ritorno, inutile il ritorno...
Frenetica elettricita', sfide che non interessano, doveri necessari, nulla d'impellente, ricerca di cio' che e' fuori, non nascosto, non celato, solo lontano da sguardi e mani, protetto da calci e rabbia.
Rileggo e trovo che quest'anno l'inverno non giunge e con esso non sento la placida resa di sensi e membra, torpore che e' bene di circonvoluzioni con troppa elettricita', statica energia, accumulo epidermico che scivola subdolamente sottopelle ed e' uso avvelenare sangue e notti, sorseggio di fiele che ha fine nel dolore, male che riconduce a bene, espiazione e ritrovarsi come trofeo.
Qualcosa no, qualcosa e' mutato se veleno non spurga, se tossine accumulate bruciano e sciolgono senza corrosione preventiva, curativa e silenziosa anima oscura che ora domina ma non cela, non annebbia, include ed amplifica, si amplifica spazzando dolenti debolezze.
Che succede quindi, come dovrei reagire sempre che azione preceda reazione, scatto indisciplinato, follia lucida e forse il senso e' insito nel paradosso, nell'assurdo nel nuovo inesplorato.
Che l'equilibrio non sia statico, menzogna di formule e numeri che mal si applicano a immeritata e recalcitrante nottata.
Si, caos e' equilibrio senza ingegno, oggetti in profonda conca che saltano e roteano ma nulla osteggia gravita', forze che dominano il cosmo, solcano curve irreali ma dimostrabili e lo schema ricuce strappi e domande, sensazioni e sangue, stomaco e musica.
Lo Stige si allontana percorrendolo, si restringe ad occhi divelti, luce deviata, picco di forza, controllo e' conoscenza e conoscenza e' controllo, spirale non cerchio, respiro non sospiro.
War between him and the day
Need someone to blame
In the end, little he can do alone
You believe but what you see
You receive but what you give

martedì, novembre 06, 2007

Ferro affila ferro

Non distinguo nuvole reali, nuvole sconnesse eppure tratteggiate coi colori dell'autunno, del freddo, dell'umido e dell'asfalto scivoloso.
Sovrastato dalla massa di pensieri, rinuncio a discernere e scorro con noncuranza su superficie compatta e chissa' che l'insieme assuma un senso che altrimenti singolo frammento non puo' dare.
Mi muovo con la certezza di chi ha controllo cosmico, imposizione delle mani che irradiano ordine e composto riassetto, imperante eppure silenzioso, schematico e decifrabile seppur complicato, algido e ai piu' sfuggevole, ignorato, persino indifferente.
Sorrido sull'inutilita', m'inebrio di cio' che non serve, che non realizza, che non compie e desidero urlare, bramo dolore e come ascetico comprimo corpo e mente laddove il corpo cede, urla e rantola, dove la mente incapace puo' solo spremere endocrino liquido nel sangue, esplosione di un motore che puo' essere veicolo d'impressionante progressione e potenza.
Credo di aver toccato qualcosa, solo sfiorato forse ma come plasma infuocato si e' forgiato e come lupo e' corso veloce, fiero, feroce, indomito.
Acciaio ben temprato ho sfidato sorte e destino, senza chiudere gli occhi ho calpestato confine e vento gelido si e' levato, saetta d'energia ha incendiato terra e cammino, tuono d'avvertimento ha scosso montagne ma oggi no, oggi io sono vento e saetta, tuono e montagna.
Un po' piu' confine e riempio le parole di desideri notturni, nordici echi e speranze che sanno di vittoria, di ricompensa, di passione, di redenzione...
Sweet boy, come in
I am the dark side of you
Die for my sins
Like the One once did
Cinnamon bed
For your unashamed appetite
A figurante
This dance will hurt like hell

lunedì, novembre 05, 2007

Ombre di giallo

Trasferisco ricordi come tra vasi comunicanti, aggiungere e togliere, livellare pur riadattando, trasformando, gioco di prestigio per non conoscere quanto e' noto, sbalordire, forse tremare, avvicinare ed allontanare.
Sento un soffio sul viso, come sussurro di labbra che svelano segreto, unico e solo mistero, ultima porta da aprire, forse botola da scoperchiare, pero' che fare a questo punto, in questo momento.
Potrei avere torto e l'orgoglio non centra, resisto alla tentazione di crescere aiutato da questa strana vita eppure non riesco a non pensare che quel buio alle mie spalle sia molto piu' profondo di quanto ritengo possa essere e come insetto mi attrae luce pulsante, morbida e vivida.
Cosa dovrei ascoltare, quanti occhi devo avere, perche' il movimento ha piu' assi di quanti riesca a gestire, osservare, studiare, comprendere.
Scivolata laterale per sfuggire, per aggredire, per confondere ma nel gioco di specchi confusione regna sovrana e in uno spazio senza tempo mi aggiro scambiando i ricordi per quattro note, brumose notti con immagini confuse ed incomprensibili.
Autoanalisi, introspezione, minuziosa ricerca e come piccole pepite preziose emergono antefatti, strani collegamenti, sensazioni, si sensazioni a fiumi e come fluida memoria, acqua che scivola e circonda, avvolge roteando, sovente riscalda, altre incupisce e sferzante vento gelido agita rami secchi come scheletriche braccia in cerca di un cuore pulsante, cuore lontano, cuore vissuto.
E allora indietro, indietro in uno tempo finito che pare illimitato, spazio frattale in cui minuzia e' mondo, verita', soluzione, speranza, silenzio.
Some things were perfectly clear, seen with the vision of youth
No doubts and nothing to fear, I claimed the corner on truth
These days it's harder to say I know what I'm fighting for
My faith is falling away
I'm not that sure anymore

martedì, ottobre 30, 2007

Silenzio sul mare

Che suono ha il silenzio?
Forse sintetico in battere lontano ma vicinissimo al cuore, pianoforte sfiorato non percosso e stato di attesa che conduce in interregno freddo, solo passaggio, passaggio si.
Che suono hanno le onde?
Cuore che batte sicuro, palpito sincronizzato, preciso, preso per mano come fanciullo che deve scoprire cosa e' il mondo, un mondo meraviglioso distante poche manciate di sabbia, molte ore di pace.
Leggero riverbero ma e' regolare, tutto e' regolare, vibrazione nello stomaco senza urto perche' anche la terra ha il suo cuore ed e' un cuore liquido, caldo anche se gelato ed e' voce dal fondo, violino dedicato alla luce.
Straziato di bellezza smetto di ascoltare e cammino a mia volta in un sogno che non mi appartiene, desiderio che costa una vita, che vale una vita laddove il coraggio e' perseguire un bisogno forse irrazionale ma proprio per questo irresistibile e ancor di piu' offrire il proprio sorriso al fallimento, alla sconfitta, all'innaturale abbandono del quotidiano per farsi condurre sulla via maestra e non e' cammino di seconda mano, non e' accovacciarsi inerti ma scoprire la scoperta, rivelare quanto gia' noto.
La morte e' orrenda tra lacrime e disperazione, in sepolcri marmorei grigi e impolverati, ma altresi' mutata in foto donata alle acque, corsa liberatoria e un oceano intero di ricordi e passioni.
Allora siano quelle ore, quei giorni, mesi di preparazione per un destino che non significa condanna ma compimento sublime e supremo e cosa manca in quell'unico e ultimo momento se nulla e' invano, se tutto si e' compreso e perdonato, se quel silenzio e' divenuto canto meraviglioso che solo il mare puo' udire?

lunedì, ottobre 29, 2007

L'isola

Ringhiere arrugginite, cromature tanto lontane, luminose trasparenze nella scintillante e concreta resistenza e nel suo opposto e' visione di casa gialla in mezzo ad un lago.
Piccolo motore ma e' propulsione, invocazione esaudita, fuga si fuga in quel luogo, quel piccolo luogo in cui realta' ha origine, laddove il niente e' acqua immobile e brulicante di vita, corpo diafano con poche stelle ma luminosissime.
Nell'acqua la vita inizia ma nell'acqua finisce per ricominciare anche quando ripartire e' spostarsi solo un po' piu' in la' e poi fermarsi per emergere sorpresi ma calmi, placido camminare, deciso inoltrarsi, senza segreti, senza piu' ricordi, eterno presente.
Gelosia di una passione e tutto e' perdonato se c'e' purezza di sentimento, se la vita si giustifica con la vita, se nascondere invero e' rivelare, segreto nella nebbia, segreto nel buio.
Immergersi ed e' scambio tra mondi, invasione di altra realta', penetrazione del suolo nell'ultraterreno, vivi che terrorizzano, dominano regno creduto mistero, un dito sotto il mare, a mille kilometri dal vento.
Affondare per riemergere e una volta liberi niente fa piu' paura, non la morte, non il sesso, tantomeno la vita.
Ciclicita' del cielo, costanza dell'uomo nelle patetiche miserie quotidiane, grandi gesti solo espressione dell'ordinario mentre e'  il coraggio di acciaio nella gola, nel ventre, nell'anima, sacrificio necessario, passaggio obbligato laddove il sangue e' benedizione, rito primitivo, dolore che conduce, guida e glorifica.
E' che la vita si nasconde dove mai ci aspetteremmo e allo stesso modo si conserva, scambio di ruoli, inversione di potere e tendenza e li' nel predominio ritrovarsi, raccogliere una essenza e farla propria donandosi a propria volta, immolarsi sull'altare dell'eternita' e ripartire dalla piu' piccola delle cellule, atto dovuto, segno deposto, nuovo seme, nuova conquista, nuovo uomo.

sabato, ottobre 27, 2007

Se e non puo'

Perdo senso di elasticita', statua di sabbia e fango, fragile paccottiglia e voglia, bisogno di mare, acqua grigia, eterea figura che fluttua come fantasma.
La mia bocca e' sigillata, deformata, plastica infiammata, escrescenza filamentosa ed indurita, maledizione fatta carne.
Nuovo oggetto tra mani deboli, testa ciondolante e non so quale demone mi impedisca di scivolare, cercare l'oblio della sconfitta, la polvere, la polvere come ritorno, come amica, come preludio di sinfonia mai scritta, orchestra che mi osserva immobile in cerca di un cenno, un movimento, un gesto che e' liberazione ed inizio.
In piedi, capo chino, non ho nulla da dire, nulla da fare, paralizzato, incapace persino di respirare, vorrei arrendermi ma non posso, non ne sono capace.
Stringo cosi' gli occhi e urlo inutili maledizioni, imprecazioni alle stelle ma e' la terra, la terra a non lasciarmi scampo ma non so altrimenti dove trarre sostentamento, forza, coraggio, determinazione, ancora un po' di dignita', qualche sogno, il ricordo della speranza.
Qualcuno che abbia un immeritato posto per me che non puo' essere mio perche' il piu' grande degli spazi e' prigione minuscola se la felicita' e' ombra riflessa del passato, spettro che non ricordo neppure di aver incontrato.
Giallo non e' oro e pioggia non e' benedizione, niente e' cio' che appare e quando smetto di credere niente puo' piu' credere in me e cosa aspettarsi diversamente.
Sono buio, scintilla spenta, alba senza sole e mi dispiace, io non ho piu' niente, io eco lontano, sordo rivebero, vento appena passato, promessa disillusa.
We're rotten fruit
We're damaged goods
What the hell
We got nothing more to lose

giovedì, ottobre 25, 2007

Castello di carte

Pioggia consueta e bagliori, rifrazioni, riflessi come stelle colorate precipitate sul parabrezza.
Confusione di ombre distorte che corrono, auto nervose, inconsapevoli, perdute ed impazzite, vetrine dilatate e poca vita dietro, ancora meno fuori.
Orario di fuga, fine dell'ennesimo inutile pezzo di vita ed e' palpabile la mancanza di ricordi, di esperienza, del minimo epico necessario ma sono altresi' convinto gli dei invidino l'umana banalita', l'inutile peregrinare, la pochezza dei sentimenti.
Follia di lamiera e ruote, sprofondare lento appesantito da kilometri e pensieri mentre fuori la realta' si scioglie in scintillante e caotico magma, torrente che trascina non so dove, non so se uscirne e la musica d'un tratto stordisce, fa male, ripiega tempo logica e cambia sapore, muta corpo e ogni cosa torna semplice, non banale ma comprensibile, umana.
Odore, odore di finta pelle e se estate sarebbe tanfo, rumore metallico, vibrazioni antiche e aria calda che sa d'olio, di ingranaggi, di cinghie e sorriso fuori autorimessa.
Quante stelle, quelle non sono cambiate, meno colorate forse, meno intense, piu' agitate certo, repentine, magari piu' allegre, certo e' cosi'.
Prospettiva diversa, asse inclinato ma anche allora pensieri, immagini, disegni sull'umido del vetro, luce scolpita, nuove deviazioni, divertenti variazioni, stupore e incanto di un viaggio verso casa.
Quella musica era attorno non dentro come ora ma da qualche parte e' filtrata, insinuata in gironi secondari del cuore e con essa ritrovare voglia di protezione, sensazione gia' sfumata eppure presente di far parte di qualcosa, importare, importanza, importato... amato.
Quella musica, si quella musica era la musica di casa, suoni di mattoni riscaldati, di lenzuola pulite, di una stanza che sapeva essere statica terra e paio d'ali e al di fuori che importa, mezzo non tramite, solo mezzo, solo...
Has the light gone out for you?
Cause the light's gone for me
It is the 21st century
You can fight it like a dog
And they brought me to my knees
They got scared and they put me in
All the lies run around my face
And for anyone else to see
I'm alive
I've seen it coming

mercoledì, ottobre 24, 2007

Sonatina

Basta, basta domande, basta risposte, basta incessante ripetersi di voci, lamenti, schiamazzi, grida e fuori, fuori da qui, tutti quanti.
Il problema non e' e certo non e' mai stato rivelato perche' mistero o enigma, invero e'... dovrei decidermi su questo.
Continuare ad illudermi di non sapere, di non conoscere, usare i ricordi come terra incognita oppure svelare cio' che non voglio sentirmi dire, cio' che preferisco non scorgere se solo girassi lo sguardo nella giusta direzione.
Forse e' presto per ascoltarmi, forse non saro' mai veramente pronto e ancora una volta non c'e' chi ascolta per me e non sono ragione sufficiente per far muovere labbra fin troppo abituate a salti, voli, capriole, montagne splendenti.
Intanto, si intanto il tempo passa e quasi piu' nulla e' ricondotto a quanto ricordavo e davvero non riconosco piu' niente di cio' che sapevo.
Dove sono, dove sono finito, chi sono queste persone, che stanze abito, a chi appartiene quell'albero di giorno in giorno sempre piu' spoglio, rami bassi verso terra che freddamente non attende, non vuole aspettare, ignora senza passione, senza pieta' e compassione.
Ascoltare cosa, sapere cosa, specchio distorto di evangelico volto e piuttosto sia realta' incomprensibile e solo immagine riflessa che come bambino, ingrusgnisco voce, piedi in punta, camice che tocca terra e gioco nel prepararsi a una vita che del resto non ho mai gestito sino in fondo.
E allora che consueta irrealta' mi sia amica e compagna, solitudine dinnanzi la quale non fuggo piu' da tempo e respirare forte, piu' forte del necessario, nettare, piu' nettare del previsto e lucente grotta innanzi a me, tunnel di suoni, si i miei suoni, musica.
Dovrei pero' chiedermi perche' ho tante canzoni da ascoltare e nessuna da cantare...
And being alone is the best way to be
when I'm by myself it's the best way to be
when I'm all alone it's the best way to be
when I'm by myself nobody else can say
goodbye

martedì, ottobre 23, 2007

Giardino sospeso

Non c'e' abbastanza jazz in queste sere, rabbia ingiustificata filtra emozioni scindendo colori in sfumature primarie senza compremessi, contrasto faticoso da gestire, iperbole che a tratti pare troppo ripida e chiudere gli occhi, trattenere il respiro e' necessaria precauzione per non precipitare, per non avere troppa paura, per mantenersi in perfetta perpendicolare all'instabile terreno.
Rughe leggere al minimo sorriso e a stento freno strisce di gelatina  e materia perche' evitare e' salvezza e condanna nel contempo, propulsione distruttiva a contrasto di immobile agonia e potrei persino prenderci gusto fintanto che i polmoni mi sostengono, mentre false certezze carburano motore esausto, vuoto serbatoio calcificato, ammaccature interne non piu' riparabili.
Uscire ed e' fuggire mentre aria rinfresca e colore sorprendono, farsi seguire dalla strada senza piu' niente da dire e lascio siano le nuvole a raccontare, il primario bisogno di sopravvivere malgrado tutto, nonostante lo stato perenne d'imperfezione che come crepe su liscia parete distolgono e confondono, decentrata analisi, immagine sfalsata e non rimane altro che abbozzare circostanziato assenso e in fondo che altro rimerrebbe da fare.
Divenire qualcuno che attende e disprezzarsi per questo ma ben altro e' da osteggiare, affrontare senza impegno, senza calore, senza passione cio' che fugge e seguire e' un po' fuggire, come se al di la' di dove non posso vedere sia riposto un sole piu' caldo di questo, asfalto meno scosceso, sfera perfetta non di questa terra, ammirevole precisione che a stento comprendo laggiu', magari troppo, altezza sufficiente ma non la giusta, distorsione, distorsione, distorsione.
Essere prospettiva e che l'ottica divenga opinione, variabile e non piu' costante, eventualita' e non problema, fuoco sul ghiaccio di ogni giorno.
My home...was a place near the sand
Cliffs...and a military band
Blew and air of normality

lunedì, ottobre 22, 2007

La Voce

Incredibile quanto sia tutto cosi' distante da cio' che sono, da cio' che voglio, da cio' che desidero ma io non lo sono quanto dovrei, quanto vorrei, quanto sarebbe consono ai crepitii, ai sussurri velenosi, all'abbondante e stupido vociare.
E' voler smettere di sognare quando notti sudate scalciano il giorno dietro pesanti tendaggi putridi e impolverati, ancorano queste pesanti gambe in mare di calce e urla e quei sogni, quei maledetti sogni si affacciano alla fine dell'alba lasciandomi esausto e quella voglia insensata di non fermarmi, partire e smettere di bere, mangiare, riposare, pensare, lasciare i perche' a giorni in cui morale era porseli, millenni nei quali albergava senso del giusto che ancora filtrava sole davanti agli occhi, verde al bordo strada smeraldo.
E' non avere abbastanza amplificazione, potenza che abbassi braccia sospinte verso l'alto, gravita' che ribalti confusione e rotazione, giostra con biglietto scaduto, tagliando non valido, diritto mai acquisito.
Vibrazioni e qualcosa si muovera', quelle immagini sul fondo chissa' non diventino invernale mare agitato, vento gelido che finalmente uccida cio' che ancora vive dentro quelle voglie, dentro la maledizione di svegliarsi sempre nel posto sbagliato, nella musica che ha molte, troppe note che non so smettere d'amare.
Voglio precipitare nel baratro del quotidiano, nell'oscura metastasi del ristorante domenicale, nello sfolgorante sorriso delle feste paesane, nel divano sola oasi serale.
Voglio udire il viaggio trasversale della puntina sul mio disco preferito, urlare tutte le mie colpe vere e presunte che siano e non essere perdonato da nessuno, non essere accettato da nessuno, non essere compreso da nessuno e scontare ridendo la condanna ad essere cio' che sono, ricordando con rimpianto quando non e' mai avvenuto, esistenza irreale fatta carne e volonta', confondermi, implodere in unica epoca, tempo scandito e basta biforcazioni, eventuali fratture, pensieri divaricati, sommesso dolore, fragile sguardo, inutile sicurezza, domani fatto ieri quando imparo che non ho un tempo mio e saperlo fa sempre piu' male.
Forceful and twisting again
Wasting the perfect remains
I've felt it once before
Slipping over me
Sweetly the voices decay
Draw on the lines that they say
I'd lost it once before
Now it cries to me

domenica, ottobre 21, 2007

Area

Non esiste alcun cerchio della vita, non per me, mai per me.
Ho un inizio e una fine, due punti distanti e uniti da rocambolesche ellissi, terra incognita attraversata da curiosa esistenza e il cammino delinea ogni angolo, tutto quanto c'e' e se ogni istante e' mistero, partenza e arrivo unicamente noti.
L'eternita' che cerco non e' nel ripetersi sempre diverso e sempre uguale di strada infinita perche' non iniziata, il mio infinito non e' staffetta, non gioco di squadra, non misera e minuscola umanita', non inutile rincorrersi di carne, ossa, arti sconnessi e compressi.
Non piu' delegare, ritenermi parte di insieme che mai altro ha contenuto se non questi muscoli, questo pensiero, dotazione di chissa' quale entita' ma certamente conquistata metro dopo metro, a volte sprecata, altre giunta a guardare immeritate valli, sopravvalutata si ma altrettanto sottomessa a fobie e manie distruttive e deleterie, debolezze, debolezze letame dei miei giorni, scorie delle mie notti, acido che ha corroso quanto di meglio ho avuto ed unica forza e' stata ricrescere, rigenerare il perduto essere, impossibile ricostruire, forse abbozzare, certo reinventare e se ripercorrere quei metri e' rabbia che brucia e consuma non v'e' altrimenti scelta, nessuna diversa possibilita' e sia, continui invero ad essere.
Nessuno arroghi diritti e pretese pero', tantomeno ignobile destino, inerte fato, parcheggiata sensazione di dovere qualcosa a qualcuno.
Ammissione di responsabilita' e non so essere pretesa o sensazione, senza confronti, senza accostamenti, padre e padrone incontrastato di terre e soli pero', banchetto con cio' che mi appartiene ma qui mangio solo, qui unico coperto, libagione infine meritata, mia.
Now the starlight which has found me
Lost for a million years
Tries to linger as it fills my eyes
Till it disappears.
Could it be that somebody else is
Looking into my mind?

giovedì, ottobre 18, 2007

Appunto

Non decido il fondale come non separo cio' che e' da farsi con quanto e' concluso, eccitante ed euforica cavalcata non fosse del tutto comprensibile ultima luce, laggiu' sullo sfondo.
Eppure mai quanto ora desidero sintesi e selezione e avvio di fantasia non troppo pronunciata, spazio poco dotato e lenta rotazione, quasi un galleggiare di antica memoria.
Muscoli gia' fermi ma il motore continua a ruggire con eccessiva veemenza, travolgente boato, incessante boato che oramai non sento piu', oggi non disprezzo piu'.
Forse ho smesso di cercare, di provare, di tentare e il mio buio e' sequenza multicolore abbagliante di cangianti tinte, traslucidi riflessi di quanto non sarebbe mai dovuto essere.
Leggera confusione ammetto, convinzione che si accartoccia avvolgendosi su se' stessa, inconcludente in inconcludente moto e troppo deboli sono le mani, non afferrano e non creano, trasformazione irrealizzata, sedimenti, scarti sul fondo e parole buttate via, frasi senza tempo che altro tempo non hanno.
Scorgessi maiuscolo elevarsi e qualcosa prenderebbe forma ma non convinco, non convinco questo bianco che attende e pulsa nervoso, propulsione senza inerzia, moto non accelerato, stazionario persistere, resistere, fermarsi e aria inalata per non morire, per non avere scuse o scappatoie, eliminare protezione e pareti ad angolo dove rifugiarsi.
Aria di gomma, luoghi densi di nebbia, cocci sotto le suole e se solo cercassi di respirare so che soffocherei, morire di desiderio evitato fa persino sorridere, curioso esperimento che sarebbe ora di concludere.
Gia' concludere e cosa poi se non reinventarsi e ridefinirsi, ingrato e sempre piu' improbo compito ma gia' decidere di ignorare e' movimento una volta tanto non fine a se' stesso.
Gotta do what you can just to keep your love alive
Trying not to confuse it with what you do to survive
In sixty-nine I was twenty-one and I called the road my own
I don't know when that road turned into the road I'm on

mercoledì, ottobre 17, 2007

Poter restare

I fantasmi esistono, certo che esistono.
Si aggirano tra noi, indifferenti ed inconsapevoli, lenti vagano attorno ai tavoli, si delineano oltre spesse vetrate come se realta' fosse nebbia, impalpabile esistenza, coerenti col vagare improprio tra viventi stanchi e disturbati.
Spettri inconsapevoli d'esserlo, sorridono ma quelle labbra dischiuse parlano ad altre orecchie e non e' la loro voce cio' che si ode, non sono loro parole quelle udite e presto e' mistero svelato cio' che inconvulse forme rappresentano e indicano.
Confondere e non e' difficile, non e' improbabile, consapevolezza che giunge a piccoli passi, furtiva e spaventosa come grandi verita' che a fatica si accettano.
Noi siamo i fantasmi o forse stato indefinito, corpo etereo, indistinguibile ammasso di passioni e ricordi e mani tese e sguardi veloci e guance arrossate e ore troppo veloci e giorni troppo lenti e anni inconcludenti.
Apparizioni forse e se fosse opposto, noi invadenti figuri senza spazio e riposo, noi ricordi, magari eventualita' irrealizzate ed abbozzati desii e basterebbe a spiegare un tempo mai appartenuto, mai sentito proprio, mai innestato nella ragione e nel cuore.
Spiriti, spiriti e io loro evocazione sorrido a mia volta oltre un passo di quanto conosco ed e' importante mentre e' noto cosi' poco, per comprendere senza confondere, per non smarrirsi nell'ingiustizia, nella malasorte, nelle scelte sbagliate, elevarsi almeno e trovare forza, fede, si fede in cio' che superiore conduce, qualsiasi gesto per non credere in cio' che si calpesta e osannare cio' che ogni salto ha spinto a raggiungere, infine giungere laddove ogni lacrima e' caduta.
Take your time and you'll be fine
and say a prayer for people there who live on the floor.
And if you see what's meant to be,
don't name the day or try to say it happened before.

martedì, ottobre 16, 2007

Muto uragano

... che il domani non divenga gia' ieri, suggestione alla quale non segue sforzo reale, effettivo movimento e reazione, corsa o balzo, forse un solo accenno, stramaledetta parvenza di respiro che non sia misero simulacro di vapore caldo.
Mi aggiro come ombra spaventata, confuso tra ostacoli che separano meta che non voglio raggiungere, nastro rosso integro e teso tra antiche rovine e sogni in disuso, desolante figura non fosse quell'angolo di luce che ancora e' domanda, ancora questiona tra silenzi e folate di sabbia, inutile e patetica eppure importante, talmente fondamentale da giustificare apparente inutile fatica.
Vorrei parlare, giuro vorrei davvero ma da tempo bocca e' arida apertura su luogo che mai e forse e' stata rigogliosa se non in brillante illusione nella quale talvolta arrotolo nuvole e respiro erba appena tagliata.
Non ho piu' parole, questa e' la realta', realta' di mura invalicabili e umidi appigli scivolosi ed inutilizzabili, barriera che nessuna spinta travalica e se ho seminato splendidi fiori tutt'attorno e' stato abbellimento, consolante ripiego di inevitabile risultato.
No, guardami muto innanzi a te perche' non pretendo nulla, stanco persino di domandare, di offrire indizi e passi avanti seppure qualcosa ancora combatte, piccolo animale e grande forza di radici scordate in un passato che certi giorni risplende come sole d'estate, frammenti di uno specchio che a frantumi delinea meglio e oltre l'intero.
Cio' che resta e' qui, disperso in minuscolo mucchio di segni monocolore, rinfusa e rimescolata catarsi quotidiana e piu' sembra semplice, piu' affondi nel mucchio caotico ed apparentemente disordinato della sola forza che rimane, scintilla di miccia inesplosa, potenziale magari inespresso ma sincero, verita' che non toglie il respiro, non affascina come dovrebbe eppure senti ed osserva, pugno che accarezza in mano piccola, piccolissima ma esiste, c'e' e almeno e' certezza.
Everything as cold as life
Can no one save you?
Everything
As cold as silence
And you never say a word

lunedì, ottobre 15, 2007

Senso, si senso

Manca appoggio sotto i piedi ed e' lento piano progressivamente inclinato, indifferente movimento ma non si puo' evitare in eterno, fare finta che gli oggetti stazionino immobili, che la gamba d'appoggio non dolga da non poterne piu'.
Vorrei davvero pensare, solo pensare che equilibrio domini ancora perche' ogni desiderio e' ordine nel regno dell'io dolente e arrendersi lo e' sul serio se attonito sorrido alla catastrofe.
Non controllo, no, non controllo piu' declino e destino, respingo e pare guidare come se sbattere forte equivalga a carezza, urto come abbraccio, occhi chiusi come riposo.
Posso persino allungare la mano e non sarebbe poi follia se una volta, solo una volta, afferrasse cio' che non e' aria ma in questo luogo anche il giusto e' fumo che presto si svuota di forma e profumo.
Non posso, davvero non posso anche solo concepire di non essere solo, comunque, imprescindibile da sogni e promesse e ragionare e' sordo male, vera resa, vero fraintendimento di bisogno antico, ancestrale richiamo, figlio di genitori imposti e raccontati in novella viziata e bugiarda.
Ebbene confuso e defilato, impossibile gestire, spazio con poca luce, poco calore, semplice struttura, fine del rilascio cinetico e ancora una volta a porsi domande anche se tempo che vortica ha risposte che non interessano, non interessano ormai.
Se cio' che voglio sentirmi dire e' ancora sospeso da qualche parte io non lo so, non cerco piu', non guardo piu', non pretendo ne' esigo ma c'e' abbastanza vita qui da ascoltare, per recepire, forse possedere un briciolo di realta' che non sia ne' ieri ne' oggi ne' domani ma almeno questa volta per sempre.
Our instruments have no way of measuring this feeling
Can never cut below the floor, or penetrate the ceiling.
In the space between our houses, some bones have been discovered,
But our procession lurches on, as if we had recovered.

mercoledì, ottobre 10, 2007

Grandangolo

Sottile nostalgia ma dita troppo intorpidite per eccessi di razionale ed inusitale raccontarsi.
Colpo diretto e frontale nel centro esatto di un bersaglio che io stesso non trovo e non riconosco, viaggio su strade a lungo abbandonate per mancanza di voglia, di interesse, di viaggiatori.
Misantropia che non acceca ed e' inusitata lunghezza d'onda, estranea informazione, non la sua assenza, spettro di visibilita' traslata non ridotta, tantomeno assente.
Rifletto sul senso d'estraniante analisi che in parte tormenta ed affligge, pesante fardello da portare per ancorarsi a realta' distante, questa certo aliena, incomprensibile talvolta.
Difetto insito nel metodo, schiacciamento di realta', puntiforme risultato finale che unendosi divide, restringe e non allarga, minuziosa ricerca di macrocosmo invisibile alla lente posta innanzi agli occhi.
Trovarsi quindi agli antipodi della punta della biro a distanze siderali, incapace di scendere, forse paura di precipitare, di non frenare, di non saper piu' planare dolcemente per gli impervi e scoscesi viottoli tracciati degli anni.
Chiedersi improvvisamente chi davvero sia interessato qui, senso di curiosa impotenza, risveglio di parole sepolte sotto pesanti drappi neri nell'angolo piu' buio della stanza, fotografie ingiallite di volti spauriti e senza eta', amalgama di vite cosi' diverse, sovente inespressive perche' nulla si puo' esprimere nell'attimo come nella parola quando esistere e' ininterroto flusso d'informazioni, libro sempre aperto di inchiostro appesantito.
Poi ci si getta un po' via, sorriso di antica comprensione, forte di sincero sguardo perche' preparazione e' in fondo belletto che mai mi e' appartenuto, testardo appeso ad estremo manifestarsi ma in fondo e' offrire cio' che si esige, coerente prezzo, direttiva unica come unica la mano che porgo, l'io che sono.
Non so dei vostri buoni propositi
perche' non mi riguardano
esiste una sconfitta
pari al venire corroso
che non ho scelto io
ma e' dell'epoca in cui vivo

Sequenza d'inizio

Si tratta di essere meno abituati a combattere, di non avere contatto col fango della prima linea, con l'umido che spacca le ossa, di potersi permettere di volare mentre il resto del mondo striscia.
Non esiste il meglio, non c'e' vantaggio se non cronologia favorevole e non c'e' miglioramento perche' la montagna e' infinita, i gradini scolpiti su essa roteano a spirale verso ascensione reale ma illusoria se la vetta resta irraggiungibile.
Gioco da accettare e se cosi' non fosse a quale scopo percorrere un solo centimetro se non credendoci come divina tautologia, missione sola ed ultima, tragedia ideologica di bene collettivo.
Qualcuno ride e dal roccioso pulpito grida io sono il migliore, senza accorgersi di spazio senza gravita' o vettori di forze, riferimenti assenti e assenza di regole che confondono caos e ordine.
Oggi no, non confondo, non confondo piu' e potrebbe non essere positivo aprire di occhi, braccia contratte e freddo pungente senza piu' coperta di banale seppur piacevole nuvola di poca cosa.
Eppure non farei cambio perche' esistono leggi, leggi incontrovertibili e se nessuna forza prevale sull'altra facendo di totale presenza compiuta assenza, la freccia del tempo ha una direzione e una sola, ordine supremo su caos apparente, solo apparente.
Arbitro arrogante, determino priorita' ed orientamenti ma che ognuno conservi la propria cima o la propria valle, che importa quando accetto nadir sovrastare lo zenith e il solo cambiarne nome e' mutarne proprieta', ridefinirne geometria e forse comprendere, singolo raggio di luce che taglia buio a meta' e riferimento e' genesi, zero tendente a infinito ordine di grandezza come se prima, come se il conosciuto non fosse mai esistito e lascio che attorno si edifichi mentre mi accontento semplicemente d'inventare.
He waved out of the film again
He turned and he flickered
and he walked away
He felt a distant kind of longing
Another scene began

lunedì, ottobre 08, 2007

Perigeo II

Ho guardato nel buio ed ho osservato molto bene, ho guardato ancora e nel fondo scopro la mia immortalita'.
Questo e' e cosa se non un lungo e sterminato tunnel buio senza alcuna luce sul fondo.
L'acido resta immobile e sciogliera' cio' che rimane dei miei giorni proprio qui, nell'attonito silenzio di questo autunno bambino che ancora non canta ma gia' soffia forte in sax tenore di sapore antico.
Ritorno all'incoscienza di quando le forme erano luci soffuse e confuse, suoni indistinte cacofonie da riordinare, riorganizzare in musica e parole, autoconsapevolezza di uno specchio come gioco, corrispondenza simmetrica, elementari associazioni ma anche allora qualcosa iniziava, partiva verso mete inimmaginabili.
Ecco, ecco l'incapacita' del tempo di progredire se l'oggi nulla guadagna da ieri e nulla conta piu', nulla ha senso su scala abbastanza ampia.
Chiedersi quindi se sia piu' forte la carne o il pensiero e non c'e' azione, filosofia, strategia, anatema o ideologia a sostenerne tesi quando nel battito di ciglia di una montagna, effimero movimento e' meno di polvere di stella lontana.
Ricordare, ricordare cosa ed e' qui la scommessa piu' importante, scelta se ancora di scelta si tratta ma esistono ordini diversi d'infinito, insiemi che contengono insiemi, che contengono insiemi, che contengono insiemi e la fisica non conta, non c'e' matematica, non c'e' logica in susseguirsi di linguaggio che non comprendo perche' il mio infinito, la mia immortalita' soggiace laddove comunemente non si guarda, non si osserva, non si scava e tantomeno si considera.
In questo luogo, nel pentacolare spazio di elite snob e sepolta, furtivo mi muovo, tra stupore e noia, godendo dei passi dimenticati, delle mani abbassate, delle orecchie che faticavano a comprendere mascherando con assenso e tra bicchieri di plastica rovesciati e coriandoli esausti, ascolto il mio momento ed e' importante farlo perche' unico, solo tra i soli possibili, indimenticabile perche' gia' dimenticato.
...l'esistenza di un ordine e' oggi necessaria in funzione delle nuove forme sonore che andiamo scoprendo, perche' la musica non e' più ferma alla sciocca contemplazione di se stessa, e' progressione ed esplosione, sogno ed incubo, una realta' in continuo divenire.
Si muove verticalmente ed orizzontalmente ora, sovverte e dissacra, striscia dappertutto a cavallo della scienza
e della fantasia: e' arte e realtà di conoscenza ad un tempo.

Il viale che desideravi

Intrappolato come libro impolverato mai letto e tanti sono i libri che giacciono supini ed inutili e qualcosa non funziona se sapere e' superfluo, innocente desiderio che mai si realizzera' e guai lo facesse.
Ancora sfioro copertina di fogli bianchissimi e preziosi e seppur poco e' passato gia' reminescenza, annovero nell'importanza della vita, sovente avara ma ampie bracciate nobilitano e tenere stringono.
Blu profondo e nuvole forti di vento e onde ed e' perfetto, tutto perfetto, irripetibile e non importa in quale scala classificata, in quale ordine riposto perche' ricordo, conservo, pontifico nelle notti piu' complicate.
Regalo importante, l'unico che abbia permesso e cosi' doveva essere per stringere a me ancora piu' forte e teneramente ed e' giocattolo sorprendente, inaspettato e voluto senza conoscere a fondo motivo e ragione.
Esiste un'epica che non comprendo, mitologia tutta da creare ed inventare di base incomprensibile ma riconoscibile nei filamentosi sviluppi, facile nel mezzo, ignoto nel fine, semplice nell'uso.
Io so cosa fare e c'e' persino reverenziale timore nell'iniziare perche' quel bianco e' cosi' puro, liscio, candore immeritato per parole che non meritano, concetti innocenti e veri, dolorosamente veri, a loro volta puri ma di colore troppo vivido, tinte forzate quando serve pastello di serena concezione.
Spaventa irruente scrittura, forse ingiustificata delicatezza ma c'e' del sacro, venerazione di un momento cosi' ambito e legittimo voler preservare, allungare nei ricordi e nel cuore la presenza di cio' che in fondo piu' desidero.
Non importa se anche questa volta ho mancato l'istante perche' ho strappato un lembo di seta profumata prima che sfuggisse dalla vista e manca solo il convincersi che non e' sporcare, non e' imbrattare, solo riempire, forse completare, magari lasciare per non essere dimenticati.

mercoledì, ottobre 03, 2007

Ultima pioggia

Invento nuovo codice e non so come riesce a rilassarmi, sfida ulteriore che leggera si aggiunge al pesante carico odierno e mi sento sazio sebbene non pieno.
Qualcosa ancora dentro si muove, gira vorticosamente ma non stanca, immune sopporto, ignoro e lascio correre.
C'e' calma irreale, inquietante persino, strana atmosfera quando solo urlando e spaccando porte si riempie quel vuoto insopportabile alla vita.
Mi guardo attorno e non riconosco completamente questi oggetti, ascolto Sakamoto ed e' come musica sentita dopo millenni di cacofonico silenzio.
Vorrei che sottile striscia di fumo fosse ancora nella mio respiro, vorrei che quelle note suonate con due dita non cessassero di stupirmi, vorrei ricordare come potrebbe essere se solo sapessi comprendere, accettare meglio questo momento.
Consapevole del presente e non pare vero, sorpreso trovo meravigliosa sospensione, totale insensibilita' e nulla fuori posto, solo leggero fruscio, voci accavallate e distanti, stridore di acciaio su acciaio e sorrido mentre mi rivelo completo, senza bisogni o suggestioni.
Totalmente indipendente scivolo tra le valli dei miei pensieri e li invento senza spettatori, ad un passo dall'assoluto, leggero, forse illuso ma non cambierei con niente al mondo il quieto mio respirare.
Laggiu', indefinito soggiace l'incompleto e l'irrealizzato ma sfondo e' seta preziosa, per una volta liscia e profumata superficie, carezzevole, immobile lancetta, preziosa stasi.
Scriverne e' gia' peccato, descrivere e' gia' sacrilegio, riflesso egoista, solo mio...
I'll go walking in circles
While doubting the very ground beneath me
Trying to show unquestioning faith in everything
Here am I, a lifetime away from you
The blood of christ, or a change of heart

martedì, ottobre 02, 2007

Il pomeriggio se ne va

Esiste l'eterno, che l'eternita' esista o meno.
Infinito inesorabilmente avvolto da finito e memoria, si memoria e' indicatrice unica, contenitore ed espositore, sola possibile affinche' conservare nel tempo e negli uomini sia possibile.
Ma se mia e' la memoria e se essa racchiude l'eterno allora l'eterno e' in me e con me vive finche' vivo, con me muore quando sara' morte.
Se sono eternita' allora sono realta', alfa e omega di un cosmo per me generato ed ecco che tutto e' chiaro mentre le stelle smettono di ruotare vorticosamente configurandosi senza tentennamenti o strane configurazioni.
Ecco quindi che bellezza rimane eterna, immutabile scultura scavata nel marmo strappato dalle ossa della terra e se eterno e' il tempo, decade a gioco di specchi, esercizio mentale senza scopo se non diletto senza finalita' alcuna, persino poco divertente, noioso.
Dissonanze sono ricordo ed equilibrio impera, comanda nel preciso conteggio delle ore, piatti equidistanti dal terreno e cio' che ieri affascinava oggi immutato incanta come allora, come contrazione di pomeriggi assolati, biciclette appoggiate a muretto mentre sole e vacanze arroventavano desideri impossibili, protrarsi di sogni e impossibile avvenimento.
Si dice cambiare ma osservo guardando oltre lo sguardo e trasparente come cristallo attraverso pareti ed incertezze riabbracciando asfalto rovente e desiderio non compreso interamente ma non per questo meno vitale.
Un tempo ero puro e quella purezza di diamante grezzo non e' poi cosi' lontana, cosi' irraggiungibile, mesi di bambino e incanto, quello sempre, senza mancare mai.
Picture yourself in a boat on a river,
With tangerine trees and marmalade skies
Somebody calls you, you answer quite slowly,
A girl with kaleidoscope eyes.

lunedì, ottobre 01, 2007

Proporzioni

Non sono lontano, sono solo in un posto in cui non voglio stare.
Mi ci abituero' ma ora e' aria pesante da trangugiare, aria che mi circonda maledicendo chi a pochi passi osserva curiosando nella vita di chi oramai non si comprende piu'.
Poco inebria, abitudine ogni giorno diversa sebbene ciclica di brioso stile e medesima natura, contratta metafora.
Non so, non so cosa si possa osservare e non pretendo esclusiva o inebriante unicita' malgrado ricerca non appartienga a nessun altro, non invoco celebrita' e predominio perche' in mondo singolo individuo e' insieme pieno, globale esistenza, raccolta senza scarti ed omissioni.
Certo, come questo suono sintetico vago da passato troppo remoto a improbabile futuro e poco m'illumino ma fievole luce narra di mutazione, lentissima trasformazione, consapevole energia, senziente sguardo al di la', nel campo di erba giovane e mai calpestata, virgulto laddove terra morente e sterile pareva dominare.
Se domandi cosa vi sia oltre ghiaccio azzurro la risposta e' infinita distesa di bianchi elettroni, lingua da descrivere facilmente, gelido e fisso sguardo, concentrata analisi priva di calore ed emozione.
Neve nascosta dal fuoco forse e' chiave rivelatrice per chi ancora ha voglia di cercare, scivolare non come condizione ma affermazione del proprio essere, urlo rabbioso dell'attenti, proclamazione d'assoluto.
E' forse cosi' difficile? Sono talmente distante da confondermi con anonima macchia, banale sfumatura in tinta d'arredamento?
Non essere e non sono e non e' segreto, non e' metafora, non e' altro se non quanto sole riflette, quanto terra evoca,  osservare ed accettare e almeno domando, si qualche volta domando...
Che cosa eri non lo sai piu',
un viale lungo davanti a te,
alberi immensi sul tuo cammino.
Una ragione per vivere c'e'
la mente vola, non ti conosci piu'
Ora sai cos'e' la voglia di pregare
ora sai cos'e' la forza di sperare

sabato, settembre 29, 2007

Dall'inizio

I confini piu' difficili da scoprire sono quelli che ci si e' posti, forse perche' il tempo passa e i giorni che corrono sbiadiscono scritte ed intenzioni ma talvolta il quadro e' piu' confuso di quanto effettivamente appaia.
E cosi' che importa, perche' cercare sempre, sempre, sempre un significato, un senso, un desiderio da esaudire, una missione da compiere?
Che canzone di tantissimo tempo fa regredisca la mia coscienza ad epoca meno sazia, tronfia, al tempo in cui i suoni erano nuovi e i giorni sperperabili in superfluo benessere.
Canzone che porta pioggia, giro di chitarra e basso come danza propiziatrice, voce distorta che e' voce di tutti, epocale esplosione sonora di rara potenza, d'incredibile impatto, scontro frontale che fa dimenticare, che invita ad andare oltre, a scavalcare ennesimo ostacolo.
Potrebbe essere campana nel verde di collina smeraldo, domenica di sole, festivita' di primavera e quel profumo mi ferisce qui, adesso, lontano.
Casa fatta di legno, finestra su universo inesplorato, luogo che non mi appartiene ma vicino, dolcemente solidale, accostato al volto e al cuore mentre voci straniere ormai non mi toccano piu', non mi sentono piu'.
Illudersi di esserci, uscire dal manto di nubi e vento, cavalcare un soffio tra le case, tra quei volti grigi, ritrovare quanto smarrito senza chiedere aiuto e perche' no, essere quanto ci si aspetta da me, magari senza pagare troppo, senza rinunciare a troppo.
Difficile e' deludere in silenzio, senza rancore, senza accondiscendenza ma ancora piu' difficile e' non deludere affatto nel donare comunque consapevolezza, certezza, costante nell'incostanza, inenarrabile, imperscrutabile, generoso perche' io.
There might have been things I missed
But don't be unkind
It don't mean I'm blind
Perhaps there's a thing or two
I think of lying in bed
I shouldn't have said
But there it is