giovedì, ottobre 18, 2007

Appunto

Non decido il fondale come non separo cio' che e' da farsi con quanto e' concluso, eccitante ed euforica cavalcata non fosse del tutto comprensibile ultima luce, laggiu' sullo sfondo.
Eppure mai quanto ora desidero sintesi e selezione e avvio di fantasia non troppo pronunciata, spazio poco dotato e lenta rotazione, quasi un galleggiare di antica memoria.
Muscoli gia' fermi ma il motore continua a ruggire con eccessiva veemenza, travolgente boato, incessante boato che oramai non sento piu', oggi non disprezzo piu'.
Forse ho smesso di cercare, di provare, di tentare e il mio buio e' sequenza multicolore abbagliante di cangianti tinte, traslucidi riflessi di quanto non sarebbe mai dovuto essere.
Leggera confusione ammetto, convinzione che si accartoccia avvolgendosi su se' stessa, inconcludente in inconcludente moto e troppo deboli sono le mani, non afferrano e non creano, trasformazione irrealizzata, sedimenti, scarti sul fondo e parole buttate via, frasi senza tempo che altro tempo non hanno.
Scorgessi maiuscolo elevarsi e qualcosa prenderebbe forma ma non convinco, non convinco questo bianco che attende e pulsa nervoso, propulsione senza inerzia, moto non accelerato, stazionario persistere, resistere, fermarsi e aria inalata per non morire, per non avere scuse o scappatoie, eliminare protezione e pareti ad angolo dove rifugiarsi.
Aria di gomma, luoghi densi di nebbia, cocci sotto le suole e se solo cercassi di respirare so che soffocherei, morire di desiderio evitato fa persino sorridere, curioso esperimento che sarebbe ora di concludere.
Gia' concludere e cosa poi se non reinventarsi e ridefinirsi, ingrato e sempre piu' improbo compito ma gia' decidere di ignorare e' movimento una volta tanto non fine a se' stesso.
Gotta do what you can just to keep your love alive
Trying not to confuse it with what you do to survive
In sixty-nine I was twenty-one and I called the road my own
I don't know when that road turned into the road I'm on

mercoledì, ottobre 17, 2007

Poter restare

I fantasmi esistono, certo che esistono.
Si aggirano tra noi, indifferenti ed inconsapevoli, lenti vagano attorno ai tavoli, si delineano oltre spesse vetrate come se realta' fosse nebbia, impalpabile esistenza, coerenti col vagare improprio tra viventi stanchi e disturbati.
Spettri inconsapevoli d'esserlo, sorridono ma quelle labbra dischiuse parlano ad altre orecchie e non e' la loro voce cio' che si ode, non sono loro parole quelle udite e presto e' mistero svelato cio' che inconvulse forme rappresentano e indicano.
Confondere e non e' difficile, non e' improbabile, consapevolezza che giunge a piccoli passi, furtiva e spaventosa come grandi verita' che a fatica si accettano.
Noi siamo i fantasmi o forse stato indefinito, corpo etereo, indistinguibile ammasso di passioni e ricordi e mani tese e sguardi veloci e guance arrossate e ore troppo veloci e giorni troppo lenti e anni inconcludenti.
Apparizioni forse e se fosse opposto, noi invadenti figuri senza spazio e riposo, noi ricordi, magari eventualita' irrealizzate ed abbozzati desii e basterebbe a spiegare un tempo mai appartenuto, mai sentito proprio, mai innestato nella ragione e nel cuore.
Spiriti, spiriti e io loro evocazione sorrido a mia volta oltre un passo di quanto conosco ed e' importante mentre e' noto cosi' poco, per comprendere senza confondere, per non smarrirsi nell'ingiustizia, nella malasorte, nelle scelte sbagliate, elevarsi almeno e trovare forza, fede, si fede in cio' che superiore conduce, qualsiasi gesto per non credere in cio' che si calpesta e osannare cio' che ogni salto ha spinto a raggiungere, infine giungere laddove ogni lacrima e' caduta.
Take your time and you'll be fine
and say a prayer for people there who live on the floor.
And if you see what's meant to be,
don't name the day or try to say it happened before.

martedì, ottobre 16, 2007

Muto uragano

... che il domani non divenga gia' ieri, suggestione alla quale non segue sforzo reale, effettivo movimento e reazione, corsa o balzo, forse un solo accenno, stramaledetta parvenza di respiro che non sia misero simulacro di vapore caldo.
Mi aggiro come ombra spaventata, confuso tra ostacoli che separano meta che non voglio raggiungere, nastro rosso integro e teso tra antiche rovine e sogni in disuso, desolante figura non fosse quell'angolo di luce che ancora e' domanda, ancora questiona tra silenzi e folate di sabbia, inutile e patetica eppure importante, talmente fondamentale da giustificare apparente inutile fatica.
Vorrei parlare, giuro vorrei davvero ma da tempo bocca e' arida apertura su luogo che mai e forse e' stata rigogliosa se non in brillante illusione nella quale talvolta arrotolo nuvole e respiro erba appena tagliata.
Non ho piu' parole, questa e' la realta', realta' di mura invalicabili e umidi appigli scivolosi ed inutilizzabili, barriera che nessuna spinta travalica e se ho seminato splendidi fiori tutt'attorno e' stato abbellimento, consolante ripiego di inevitabile risultato.
No, guardami muto innanzi a te perche' non pretendo nulla, stanco persino di domandare, di offrire indizi e passi avanti seppure qualcosa ancora combatte, piccolo animale e grande forza di radici scordate in un passato che certi giorni risplende come sole d'estate, frammenti di uno specchio che a frantumi delinea meglio e oltre l'intero.
Cio' che resta e' qui, disperso in minuscolo mucchio di segni monocolore, rinfusa e rimescolata catarsi quotidiana e piu' sembra semplice, piu' affondi nel mucchio caotico ed apparentemente disordinato della sola forza che rimane, scintilla di miccia inesplosa, potenziale magari inespresso ma sincero, verita' che non toglie il respiro, non affascina come dovrebbe eppure senti ed osserva, pugno che accarezza in mano piccola, piccolissima ma esiste, c'e' e almeno e' certezza.
Everything as cold as life
Can no one save you?
Everything
As cold as silence
And you never say a word

lunedì, ottobre 15, 2007

Senso, si senso

Manca appoggio sotto i piedi ed e' lento piano progressivamente inclinato, indifferente movimento ma non si puo' evitare in eterno, fare finta che gli oggetti stazionino immobili, che la gamba d'appoggio non dolga da non poterne piu'.
Vorrei davvero pensare, solo pensare che equilibrio domini ancora perche' ogni desiderio e' ordine nel regno dell'io dolente e arrendersi lo e' sul serio se attonito sorrido alla catastrofe.
Non controllo, no, non controllo piu' declino e destino, respingo e pare guidare come se sbattere forte equivalga a carezza, urto come abbraccio, occhi chiusi come riposo.
Posso persino allungare la mano e non sarebbe poi follia se una volta, solo una volta, afferrasse cio' che non e' aria ma in questo luogo anche il giusto e' fumo che presto si svuota di forma e profumo.
Non posso, davvero non posso anche solo concepire di non essere solo, comunque, imprescindibile da sogni e promesse e ragionare e' sordo male, vera resa, vero fraintendimento di bisogno antico, ancestrale richiamo, figlio di genitori imposti e raccontati in novella viziata e bugiarda.
Ebbene confuso e defilato, impossibile gestire, spazio con poca luce, poco calore, semplice struttura, fine del rilascio cinetico e ancora una volta a porsi domande anche se tempo che vortica ha risposte che non interessano, non interessano ormai.
Se cio' che voglio sentirmi dire e' ancora sospeso da qualche parte io non lo so, non cerco piu', non guardo piu', non pretendo ne' esigo ma c'e' abbastanza vita qui da ascoltare, per recepire, forse possedere un briciolo di realta' che non sia ne' ieri ne' oggi ne' domani ma almeno questa volta per sempre.
Our instruments have no way of measuring this feeling
Can never cut below the floor, or penetrate the ceiling.
In the space between our houses, some bones have been discovered,
But our procession lurches on, as if we had recovered.