sabato, dicembre 23, 2006

Infinito futuro

Non so affrontare la morte.
Non e' paura o timore, e' proprio il rifiuto del concetto d'esistenza della morte.
Forse e' la fortuna di averci avuto a che fare in giusta misura o semplicemente l'aver potuto evitare molte delle occasioni in cui mi ci sono imbattuto, ma oggi non ho modo o difesa su essa.
Magari e' il non pensare mai a chi non c'e' piu' in termini di passato.
Non credo nelle tombe, nelle lapidi, nei sepolcri, i cimiteri non mi ispirano riflessioni, ricordi o considerazioni.
I cimiteri sono luoghi concepiti dai vivi per vivi che ragionano da morti e c'e' qualcosa di insano e sbagliato in tutto questo ma forse e' solo il mio pensiero che distorce la realta'.
Invero credo in cio' che in uomo ha costruito, nelle sue opere, nei suoi lasciti, negli oggetti e nelle cose.
Credo nel suo dna, nel pensiero che ha trasmesso, nelle nozioni che ha insegnato, nell'esperienza che non ha disperso.
Credo nei momenti felici ancora negli altrui cuori, nei calici alzati, in cio' che rimane, mai in quanto smarrito.
Mi piace pensare a chi e' scomparso come pietra su cui erigere case o palazzi, monumenti o solo piccole capanne, piccolo o grande appoggio che sia, comunque vitale, fondamentale, solo utile forse ma necessario.
Il corpo e' polvere ma il pensiero e' energia, forza, carburante del divenire e cosa altro e' mai piu' importante rimanga di noi su questa terra.
Ugualmente penso a chi se n'e' andato e certo ricordo, rimpiango e mi commuovo ma solo per brevi istanti perche' e' piu' forte l'insegnamento, la forza impartita e la gioia che questi ricordi devono regalare.
Poi nelle notti in cui si pensa alla morte con troppa generosita', chi ci ha preceduto e' sempre li' a sussurrare che di tempo ne rimane, che non c'e' fretta, non c'e' bisogno e accorciare cosi' l'attesa dell'alba, rendere un po' piu' tenero il silenzio, un po' piu' caldo il giaciglio, un po' piu' pesanti le palpebre.
Certe volte il pensiero della morte aiuta a vivere meglio...

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