giovedì, aprile 10, 2008

Profondamente assoluto

Parole scritte come pazzi animali giu' per ripida collina sulla quale anche cadere e' piacere ma un po' e' rimandare, un po' sviare, placido quando e' coltre di fumo, mantello sgualcito sempre d'effetto eppure trasparente per chi sente magari senza fermarsi a simboli, paradigmi che talvolta rappresentano loro stessi, metalinguaggio certo, musica che comunica ascoltandoci paziente perche' ancora una volta in essa c'e' grammatica e sintassi.
Esistono limiti, certamente autoindotti ma e' decenza a parlare, e' battaglia persa contro standard accettabili, accettati, giusti perche' no, nel senso ampio di modo e genere che trascende parole e ridicole rivoluzioni, e' ritorrno costante uguale a prima, a sempre, forse condito di televisori al plasma e connessioni digitali ma vi sono confini nei quali e' bene confinarsi, circoscriversi, stringersi forte malgrado pugni e urla possano essere prezzo salato.
Oltre cio' altri recinti di braccia e gambe e sembra tappa obbligata di umanita' stanca di dovere, oblio di potere, onnipotenza alogena, carcassa alla ricerca che qualcosa la scopra, la sorprenda, le strappi carne dal corpo e se non migliore, almeno resa diversa.
Non si esce per merito, fato avverso o amico certo, eccesso di stupidita' o lucida visione opposti ma indifferenti allo scopo, esterna visione di bianca luce da pioggia freddissima eppur liberatoria, purificatrice acqua che conserva forti, mantiene vigili, irradia certezza, consapevolezza che eppur fa male, malgrado tutto ferisce.
Non si fugge dalle gocce quando fitte come sono si possono indossare come abiti, seconda pelle, prima emozione, mistero di fantasmi eterei in sostanza, caldi come carezza nelle notti in cui si vacilla e ogni onda attraversa prima gambe, poi cuore, infine occhi che a fatica cercano, ascoltano, sospirano, vagano eppure immobili, esempio o meta non saprei, perche' sapere e' avvicinarsi, forse non trovare, ma almeno e' tentare, provare, chissa' forse riuscire.
The indolence of solitude may drive out the soul of its sermon,
and memory shall be lost to the blood which hopelessly pulsates...
...in our excruciating hearts

martedì, aprile 08, 2008

Scandire

Ritmi pericolosi in piazza di mille, troppi ingressi, varchi laddove pesanti porte fermerebbero invasione ritenuta un tempo non letale, non discutibile, non ammissibile.
In quella piazza cammino veloce, occhi bassi, sguardo timido quando non dovrei, quando bambini grandi mani, grandi piedi, lunghe gambe e tamburo nel petto urlerebbero distruggendo rami ed alberi ed invece penso a canzoni che nessuno ascolta piu', guardo il cielo che non e' stato, osservo tutte quelle nuvole che ho dimenticato di puntare col dito, forme divertenti, similitudini solo abbozzate, immagini imperfette eppure specchi di un mondo che e' casa, solo ingresso, tavolo da cucina, stilizzate figure che non sorridono mai eppure qui artificialmente felici e se inganno e', non sia detto troppo forte perche' talvolta realta' e' vento gelido dal quale coprirsi d'illusioni.
Non so se ha senso sperare di non sperare, se astrazione puo' essere alienazione e se puo' il fuori divenire dentro o il contrario che importa se manca riferimento, punto immobile in una corsa solo differenziata dove vince il piu' veloce, dove vince il piu' lento, dove sopravvivere e' linea di mezzeria, dove paradiso e' accucciarsi a bordo strada non visti, occhi oltre le montagne di bianco argento, dinamiche non inquadrabili in definiti contesti come stanze a un passo dall'alzarsi ma nell'eterno istante di quiete cio' che riempie lo spazio tra due infiniti e' canto di donna, ideale purezza che ancora ricordo, che non cerco per non arrivare, per continuare ad alzarmi e un giorno in piu' ignorare, un'ora in piu' ritagliare carta lucida e come bambino coprirmi di stelle come dio rumoroso e beffardo.
Mi ascolto e volgo lo sguardo, anche per oggi il dovere e' compiuto, le famiglie si ritrovano, affogano nel nulla che sa di oro e platino, le strade sono ritrovi di soli ed annoiati, qualcuno fugge, altri cercano un punto d'arrivo, io mi muovo parallelo alla superficie emersa perche' il fondo e' dentro, mai fuori se' stessi.
Welcome to the grand illusion
Come on in and see what's happening
Pay the price get your tickets for the show
The stage is set, the band starts playing
Suddenly your heart is pounding
Wishing secretly you were a star

domenica, aprile 06, 2008

Rappresentazione minima

E' persino possibile che certi sabati pomeriggio riemergano come anime inquiete, come spettri generosi, come parole che non vogliono piu' essere silenzio, come piccoli momenti che rendono indimenticabile una magia.
Magia, forse stregoneria, scoperta di un giorno ordinario e odierno in eterno diamante che nell'unico lampo proietta luce nell'eterno divenire ed e' alba nel'oscurita' del caos, del bianco rumore.
Fantasia e' una parola di milioni di sillabe, e' un canto alieno incomprensibile e meraviglioso, suono sintetico perche' se realta' e' corda di violino allora cio' che non e' vale umana creazione, pulsar di strane frequenze e miriadi di bocche in altrettante direzioni, spazio e dimensioni.
Se un uomo solo puo' essere orchestra, allora i suoi sogni valgono la sua vita, le sue speranze e certo il sangue e' spartito, vene corda tesa dal pensiero all'eternita' che separa l'irreale col possibile, l'incredibile con lo stupore.
Cercare, cercare e per una volta e' contenere antichi riti di felicita', sensazioni assopite alle quali mai ho rinunciato, essere, appartenere, sentire materia nel vuoto perche' aria e' densa e compressa di onde, frequenze tagliate, esoterica conoscenza d'un tempo improvvisazione, nell'oggi ripetuto seppur corretto.
Alle spalle eppur sostiene, forse incita, spinge a restare ed e' logico, sensato quando si cade e ci si perde sul polveroso pavimento de prematuro arrivo e non comprendo bene come, non distinguo il provenire del battito, il divenire in pensiero di movimento di gambe ed occhi perche' un tempo quell'aria, quelle vibrazioni erano barriera, scudo eppure lancia, meravigliosa ragione, splendente guerriero al mio fianco.
In fondo nulla e' in piu' ma gli anni seppelliscono cio' che sfiorano ed e' scontato quando non dovrebbe, veloce se andasse, splendida realta' se solo io potessi.
Sguardi di azzurro dona il cielo che sa
Caldo crepuscolo sfiora la mente
che gia' ricomincia a vagare per me
Antri di un sogno che va.