mercoledì, febbraio 20, 2008

Nascita di pleiadi liquide

Mangio, sorrido impettito tra posa e forza che trattiene, guardo tv e partecipo, commento, esprimo nella luce non troppo potente, comunque osservo, mi guardo attorno sempre piu' circospetto al limite del panico, angoscia che sale e ignoro blocco allo stomaco perche' e' conquista, vittoria glorificata con cibo, mio cibo che doveva avere altro gusto, nuovo sapore, meraviglia e stupore.
Seduto con orgoglio non mi rilasso perche' sdraiarsi e' caldo che viene da punto imprecisato delle viscere e ottimo audio evidenzia angoli di legno perfetto, lucido, scelta oculata e precisa di colori tenui ed equilibrati.
Ignoro punto di distorsione ai margini di campo visivo; immagino, immagino, incubo collaterale, collaterale, colaterale.
Il grande specchio riflette fierezza, mani e acqua sul volto, esito un istante di troppo ma non c'e' fretta, mai stata fretta e con manopola il freddo e' caldo e caldo e' freddo, immerso nel bianco e luce, simmetria kubrickiana nell'iperrealta' roboante che trascina materia in leggerissima nebbia, sogno, incubo, sogno incubo, sogno incubo.
Entro nella stanza e trattengo il fiato, chino il capo al mirare giochi e passioni in perfezione commovente, desiderio e leggero disprezzo lanciato alle mie spalle, rotonda luce, rumori di strada, citta' viva, viva, viva, io dentro a qualcosa che non so, non importa, forse dovrei, potrebbe essere, certo sara', abitudine, notte, scale, luna, insetti.
Buio opprime eppure c'e' del giusto nel mio sonno, rombi vicinissimi e respiro pesante che parte da pensieri inquieti senza toccare mani e piedi immobili, raggelati in spazio che si contrae, trappola che si restinge, silenzio come eco del frastuono, fragile rotazione che non conduce a niente, non risolve niente, non muove niente.
Non rimane solo questo ma questo e' cio' che merito, stabile perdita d'equilibrio, fuga lontano, lontano, lontanissimo tra colonne del mondo che trascinate via distruggono e affondano, paura, destino, orrore e verita'.
Io ho avuto, io sono stato.
It's too bad, but that's me
What goes around comes around, and you'll see
That I can carry the burden of pain
'cause it ain't the first time that a man goes insane

lunedì, febbraio 18, 2008

Cammino immerso

Ordine non prestabilito, led rimbalza monotono, aritmico, freddo ma nel freddo vivo, muoversi eppure guidato, tracciato, segnato, retto questo si, punta d'orgoglio e impettita fermezza d'intenti.
Osservo e non vedo nulla, non provo alcun sentimento, oramai non c'e' classifica e gli occhi spaziano pochi centimetri non attraversando muro frontale, mattone come acciaio, acciaio come gabbia, lamento, fine d'intenti.
Non odo alcun accordo e nessun accordo avro' quindi in libero svolgimento, libera esecuzione, libero spartito di ribellione contro ogni mio credo, negazione, negazione, negazione di piacere e cuore come se non mi appartenessero piu', come se esistessi istante dopo istante da un niente distanziati, separazione matematica d'inutile equazione.
Sento piccoli desideri ma lontanissimi, invero montagne che sfiorano atomi inimmaginabili e proprio per questo accumunati a me molto piu' di quanto vorrei, di quanto desideri.
Un po' come parlare e dimenticarsene, salutare e non sapere perche', ginnastica in gravita' assente esco da livello d'esistenza e m'abbandono all'eco di passi mai uditi prima, scarpe che qui non sono mai state.
Sana distruzione d'istruzione acquisita, un po' ricominciare, forse ripartire ma e' solo altra gabbia, ennesima prigione che richiede atto di forza talmente imperante da spazzare via pareti e polvere, cristalli e medaglie, pindarico volo che e' ode ed inno, ragionamento non calcolato, forse dedotto da prospettiva rovesciata seppur incredibilmente vera ed azzeccata come strana scommessa mai giocata eppure vinta.
Sono lontano, molto lontano ora e la mia luna e' raggiungibile con ogni possibile numero, urla come rimbalzi di pensieri che avrei potuto formulare, scorrere e scivolare nella luce di esplosioni che esaltano buio annerendo contorni e volti, promesse di gesti, parole di piombo e se questo e' cio' che deve essere allora non saro' qui quando arrivera'.
You're a prisoner of the dark sky
The propeller blades are still
And the evil eye of the hurricane's
Coming in now for the kill

domenica, febbraio 17, 2008

Per non aspettare

Tutto il freddo non impedisce a sudore e zanzare di assalirmi, ghermire forze e volonta', mischiare lacrime e caldo e niente, niente, niente cambia mai in quest'incrocio che pare non finire, anello di realta' del quale non distinguo piu' inizio e tantomeno fine, silenzi di conclusioni mai troppo affrettate, voglia di terminare qui e desiderio d'incominciare un altro show.
Luna, ecco luna assente e ancora conservo scritta la mia preghiera ad essa, ricerca alienante ed alienata di giovani voglie, terrore di sempre, incubo ricorrente ed interminabile colmo di mostri indifferenti, innocui e proprio per questo spaventosi, raccapriccianti.
La verita' e' che il tempo non cancella, non purifica, forse graffia e poi sfuma, colpisce superficie senza sfiorare nucleo rovente e gelato nel contempo, non bandisce voglia di finire in un sospiro caldo, definitivamente eterno non prima che sfumi pero' in lento assolo di violino, ultimo abbraccio a quanto di piu' bello esiste al mondo.
Forse e' sentirsi un po' piu' vicini alla soluzione di quanto sia mai stato, piu' di quanto abbia mai voluto o preteso, dicotomica consapevolezza che evitare e' decidere, ambire e' fuggire e se paura e' unico vincolo, tempo non appartiene a dominio delle scelte, non piu' e non v'e' rammarico alcuno in questo.
Poi termina, ogni pezzo rientra nel proprio alveo ma invero non tutto staziona nel salino ed immobile perdurare di cio' che e' giusto e dovuto e come specchio incrinato osservo sfasato volto un poco piu' distante, sempre meno visibile eppure infinitamente piu' comprensibile.
Se solo sapessi raccontare di sax, di strade nella nebbia, di notti d'estate potrei aspettare oltre, saprei comportarmi come dovrei ma e' talmente tranquillizzante il torpore dell'infinito silenzio che gia' diviene casa abitabile, chiesa in cui pregare, confessione in gara gia' conclusa.
Our time is just a point along a line
That runs forever with no end
I never thought that we would come to find
Ourselves upon these rocks again