mercoledì, gennaio 31, 2007

Tregua momentanea

Davvero e' la confessione e non il confessore a dare l'assoluzione?
Credo di si, a questa eta' si.
Le parole volano, volano, fuggono e non rimane quasi nulla neppure nella mente o nel cuore di chi ci ama piu' profondamente perche' non e' colpa di nessuno, perche' siamo uomini, perche' ci paralizzeremmo se ricordassimo tutto, perche' impazziremmo se dovessimo ripetere ogni gesto quotidiano avendo ben presente il giorno prima e cosi' sorvoliamo, sfumiamo i ricordi, quanto dato e quanto ricevuto.
Anche le gioie vanno dimenticate perche' se tutto e' routine, la felicita' non e' da meno e avanti scordare per essere felici ancora.
Serve fermarsi quindi, raccontarsi e perdonarsi, solo un poco perche' in fondo i torti maggiori li si infligge piu' a se stessi che agli altri.
Fermarsi, raccontarsi e la scrittura e' un mezzo, prova provata non di confessione ma di perdono, testimonianza del coraggio sufficiente a dirsi "eccomi qui e ora andiamo avanti".
Trascinarsi su sentieri gia' battuti e' banale metalinguaggio quando le parole sul presente mancano o semplicemente pesano tanto da far paura, quindi perche' no, e' un mezzo come un altro.
Non c'e' nulla da temere, si scivola come sempre ma almeno con un po' di dignita' in piu' e se la vita non e' un film allora rimarra' almeno sceneggiatura.

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