mercoledì, gennaio 24, 2007

Guardo a fatica oltre le case

No, il vento non mi fa paura.
Il vento e' preludio di cambiamento ed e' potente nel suo circondare le case, gli alberi, le auto parcheggiate, e' maestoso quando avvolge le persone e porta via i vestiti, i cappelli, gli ombrelli, i pensieri.
Quando ci si ritrova nel vento, i bisogni tornano primari: rifugiarsi, coprirsi, proteggersi, difendersi.
Si sgretola ogni sovrastruttura nel vento, i preconcetti, le nozioni, le esperienze si dileguano e con esse le riflessioni, le considerazioni, ogni profonda analisi, le argute ellissi tracciate laddove serviva un pensiero forte.
Nel vento muore cio' che si e' divenuti e si rimane con cio' che si e' e davvero e' nuovo luogo da esplorare.
Forse quello che sappiamo non imbruttisce ma sovente cambia i connotati di uno spirito una volta puro, affamato di esistere, assetato di vedere, sentire, si sentire con l'udito, con l'olfatto, con il gusto, il tatto e il cuore.
E' strano pero' il vento...
Come porta lontano materia, abiti, membra e foglie secche, cosi' ci ricongiunge con quei pensieri che mai si ha tempo di analizzare, ricongiunge figure scomparse, frasi dimenticate, volti in passato noti, fotogrammi persi non per sempre, solo smarriti nella confusione del correre.
Invoco il vento perche' fermi il turbinio incessante di domande, plachi le troppe gole urlanti, dia requie all'anima per un minuscolo frammento di tempo...

Nessun commento: