giovedì, giugno 14, 2007

Equilibri impossibili

Per due minuti, due soli minuti non mi e' importato piu' niente di niente.
Sole, sole caldissimo fuori da quelle alte mura cariche di aria viziata e gambe affaticate, zavorra di sudore e stanchezza addosso, peso inumano.
Un po' di orgoglio, un pizzico di amor proprio, testarda determinazione ma che rimane, che resta veramente alla fine dell'ora, nel centro esatto di cio' che vogliamo e siamo, non so, non definisco eppure ero ancora li' volendo solo concludere ed essere altrove.
Ah la mente, la mente, la mente e' cosi' potente quando vuole, quando puo', quando riesce e serve poco, suoni industriali, basso vertiginoso, batteria dall'urlo lontano ma imperioso e le parole giuste, quelle parole che non hai saputo raccontarti, che nessuno, nessuno, nessuno, nessuno al mondo sa dirti, sa sbatterti tra i pensieri nel mezzo del dolore, nella trappola dei giorni, nel recinto delle piccole consuetudini, parole che spalancano i cancelli della rabbia come arcane formule sepolte dal tempo e da stupidi uomini.
Dolore all'anima come fredda lama tra le costole e non ho visto piu' nulla, qualcosa e' esploso e ogni frammento rovente ha inciso carni e cuore.
Ho corso, ho corso come mai prima in vita mia e non era abbastanza, niente lo e' per quanto faccia male ammetterlo e ogni passo demoliva montagne, ogni bracciata svuotava oceani, ogni respiro cancellava mondi fino a quando non e' rimasto piu' nulla da distruggere, niente da abbattere e l'infinito vuoto come casa.
Non e' rimasto neppure l'esserci ancora o il tamburo battente arginato nel petto ed e' stato un grande niente, un niente che sempre piu' spesso vale piu' del tutto.
E' necessario che io sia coerente con me stesso
per dare il peso giusto e un senso a tutto il resto
ed e' importante che non faccia cose in cui non credo
per non confondermi e dover tornare indietro...
e' necessario, e' necessario...

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