martedì, aprile 03, 2007

Impari

Indefinibile malessere, stato di inutile ineluttabile.
Sembra gioco di parole ma e' guerra di nervi, stato emotivo come stato di vita, condizione permanente oramai, cronico incedere quotidiano senza sbocchi o uscite.
In fondo cosa mai sara', come evadere da un cerchio dal quale non si vuole evadere.
Affrontare la realta' e' anche guardarsi incapaci di reagire oltre il caldo habitat di disorientamento, scusa pronta ed efficace per non uscire troppo, magari senza cappottino e maglietta di lana.
Necessariamente male o solo una guerra diversa?
Conflitto interiore sorto dalle ceneri di desideri irrisolti oppure normale condizione per non morire su un divano, per non seccarsi in aride risate, in aride uscite, in aride convivenze che per qualche ragione bisogna subire?
E se non fosse una scusa, se non fosse un rifugio ma all'opposto il declivio per muovere acque altrimenti stagnanti, uragano con aria stantia, movimento subatomico per dare calore a particelle statiche e gelate.
Disagio come attacco e non difesa, arma micidiale e non passivo scudo dietro il quale pararsi.
Urlo di rabbia o dolore che sia puo' spaventare il nemico e come potrebbe comprenderne la differenza se la resa incondizionata non diverge dalla cieca collera quando ci si scaraventa con la determinazione di colui che niente ha da perdere.
Forse sono parole, ma c'e' un nulla la', la' fuori dal quale e' difficile fuggire, che promette aria malsana e acque ferme, proprio quelle acque da cui si cerca di scappare.
Mi arrendero', tutti lo fanno, tutti lo facciamo ma per ora ho ancora qualche lacrima da spendere per rimanere al mio posto, almeno un po', ancora un poco...
A me il sole da fastidio e sai che
Le giornate troppo limpide … mi uccidono
E non so com'è
Ma il tempo che ci spetta finisce qui
Che cerco nelle tasche Il mio free-drink

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