sabato, marzo 31, 2007

Accesso trasversale

Nel mezzo del rientro a casa, tra lampioni spenti e umido pungente, ho scorto un ruscello in piena.
Nessuna luce ad illuminare, nessuna luna a rischiarare eppure l'acqua guizzava veloce e piccole creste di luce riflettevano bagliori provenienti da chissa' dove.
Avrei voluto abbandonare tutto e immergermi in quei piccoli lampi, farne parte come non fossi mai stato altro, come non fossi mai appartenuto ad altro.
Non l'ho fatto; troppo piccolo, troppo ordinario, troppo stanco, sempre troppo stanco, maledettamente stanco.
Il corpo, la mente, l'anima hanno risposto e qualcosa dentro si e' sentito soffocare.
Aria, aria gelata dai finestrini abbassati, umido a rinfrescare il senso di esserci, una ventata bagnata a ricordare che non tutto e' rimasto sparso in stanze deserte e impolverate.
Ma si, del resto che importa di cosa non ho fatto, di cio' che non e' accaduto, di quanto mi senta lontano e in fuga, della voglia di fumare che fa persino male, della voglia di non esserci.
La sensazione di essere in ritardo una volta di troppo, lanciare in aria con movimenti precisi e secchi le carte del proprio mazzo e imparare a proprie spese che le carte stanno finendo.
E dopo?
Dopo che vuoi che sia...
Il mio fiume rimane la', qui le carte ai miei piedi e resto, resto perche' in fondo e' il migliore dei posti possibili, il solo posto possibile, finche' c'e', finche' ci sono, finche' mi sara' concesso.
Ci provi lo specchio a inghiottire
nella sua acqua cupa
non l' apparenza, ma il volto
che l'assenza, sciupa…
vedi, vedi… ho pagato già mio soldo di verità…
un vecchio errore pagato caro, un gesto avaro,
avevo il cuore duro allora… ero più amaro…
ero più giovane…

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